Che si tratti di auto o di moto, ci sono piloti che entrano nella leggenda pur senza mai aver assaporato il gusto della grande vittoria, quella di un Campionato del Mondo; è il loro modo di correre a lasciare il segno, molto più delle vittorie, perché il pubblico vuole lo spettacolo, vuole vedere i piloti che rischiano, che attaccano, magari perdono quando la vittoria è a portata di mano.
Così è stato per Gilles Villeneuve, così nelle moto è successo a Renzo Pasolini, un riminese bravissimo quanto sfortunato, coraggioso quanto eccessivo, grande avversario di Giacomo Agostini, meno appariscente e meno portato all’errore e, forse proprio per questo, a tutt’oggi ancora recordman relativamente ai Mondiali vinti.
Erano altri tempi quegli anni a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, chi correva in moto lo faceva quasi sempre non in una sola cilindrata, come succede oggi, e con mezzi spesso poco affidabili, che perdevano olio e grippavano motori come piovesse; si correva su piste che ospitano ancora oggi il Mondiale, ma si correva spessissimo su circuiti improvvisati, tra tombini e marciapiedi, con le balle di paglia a sola protezione, tute che oggi non si usano neppure per andare su un cinquantino e stessa cosa dicasi per i caschi, con proprio Pasolini che correva con gli occhiali.
Non era un gran modello di atleta il “Paso”, era ironico, sempre irriverente, beveva, fumava, gli piaceva tirare tardi, insomma da buon romagnolo gli piaceva vivere e divertirsi, anche se in sella era un fulmine; il suo agonismo lo portava sempre al limite, anche troppo, lui o cadeva o vinceva, i piazzamenti non erano il suo forte, così come i calcoli, che spesso faceva Agostini con i frutti che sappiamo, Pasolini no, era più forte di lui.
Da juniores corre con la Aermacchi 175 e proprio da lì, da due sue vittorie inizia il duello con Agostini, poi va a militare, si sposa e, nel 1964, il gran salto nei seniores, correndo in 250 e 350; le moto non sono gran che, ma Paso sa farsi valere ed ha la soddisfazione di esordire nel Motomondiale, nella penultima prova: il Gran Premio delle Nazioni, che si corre a Monza, ottenendo un lusinghiero quarto posto.
Nel 1965 è secondo nel Campionato italiano 250 e terzo nella 350, disputa alcune gare del Mondiale, dove nella 350 finisce ottavo in classifica, mentre l’anno successivo finisce terzo nel Mondiale 350 (con un secondo posto a Monza ed un terzo in Olanda, mentre nella 250 finisce sul gradino più basso del podio in Spagna; a fine stagione 1966 lascia l’Aermacchi per passare alla Benelli e la soddisfazione più grande è il portare in pista la nuova 500, con cui vince subito in una gara nazionale, a Vallelunga, con Agostini che per cercare di non farsi staccare, cade.
Finalmente può competere ad armi pari con Agostini e la sua MV, ed anche con Hailwood in sella alla Honda; nel 1967 il duello con Agostini aumenta ancora di tono, anche perché la stampa italiana sfrutta questo duello, corretto fuori pista, infuocato non appena lo starter da il via, anche se non si va mai oltre il sano antagonismo, anche a parole; nel 1968 la moto è competitiva e Pasolini finisce secondo in cinque gare del Mondiale, tre volte sulla 250 ed una su 350 e 500, terminando al secondo posto il Mondiale 350, ma si laurea Campione Italiano sia in 250 che in 350, dopo un acerrimo duello con il rivale di sempre.
Nel 1969 vince tre gare in 250, ma qualche guaio al motore e diverse cadute fanno si che a laurearsi Campione sia il suo compagno di squadra Carruthers; Pasolini è in crisi, sia per la deludente annata, sia per il cambio di regolamenti che costringono la Benelli a correre nel 1970 unicamente con la 350, con cui però arrivano tre secondi ed un terzo posto, terzo posto che è anche il risultato finale nel Mondiale.
Nel 1971, Pasolini torna all’Aermacchi, divenuta Harley-Davidson, correndo soprattutto con la 250, che però è una moto giovane ed ha praticamente bisogno di tutta la stagione per essere sviluppata al meglio; l’anno successivo però la competitività permette al Paso di togliersi grandi soddisfazioni, tanto da vincere tre volte in 250, finendo secondo dietro il neo iridato, il finlandese Jarno Saarinen, astro nascente del motociclismo mondiale, oltre a conseguire il terzo posto, dietro ad Agostini e Saarinen, nella classe 350.
I tempi sono maturi e Pasolini si presenta al via della stagione 1973 con grandi speranze, ma al quarto appuntamento, il 20 maggio a Monza, ha ottenuto appena un terzo posto in Francia con la 250.
Quel 20 maggio la prima gare è quella delle 350, al via Agostini parte a razzo, mentre Pasolini rimane attardato, tanto da terminare il primo giro con dieci secondi di ritardo, che però non lo abbattono dato che la moto è veloce e giro dopo giro raggiunge, sorpassa e stacca Agostini; la vittoria sembra lì, ad un passo, ma la sfortuna ci mette lo zampino con un grippaggio del motore che lascia Renzo arrabbiato quanto sconsolato.
La gara successiva è quella delle 250, con Saarinen e Villa a contendergli la vittoria; questa volta Pasolini parte benissimo, ma alla parabolica avviene il fattaccio …. con un incidente che mai ha avuto una spiegazione certa e definitiva, dato che si parlò di olio perso dalla moto di Villa, di un nuovo grippaggio del motore di Pasolini, ma ancora oggi non è dato sapere cosa innescò una terribile carambola, con la moto di Pasolini che finisce contro il guard rail e rimbalza in pista, prendendo in pieno la moto di Saarinen …. la maggior parte dei piloti è coinvolta nell’incidente, ma quasi tutti riescono a rialzarsi, più o meno malconci, salvo Pasolini e Saarinen, addirittura decapitato nello spaventoso urto.
Quel triste 20 maggio termina la vita e la carriera di uno tra i più coraggiosi e simpatici piloti che il motociclismo abbia avuto nella propria storia, un combattente acerrimo e feroce, ma sempre nei limiti della correttezza sportiva, un uomo che amava trasgredire in piccoli vizi ma che aveva saputo farsi amare come e più di chi era vincente, ma non aveva la stessa carica umana e di simpatia di Renzo Pasolini.
Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Zangheri