Sextortion e terrorismo. Ricattava uomini attraverso foto compromettenti spacciandosi per una giovane donna. Un 19enne è stato rintracciato dalla Polizia di Stato di Pisa in un locale della città durante un servizio di controllo del territorio. Sul giovane, cittadino senegalese, pendeva una segnalazione di rintraccio da parte di un altro ufficio investigativo, perché al centro di un’indagine per aver messo in atto una serie di estorsioni sessuali commesse attraverso i social. Secondo le accuse, l’indagato avrebbe perpetrato una sofisticata truffa online, spacciandosi per una giovane donna sui social media. Una volta instaurato un rapporto di fiducia con le sue vittime, prevalentemente giovani uomini, le avrebbe indotte a inviare materiale fotografico e video di natura sessuale. Poi, con l’obiettivo di estorcere denaro, avrebbe minacciato di diffondere il materiale compromettente se non avesse ricevuto pagamenti tramite PayPal. Dopo essere stato identificato, l’indagatoè stato sottoposto a una perquisizione domiciliare i cui esiti sono al vaglio dell’Autorità giudiziaria. Si tratta di sextortion un fenomeno con un enorme potenziale di pericolosità perché agisce sulla fragilità delle vittime. Quello che nasce come un gioco sessuale li trasporta in un incubo fatto di ricatti, continue richieste di denaro e minacce, da mettere in atto con la diffusione sui social d’immagini intime ottenute tramite chat. Un 22enne residente nella provincia di Bergamo è stato arrestato dalla Polizia di Stato per delitti connessi al terrorismo di matrice religiosa. Le indagini che hanno portato all’esecuzione della misura cautelare sono iniziate a settembre quando, fonti d’intelligence avevano segnalato uno spiccato attivismo dell’arrestato su diversi social e alcuni network giovanili in cui inneggiava alla guerra santa. In particolare, gli investigatori hanno accertato costanti condivisioni di contenuti riguardanti la Jihad islamica palestinese e la pratica del martirio. Alcune pubblicazioni social inoltre rimandavano a immagini e video di propaganda dello Stato islamico, con messaggi celebrativi della ricorrenza dell’11 settembre e dell’uso della violenza. Spesso il giovane postava foto mentre imbracciava armi da fuoco, proiettili e condivideva notizie della rivista dello Stato islamico “al Naba”. Dai contenuti condivisi è emersa la volontà dell’arrestato di “passare all’azione” contro gli “infedeli”. Altre due persone, facente parte della rete con cui il ragazzo si relazionava online, sono state sottoposte a perquisizioni personali che hanno portato al sequestro di dispositivi informatici.
il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Redazione