Cari amici lettori, oggi ho voluto volontariamente assentarmi dalla politica e dallo sport per portarvi nel mondo dei romanzi e per l’occasione ve ne propongo uno che sicuramente vi coinvolgerà pienamente. Fu scritto nel 1949, pochi anni dopo la fine del 2do conflitto mondiale, da George Orwell, che già allora ebbe una visione di un futuro, per lui identificato nella data del 1984, in cui oggi ci ritroviamo pienamente.
Il successo dell’opera è collegato ai momenti nei quali più incisiva è apparsa la sua capacità previsionale dell’involuzione mediatica del mondo moderno.
Il Romanzo:
1984 – titolo originale “Nineteen Eighty-Four”, è un romanzo distopico di “fantapolitica“, oltreché racconto morale, dello scrittore inglese Geoge Orwell, pubblicato l’8 giugno 1949. Trattasi del suo ultimo lavoro e quinto romanzo, incentrato sulle conseguenze del “totalitarismo“, sulla sorveglianza di massa, sulla repressione delle libertà e l’irreggimentazione del popolo e dei comportamenti all’interno della società.
Orwell, socialista libertario, modellò e plasmò lo stato autoritario del romanzo sia sull’Unione Sovietica di Stalin che sulla Germania nazista di Hitler. Ancora più in generale, il romanzo analizza il ruolo della verità e dei fatti dentro alle società, e degli astuti sistemi nei quali essi possano essere manipolati.
Opera celeberrima di Orwell, che ha reso popolare il termine “orwelliano” come aggettivo, e molti altre nozioni presenti nel romanzo, è una satira delle perversioni e degli abusi dei regimi dittatoriali.
È stato posizionato da “Le Monde” al 22º posto della classifica dei 100 migliori romanzi scritti nel XX secolo.
Ambientazione
Nel 1984, la Terra è divisa in tre grandi potenze totalitarie: l’Oceania, L’Eurasia e l’Estasia, impegnate in una perenne guerra tra loro, il cui scopo principale è mantenere il controllo totale sulla società.
In Oceania una delle sedi dei vari ministeri (Ministero della Pace, che presiede alla guerra, dell’Amore, che presiede alla sicurezza, della Verità, che presiede alla propaganda e al “revisionismo storico”, e dell’Abbondanza, che presiede all’economia) è Londra, facente parte della provincia di Pista Uno.
La società è amministrata secondo i principi del “Socing” (nell’originale inglese, IngSoc), il Partito Socialista Inglese, ed è governata da un onnipotente partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto di persona, al punto che non si sa nemmeno se sia una persona o un’entità astratta, ma che appare in manifesti affissi dappertutto e tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini. Il totalitarismo del Grande Fratello sviluppa caratteristiche dell’Unione Sovietica di Stalin e della Germania nazista, tant’è che il volto stesso del Grande Fratello è una fusione tra Stalin e Hitler.
Il potere è nelle mani di un partito unico, detto semplicemente il Partito, a sua volta diviso in Partito Interno(che comprende leader e amministratori) e Partito esterno (formato da burocrati, impiegati e funzionari subalterni). Gli occhi del Partito sono i “teleschermi”, televisori forniti di telecamera, installati per legge in ogni abitazione dei membri del Partito: in particolare i membri del Partito Esterno non li possono spegnere, ma al massimo possono attenuarne il volume dell’audio. Questi televisori-telecamere, presenti ovunque, oltre a diffondere propaganda 24 ore su 24, spiano la vita di qualunque membro del Socing, annullando di fatto ogni possibile forma di privacy: in questo modo il governo può osservare facilmente qualsiasi forma di comportamento, anche inconsapevole, che riveli che un individuo abbia pensieri contrari all’ortodossia del Partito. Tale meccanismo di osservazione è portato avanti continuamente, su ogni singolo membro del Partito.
Il Partito è governato dal Minamor (Miniluv), ovvero il Ministero dell’Amore, la cui funzione è di controllare i membri del partito e di convertire i “dissidenti” alla sua ideologia, ed è dotato di una polizia politica, la “Psicopolizia” (in inglese, Thought Police), che interviene in ogni situazione sospetta di eterodossia e di deviazionismo.
Al di sotto del partito unico stanno i “Prolet”, che non hanno alcun potere né privilegio e svolgono i lavori pesanti in cambio del minimo di sussistenza, ma hanno il vantaggio di non essere controllati se non in modo indiretto, tramite la tecnica del “panem et circenses”.
Colui che viene presentato come il capo dei dissidenti, Emmanuel Goldstein, è ritratto nei manifesti propagandistici con lineamenti “ebraici” e barbetta caprina e diventa il catalizzatore della rabbia degli oceaniani. Come il libero pensiero, anche la vita sentimentale e sessuale dei cittadini è fortemente controllata, l’atto sessuale è vietato se non al fine di procreare e la famiglia stessa diventa un vero e proprio strumento di controllo, tant’è che i bambini vengono incoraggiati a spiare i genitori e a riferire al governo ogni loro possibile comportamento ostile al Partito.
Ovunque nelle città sono appesi grandi manifesti di propaganda che ritraggono il Grande Fratello, con la didascalia “Il Grande Fratello ti guarda“, e gli slogan del partito: “La guerra è pace“, “La libertà è schiavitù“, “L’ignoranza è forza”.
Ogni aspetto della vita quotidiana è rigorosamente separato per classi: mentre i membri del Partito Interno risiedono in moderni e confortevoli edifici ed hanno a disposizione della servitù, i membri del Partito Esterno vivono in fatiscenti palazzoni alveare nella città nuova e i Prolet in tuguri nella città vecchia.
L’unica forma di pensiero ammissibile in Oceania è il “bispensiero” (Doublethink). Esso consiste nel rigettare la logica, perdere e all’occorrenza recuperare la memoria di determinati avvenimenti, e credere simultaneamente a due affermazioni tra loro contrarie, in modo da non cogliere contraddizioni o falle logiche presenti nella propaganda del Partito. Così recitano alcuni slogan del partito come “La menzogna diventa verità e passa alla storia” e “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato“.
La lingua che si parla in Oceania è l’inglese, ma è in atto l’introduzione della cosiddetta “neolingua” (Newspeak), un nuovo linguaggio in cui sono ammessi solo termini con un significato preciso e privo di possibili sfumature eterodosse, in modo che riducendone il significato ai concetti più elementari si renda impossibile concepire un pensiero critico individuale. Con la creazione della neolingua il partito censura quindi l’utilizzo di molte parole, convogliando quelle sgradite (come ad esempio “democrazia”) nell’unico termine “psicoreato” (thoughtcrime in lingua inglese, crimethink in neolingua): in questo modo diventa impossibile formulare e a lungo andare anche solopensare a un argomento proibito, in quanto i concetti che renderebbero discutibile l’operato del Partito diventano inesprimibili. La stessa parola “psicoreato” va ben oltre il divieto di esprimersi e si spinge appunto a vietare anche solo di concepire pensieri o provare emozioni non in linea con il Socing e il bispensiero.
I contenuti di libri, giornali, film e documenti vengono riscritti continuamente, espellendo tutto quanto non sia in linea con le idee del momento del Socing. Tutti i fatti che rivelino contraddizione o fallibilità del partito vengono periodicamente e sistematicamente cancellati e sostituiti. Il bispensiero permette ai cittadini di non notare la continua riscrittura della storia. In questo modo, per esempio, se si ribaltano i fronti e l’Eurasia diventa improvvisamente alleata dell’Oceania dopo essere stata in guerra con essa fino a un momento prima, tutta la popolazione dovrà considerare vero che l’Eurasia è sempre stata alleata dell’Oceania e che non vi è mai stata inimicizia tra i due Stati. Tutto viene descritto come una vittoria o un miglioramento: ad esempio, una riduzione di derrate alimentari viene riportata nei documenti come un aumento.
Anche l’ultima possibilità di produrre letteratura dettata dai propri pensieri, ossia la scrittura a mano, è stata abolita: poesie, canzoni e romanzi vengono realizzati automaticamente da complessi macchinari elettromeccanici detti versificatori, in base a schemi predefiniti; anche gli articoli di giornale che il protagonista Winston “corregge” sono riscritti tramite un apparato, detto parlascrivi, in grado di produrre testo sotto dettatura.
Dovunque sono presenti i cosiddetti “buchi della memoria“, nei quali tutti i membri del Partito sono invitati a gettare i documenti “non aggiornati”, cioè di fatto non ancora riscritti secondo la verità del momento, per avviarli teoricamente alla distruzione. Tra le tante attività vietate rientra quella di tenere un diario, perché non sarebbe aggiornabile dal governo e quindi potenzialmente pericoloso per la “verità”.
Il contesto storico
1984 appartiene a quella serie di romanzi come ” Il mondo nuovo (1932) di Aldous Huzley (che fu insegnante di Orwell e a cui Orwell si ispirerà) che compaiono nell’Europa del primo e del secondo dopoguerra, caratterizzati da un profondo pessimismo, segno di una crisi di valori che colpisce la fiducia della borghesia e degli intellettuali nel positivismo e nelle ideologie da esso derivate. La corrente è definita “distopia” e nasce in opposizione ai romanzi “utopici”, come per esempio “La città del sole” di Tommaso Campanella o “L’utopia” di Tommaso Moro. “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury (1953) segnerà la fine del genere letterario distopico.
Orwell, inizialmente anarchico, passato al socialismo, combattente in Spagna con il POUM, fu vittima delle persecuzioni staliniste durante la guerra civile spagnola: da questo evento terribile, che egli considerò un vero e proprio tradimento tra fratelli, perpetrato con grande abilità dialettica (come si evidenzia nel suo libro “Omaggio alla Catalogna”), nacque in lui la necessità di combattere ogni forma di Totalitarismo, sia quello nazi-fascista sia quello comunista.
Nel saggio Why I Write (1946), Orwell si descrisse come socialista democratico e in una lettera del 16 giugno 1949 sottolineò: “Il mio recente romanzo (1984) NON è inteso come un attacco al Socialismo o al Partito Laburista (di cui sono sostenitore), ma come la denuncia delle perversioni […] che sono state parzialmente realizzate nel Comunismo e nel Fascismo”. (Collected Essays)
1984 è, in effetti, un terribile ed efficace atto d’accusa da parte di Orwell nei confronti della pretesa totalitaria di voler piegare la realtà e le persone a un fine superiore, che idealmente coincideva con la felicità del popolo, ma alla fine si identificava nell’obbedienza cieca ai partiti totalitari e ai loro leader.
Vorrei ricordare che l’On. Palmiro Togliatti con lo pseudonimo di “Roderigo di Castiglia”, scrisse nel 1950 sulla rivista “Rinascita” un saggio proprio su1984, definendolo “un’altra freccia” della Borghesia aggiunta “al proprio arco sgangherato“, pur dovendo convenire, tra le righe, sul carattere di attualità del romanzo. L’intreccio tra teoria politica e finzione romanzesca è rappresentato dalla professione del protagonista, Winston Smith (il cui nome è “Winston” come Winston Churchill e “Smith”, il più comune cognome anglosassone). Il lavoro di manipolatore delle fonti di Winston è ispirato alle riscritture dei libri sovietici che Stalin ordinava agli intellettuali russi: Stalin, oltre a diventare protagonista di episodi a cui non aveva partecipato, risultava inventore del “trattore e del cemento armato”.
Il “bipensiero” stesso era ispirato al materialismo dialettico leninista e alla realtà dell’Unione Sovietica, nonché alla mentalità dei vari partiti comunisti a essa legati: la goccia che fece traboccare il vaso, agli occhi di Orwell (vedasi la Fattoria degli animali, la vendita del legname a Frederick), fu quando con il “patto Molotov-Ribbentrop del 1939 Adolf Hitler passò per breve tempo da principale nemico del “proletariato” a essere in segreta neutralità con l’URSS.
La necessità di piegare anche il più infimo membro del “Socing”, è presa dal “centralismo democratico”: in questa corrente politica ideata da Lenin e accentuata da Stalin il pensiero non ortodosso veniva vissuto come una deviazione, in pratica come una malattia che doveva essere strappata via dal colpevole di deviazionismo, per il suo stesso bene e soprattutto per il bene della società. Anche la subalternità del proletariato al Socing, trae origine dall’idea di Lenin che del proletariato e dei suoi moti spontanei non ci si dovesse fidare.
Il nome del grande nemico dell’Oceania, Goldstein, si ispira al vero cognome di Lev Trockij, Bronštejn, il nemico numero uno dello stalinismo.
Una teoria comune per spiegare la scelta dell’anno 1984 come ambientazione è che Orwell l’abbia ricavato invertendo le ultime due cifre dell’anno in cui completò il romanzo (1948); tuttavia non c’è alcuna prova di questa ipotesi. È da notare che Orwell modificò l’anno più volte nel corso della stesura e che egli ipotizzava di intitolare il romanzo The Last Man in Europe, con Nineteen Eighty-Four come alternativa; fu l’editore Fredric Warburg a indirizzare la decisione definitiva.
La prima traduzione italiana, curata da Gabriele Baldini, risale al 1950 e il romanzo venne presentato in data 8 giugno 1950.
Ero tentato di raccontarvi la trama ma avrei sminuito sicuramente il valore e i contenuti di tale opera, pertanto “buona lettura” o sotto l’ombrellone o in una comoda poltrona.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Getty Images