L‘estate più torrida degli ultimi 50 anni, a tutt’oggi, è quella del 2003.  Fu eccezionale non solo per il caldo estremo, ma anche per la sua durata e per il numero di morti causato dalle alte temperature che, a detta degli esperti, si sarebbero abbassate solo tra venerdì 8 e domenica 10 agosto con l’arrivo di aria fresca proveniente dalla Scandinavia.

Ebbene, proprio in quei giorni, l’8 e il 9 agosto, il Maestro Luciano Pavarotti, sfidando un’incudine dove il sole batteva senza sosta, scelse il Teatro “Alessandro Bonci” per registrare il videoclip di una canzone pop, dal titolo “Ti adoro”, che dava il titolo dell’album uscito l’anno seguente. Ci fu una vera e propria invasione, circa 150 persone, tra troupe e cast artistico, impegnate nella realizzazione del video guidate dalla sapiente regia di Luca Tomassini, coreografo e regista di fama internazionale, che aveva avuto collaborazioni a livello mondiale, con artisti del calibro di Michael Jackson, Madonna, Prince, Whitney Houston, ideando anche la coreografia dei balletti per pellicole come “Evita” e “Sister act”.

Sul palcoscenico, si esibirono più di 50 ballerini professionisti, e artisti circensi con le loro spettacolari attrattive, mettendo in scena una mescolanza tra ilmusical degli anni d’oro e “Moulin Rouge il film con Nicole Kidman diretto da Baz Luhrmann un paio d’anni prima. La presenza di un corpo di ballo formato in maggioranza da ragazze dal corpo statuario, trasmetteva ai baldi giovani tecnici che lavoravano sistematicamente in teatro, un evento all’insegna della musica, della danza e della seduzione, con conseguente impennata dei valori di testosterone a oltre 1000 ng/dL.

C’è chi, tra una pausa e l’altra, le immaginava mentre si esibivano in un “French Cancan”, la celebre danza delle spaccate e delle gambe sollevate, che culminava, un istante prima di tornare dal mondo dei sogni, con un magnifico demi-grand rond de jambe” ovvero con slanci di gamba simultanei eseguiti da trenta ballerine in fila perfettamente allineate e sincronizzate.

Il Maestro, nel frattempo, sembrava trovarsi a suo agio in quell’ambiente così vivo, forse grazie anche all’entusiasmo dei tanti giovani presenti che, si sa, produce l’energia anche per chi di futuro ne a rimasto poco. Il Bonci, da perfetto luogo ospitante, visse, inizialmente, questo evento canicolare con immensa tensione e paura di non piacere al suo pubblico, quello che era solito frequentarlo per un concerto di Brahms diretto da una celebre bacchetta o per una pièce shakespeariana messa in scena da un regista della vecchia scuola, poi, come per magia, si lasciò andare trascinato dal ritmoscatenato del boogie-woogie e la scena fu solo sua.

Il vecchio teatro si sciolse in un dolce abbraccio che coinvolse l’intero cast tanto da portarlo a raggiungere un livello di resa dell’operazione artistica, estremamente coinvolgente per i partecipanti ma, in seguito, anche per lo spettatore, a prescindere dal fatto che si trattasse di un progetto di alto livello di espressione artistica. La scena finale del videoclip, rivista oggi, può considerarsi l’inizio della fine di un percorso artistico, con il Maestro che esce dal teatro tra stelle filanti che segnano il passaggio dalla vita artistica a la bella vita bucolica in campagna, quella per intenderci degli animali e dei campi, e ci lascia a bordo di una Fiat 600 multipla bicolore, con quella linea al contrario, che pare andare all’indietro, e intanto il tempo passa inesorabile, trascorre tra il chiasso e la fretta, e noi non ce ne accorgiamo perchè raramente ci soffermiamo ad ascoltare il silenzio. Quattro anni dopo, il Re del Do di petto, terminò il suo percorso terreno lasciando il suo mondo, e i teatri che aveva frequentato, più poveri e afoni.

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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