Il mistero della morte nella visione spirituale
Se la scienza si ferma al corpo e la filosofia al pensiero, è la spiritualità che tenta di andare oltre, di avvicinarsi a quel confine invisibile che separa la vita dalla morte. Per chi guarda la vita con occhi spirituali, la morte non è una fine definitiva, ma un passaggio, una trasformazione, una soglia che conduce a una realtà più profonda e autentica. Nella prospettiva spirituale, l’essere umano non si riduce a un corpo né soltanto a una mente: c’è in noi una scintilla, un soffio, una presenza eterna che vive oltre il tempo e lo spazio.
Questa scintilla — che alcuni chiamano anima, altri spirito, altri ancora coscienza universale — è destinata a ritornare alla fonte da cui proviene, a riunirsi con l’Assoluto, con quella realtà suprema che è pura armonia, amore e pienezza. La morte, in questa visione, diventa quindi una liberazione dalla dimensione limitata e dolorosa dell’esistenza terrena, un ritorno alla casa originaria. È come il viaggio di una goccia d’acqua che, dopo aver percorso fiumi e torrenti, ritorna al mare, al tutto da cui era partita.
Ma nessuno, neanche i mistici, i santi o i saggi, ha mai potuto descrivere appieno questa realtà. Ogni esperienza spirituale che tenta di avvicinarsi a questo mistero è solo una pallida ombra di ciò che realmente è. Per questo, il mistero della morte rimane sacro. Non qualcosa da svelare, ma da accogliere con rispetto, come parte di un disegno più grande che ci supera. L’essere umano spirituale non pretende di “conoscere” la morte, ma cerca di prepararsi ad essa attraverso la vita, coltivando l’amore, la compassione, la gratitudine e la consapevolezza che tutto ciò che vediamo è transitorio, ma nulla va perduto davvero.
C’è un senso di pace, in questa accettazione: sapere che siamo parte di un ciclo eterno, in cui la nascita e la morte non sono opposti, ma due aspetti della stessa danza cosmica. Che siamo destinati a varcare quella soglia, ma non nel buio, bensì nella luce di un amore più grande, di un abbraccio infinito. Nella spiritualità autentica, la morte smette di fare paura, perché non è più percepita come un annientamento, ma come un ritorno all’essenziale.
E forse — proprio perché nessuno potrà mai spiegare razionalmente cosa ci attenda oltre — il mistero della morte è il più grande invito a vivere con pienezza ogni giorno, sapendo che ogni istante ha un valore eterno. l mistici, più di chiunque altro, hanno tentato di avvicinarsi a questo mistero con parole intrise di silenzio, poesia e intuizione profonda. Nessuno di loro ha mai preteso di spiegare la morte: l’hanno contemplata, amata, temuta e abbracciata come parte del grande disegno dell’esistenza. Meister Eckhart, grande mistico tedesco del XIV secolo, diceva:
“L’anima deve liberarsi di sé, perdere se stessa per trovare Dio. E questo avviene nella morte del sé, nella resa totale.” Per lui, la morte non è solo quella fisica, ma anche quella dell’ego, del senso separato di sé. Solo morendo a noi stessi, possiamo tornare all’Unità, a quell’oceano divino da cui proveniamo. Santa Teresa d’Avila, invece, descriveva la morte come un’unione amorosa:
“Muero porque no muero” — “Muoio perché non muoio.” Era il desiderio ardente di lasciare questo mondo per immergersi totalmente in Dio, fonte di amore eterno.
Per lei, la morte era come il giorno delle nozze dell’anima, che finalmente si ricongiunge allo Sposo eterno. Rumi, il poeta e mistico persiano del XIII secolo, amava dire:
“Quando morirò, non cercare il mio corpo nella terra, perché io sarò nell’aria, nel cielo, nel cuore del vento e nell’amore eterno.” Per lui, la morte non è separazione, ma fusione col Tutto, con la Vita che non finisce. Plotino, filosofo e mistico neoplatonico, sosteneva che la vita terrena fosse una sorta di esilio e che, alla morte, l’anima ritorna alla sua origine divina:
“Verso l’Uno, il Bene supremo, l’Assoluto da cui tutto proviene e a cui tutto tende.” I mistici non hanno mai cercato di “spiegare” la morte come un concetto, ma l’hanno vissuta come esperienza interiore, intuendo che oltre quella soglia c’è solo Amore, Bellezza, Unità. Hanno insegnato che la vita è una preparazione a questa fusione, e che la morte è un ritorno, non una fine.
A cura di Paolo Gabellini – Foto ImagoEconomica