
84 mila morti tra febbraio e novembre del 2020, un aumento rispetto alla media del 2015-2019. 57.647, cioè il 69% del totale, i decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo. I dati sono dell’Istat nel Rapporto prodotto insieme all’Istituto nazionale di statistica (Istat) e con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
Gli over 80 più colpiti l 60% dei decessi complessivi causati dal Covid-19 riguardano persone over 80. In contro tendenza, invece, il dato sui contagi negli ultraottantenni. Si è passati dal 26% della prima ondata all’8% della seconda ondata. Un calo in gran parte dovuto all’aumento della capacità diagnostica tra le classi di età più giovani e nelle persone con sintomi meno severi.
Le regioni del nord A novembre al nord c’è stato un aumento del 61,4%, del 39,3% al centro e del 34,7% al sud. In molte regioni del Nord, l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile. In particolare, in Valle d’Aosta (+139,0% rispetto al +71,0% di aprile), in Piemonte (+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile), e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%).
Scende al nord, invece il numero dei decessi a novembre rispetto alla prima ondata dell’epidemia solo in Lombardia (+66% a novembre rispetto al +192% di marzo e il +118% di aprile) e in Emilia-Romagna (+34,5% rispetto al +69% di marzo).
I giovani
Il fatto che la mortalità della popolazione più giovane sia nel 2020 generalmente inferiore alla media del 2015-2019 si può spiegare considerando sia la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni, sia la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive.
A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica