Dedico queste poche righe a tutte quelle “donne” che in questi giorni, nelle strade e nelle piazze, inneggiano ad Hamas e ai suoi terroristi, che nulla hanno che vedere con la Palestina e il suo diritto ad essere uno Stato libero!
NARGES MOHAMMADI, premio nobel iraniana, da oggi ha iniziato lo sciopero della fame nel carcere di Evin, a Teheran.
Nei giorni scorsi il Governo di Teheran aveva negato il trasferimento in ospedale dell’attivista 51enne affetta da gravi problemi cardiaci e polmonari. Tale decisione è stata imposta perché si rifiuta di coprirsi il capo con il “velo”.
Sintesi della sua storia:
Narges Mohammadi è nata a Zanjan il 21/04/1972, è un’attivista iraniana, vice-presidente del Centro dei Difensori dei Diritti umani, imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016. Il 6 ottobre 2023 è stata insignita del Premio Nobel per la pace “per la sua battaglia contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti.”
Sostenitrice della campagna contro la pena di morte, è stata arrestata più volte. La prima condanna, di un anno di carcere, è arrivata nel 1998, per aver criticato il governo. Nell’aprile 2010 è stata convocata presso la Corte rivoluzionaria islamica per la sua adesione al Centro dei Difensori dei Diritti Umani. È stata rilasciata con una cauzione di 50.000 dollari, e nuovamente arrestata qualche giorno dopo e detenuta nella prigione di Evin.
Arrestata poi nel luglio 2011, il 31 luglio 2012 è uscita di prigione. Di nuovo in carcere nel 2015 e 2016 il 16 novembre 2021 è stata arrestata mentre partecipava a una cerimonia commemorativa nella città di Karaj, in ricordo di Ebrahim Ketabdar, ucciso dalle forze dell’ordine durante le proteste di novembre 2019. Il 15 gennaio 2022 è stata condannata a otto anni e due mesi di reclusione, due anni di esilio e 74 frustate.
A Narges sono state negate le cure mediche secondo Amnesty International, nonostante soffra di una malattia polmonare.
L’Unione Europea ha condannato la persecuzione contro Mohammadi, dichiarando: “L’UE invita l’Iran a rispettare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale e a rilasciare urgentemente la signora Mohammadi, tenendo conto anche del deterioramento delle sue condizioni di salute”.
In una lettera alla BBC ha descritto nel dicembre 2022 il clima all’interno del carcere dove è reclusa: “Un’attivista è stata legata mani e piedi a un gancio sul tettino del veicolo che l’ha portata in carcere ed è poi stata violentata dagli agenti di sicurezza.”
Nello stesso anno è stata inserita nella lista della BBC delle 100 donne più importanti.
Nel 1999 ha sposato il collega giornalista riformista Taghi Rahmani, che non molto tempo dopo è stato arrestato per la prima volta. Rahmani si è trasferito in Francia nel 2012 dopo aver scontato un totale di 14 anni di pena detentiva, ma Mohammadi è rimasta per continuare il suo lavoro sui diritti umani. Mohammadi e Rahmani hanno due figli gemelli, Ali e Kian nati nel 2006.
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Repertorio