Partendo dalle iniziative di prevenzione degli incidenti stradali messe in campo dall’Ausl Romagna e dall’analisi del fenomeno attraverso la condivisione dei dati sull’incidentalità, con particolare riferimento al pre e post pandemia, si è svolto nei giorni scorsi a Cesena un seminario organizzato dall’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna dal titolo: “Comunicare la Sicurezza Stradale”.
L’obiettivo è di aprire un confronto sul tema sicurezza, allo scopo di promuovere la cultura della circolazione stradale tra tutti i cittadini, considerato anche l’importante ruolo che gli organi d’informazione possono assumere nel sensibilizzare l’opinione pubblica in materia di prevenzione. È del tutto evidente che rimane ancora lontano l’obiettivo di ridurre del 50% i sinistri stradali entro il 2030.
Infatti, il dato che ci deve fare riflettere è che a oggi il 34% degli incidenti è causato dalla distrazione o dall’eccessiva velocità. Altro elemento sul quale è importante riflettere è che su strada ci sono 385mila patenti in possesso di persone con oltre settantacinque anni di età; di contro i controlli delle forze dell’ordine vanno sempre calando causa la mancanza degli organici.
In Romagna i dati concernenti gli interventi delle ambulanze sembrano in calo, anche se, di questi, il 14% del totale resta comunque da codice rosso, in altre parole, da trattare con la massima urgenza e non solo a livello traumatologico. Dei 324 traumi gravi registrati ogni anno, 214 va a finire nel “Trauma Center del Bufalini”; di questi, 163 casi derivano da incidenti avvenuti nella strada.
Lo scorso anno i morti sulle strade della Romagna sono stati 59, mentre nello stesso periodo di quest’anno se ne contano 38. “Il 118 può fare tanto per salvare più vite possibili – hanno spiegato tra l’altro i responsabili dei vari servizi sanitari – ma a livello di prevenzione, anche se si aumentasse di tre volte il numero delle ambulanze e si raddoppiassero le auto mediche, non sarebbe possibile arrivare ovunque in tempo utile. Per questo motivo a livello preventivo sarebbe importante che più persone possibili possano avere nel proprio bagaglio personale di preparazione, frequentando corretti corsi e seminari, le principali nozioni “salva vita” di base.
Così sarebbe possibile aiutare un paziente traumatizzato in arresto cardiaco mentre si attende l’arrivo del 118. Ogni privato cittadino in più, formato sul territorio per praticare un massaggio cardiaco, usare un Dae o tamponare una ferita, sarebbe un contributo fondamentale per salvaguardare la vita e la salute pubblica”.
Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Redazione