GIURAMENTO DELLE GUARDIE SVIZZERE PONTIFICIE MILITARI DEL CANTON TICINO IN ALTA UNIFORME

Teobaldo Chiarelli era un ragazzone semplice dalla bocca semiaperta, gli occhi sbarrati, l’espressione inebetita, il quale non potendo coronare il suo sogno, diventare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione del Night Club Nikita, luogo dove gli amici lo portavano per trascorrere serate in allegria approfittando anche dellestrema timidezza che provava per il gentil sesso, decise di accettare la proposta di un cugino trasferitosi venti anni prima, armi e bagagli, in Svizzera; diventare una cavia umana. In sostanza si trattava di mettere a disposizione il proprio corpo per il testaggio di nuovi medicinali in via di sperimentazione.

E fu così che, Teobaldo, Teo per gli amici, si trasferì nel Canton Ticino per essere reclutato da una clinica, la quale dopo essersi accertata del suo buon stato di salute, lo sottopose a test ed esperimenti vari finalizzati alla scoperta di effetti collaterali relativi a farmaci specifici per sconfiggere gastrite e disfunzioni tiroidee.

I farmaci in questione erano molto potenti e rischiosi per la salute; naturalmente i tester umani, erano sottoposti a frequenti prelievi, fleboclisi, sonde e chi più ne ha più ne metta. Inoltre gli effetti collaterali che si potevano verificare ingerendo o facendosi iniettare questi farmaci erano alquanto imprevedibili. Voi vi chiederete, ma che retribuzione può raggiungere un individuo che accetta di diventare una cavia umana?

Nel suo caso, il guadagno era pari a circa 1.500 per ogni settimana di ricovero in clinica. Spesso veniva coinvolto per due settimane al mese, la prima e l’ultima, riuscendo così ad avere molto tempo libero. Poi, sfogliando pagine web, si soffermò sulla homepage di un centro di sperimentazione farmacologica, con sede a Bergerac a pochi metri dal Musée du Tabac, che aveva pubblicato un bando.


Inviò, via mail, i propri dati e compilò unlungo questionario. Di lì a pochi giorni venne ricontattato, via WhatsApp, per un primo screening in cui valutarono sia il profilo fisico che quello mentale, dopodiché, iniziò la sua collaborazione con il “Centre de Cobaye Humain” di Parigi. Qui, conobbe Salambò Dupieux, una cinquantenne a corto di denaro, dagli occhi viola come la Taylor e dal sorriso di quelli che García Márquez avrebbe invitato a non smettere mai di mostrare, nemmeno quando si è tristi, perché non si sa mai chi potrebbe innamorarsene. A Teo, quel nome, ricordava un romanzo che la madre Marzia teneva da anni sul suo comodino, scritto da Gustave Flaubert, ambientato nella Cartagine nel III° secolo a.C. ed incentrato sulla figura di una vergine sacerdotessa che, con una notte d’amore, cambiò le sorti della guerra per poi perire insieme all’amato.

Tra i due nacque un’attrazione sessuale e un legame emotivo che da subito riuscirono a coesistere. Quando, ad entrambi, venne somministrata la pillola 3U5K, i loro destini si separarono per sempre, Teo si ritrovò, mentalmente, nella Milano anni sessanta, in pieno “miracolo italiano”, dove Lucio Fontana, Piero Manzoni, Bruno Munari erano degli habitués del quartiere Brera, e al Bar Jamaica, artisti, poeti, scrittori, musicisti squattrinati ma ricchi di ideecreavano il futuro, tra un bicchiere di vino e l’altro; mentre Salambò finì proiettata alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980 alle 9:25 nella sala d’aspetto della IIª classe. Aveva un’ora di tempo per cambiare la storia. Purtroppo non ci riuscì.

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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