Non è una banalità affermare – sostiene Luigi Di Placido – che la pace si realizza quando tutte le parti in campo concordano sull’esistenza delle condizioni perché ciò avvenga.

I premi per la pace rischiano sempre di avere una venatura politica, se non li si gestisce in maniera opportuna.
Scorrendo gli assegnatari del premio “Cesena città per la pace” delle scorse edizioni vediamo Forgotten Children of War (bambini nati da donne vittime di stupro di guerra in Bosnia Erzegovina), la sezione locale dell’Associazione Avvocato di strada Onlus, Alex Zanotelli, Estela Carlotto, (presidente de l’Asociación Abuelas de Plaza de Mayo), un’associazione in difesa dei diritti delle donne in Afghanistan.
E’ evidente come tali assegnazioni avessero motivazioni forti, pur non entrando a gamba tesa sulle cause profonde di conflitti in corso sui quali non c’è possibilità di definire precise e condivise responsabilità.
In questa occasione, invece, sembra che l’Amministrazione Comunale ritenga che nel conflitto Israele-palestinese ci siano violenze e soprusi solo da una parte, che si voglia la pace solo da una parte.
Crediamo non sarebbe stato difficile trovare un’associazione israeliana che si batte per la fine del conflitto e la pace, a meno che non si ritenga che la responsabilità del conflitto stia solo da una parte, e che da quella parte esistano solo guerrafondai.
Se la memoria non ci tradisce, non ricordiamo che tale premio sia mai stato assegnato ad associazioni ucraine, rappresentanti di un popolo che da tre anni lotta contro una invasione sanguinaria e criminale.
Ci chiediamo, quindi, in base a quali valutazioni si siano operate certe scelte.
Forse è politicamente più facile mettere d’accordo chi decide l’assegnazione sulla condanna a Israele?

Quelle di Luigi Di Placido sono parole che inducono a una seria riflessione da parte di tutti.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Redazione 

 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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