
“Ci muoviamo in una struttura che ha subito un dissesto: ci sono ferri di armatura e un importante sversamento di olii lubrificanti – aggiunge Petrone – Stiamo facendo una ricerca sistematica, che copre tutta l’area disponibile e finché non la ispezioniamo tutta non la riteniamo bonificata, quindi senza i corpi. Oggi ci sono al lavoro 18 unità di sommozzatori, le turnazioni prevedono sessioni di due ore, le profondità di immersione sono abbastanza limitate e questo ci permette di allungare le immersioni, ma oltre a un certo limite non possiamo andare. Dal pelo libero dell’acqua, parliamo di 7-9 metri di profondità. Si immerge un operatore in acqua e l’altro rimane a secco per intervenire in caso di necessità o urgenza, ad esempio se l’altro operatore rimane incastrato”. Ai cronisti che gli hanno domandato come affrontano, i sommozzatori, anche l’impatto emotivo di un intervento così complesso, Petrone ha risposto: “è un impegno portante, abbiamo Un addestramento importante e riusciamo a sopperire all’impegno emotivo con l’addestramento e la professionalità”.
“Oggi ci stiamo concentrando al piano meno 9. Oggi privilegiamo le attività di immersioni non con i droni ma con gli operatori. Abbiamo operato in contesti difficili: il naufragio della nave di migranti a Lampedusa, la Costa Concordia, la Torre dei Piloti a Genova”. A parlare dell’imponente macchina di soccorsi e ricerche al lago di Suviana è Giuseppe Petrone, responsabile nazionale dei sommozzatori vigili del Fuoco. “Lo scoppio – dice – si è verificato tra il piano -8 e -9 a seguire si è verificato il parziale crollo del solaio. Quando siamo arrivati, il piano -8 era libero dall’acqua. Ci muoviamo con molta cautela perché ci sono calcinacci in bilico e, prima di operare, occorre stabilizzare lo scenario. Dopo avere chiarificato le acque, abbiamo una visibilità intorno al metro che per noi è tanto e così siamo più efficienti”.
Adesso, ha sottolineato Turturici, “stiamo ispezionando locali liberi, non locali sotto macerie. Le due persone che abbiamo ritrovato erano parzialmente incastrate. Abbiamo delle persone che sono riuscite a scappare, quelle che sono ricoverate, ci sono stati eventi che hanno dato alle persone possibilità di movimento, non c’è stato un evento istantaneo che ha impedito loro di tentare una via di fuga se no non avremmo neanche gli ustionati all’esterno”. Quindi, ha proseguito il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, “è verosimile che tutti quanti abbiano avuto la possibilità di muoversi dal loro posto di lavoro. Qualcuno magari no, ma la stragrande maggioranza di quelli che erano dentro un tentativo di evacuazione lo hanno compiuto: alcuni sono riusciti altri no. Il piano -9 è il maggiormente indiziato, poi proseguiremo con il piano -10 e poi il piano -8. È verosimile – ha concluso – che il piano 9 sia quello in cui ci sarà qualche altra persona”.
A cura di Elisabetta Turci – Foto ImagoEconomica