MOSCHEA SHEIKH ZAYED ABU DAHBI
Lunedì 14 ottobre 2024.
In un articolo su “Il Giornale” Alberto Giannoni mette in luce alcuni aspetti sulla presenza degli islamici e degli Iman nel nostro paese che meritano essere evidenziati se non almeno in parte condivisi, sempre nel rispetto dell’accoglienza e della democrazia.
Non possiamo certo “ignorare” che da tempo, e non poco, esiste in Italia una rete “anti- Israele” di matrice politica ben presente nelle sia piazze che nelle Università con cortei, incontri nelle sedi istituzionali e strette di mano. Il tutto “volutamente finalizzato” a spostare l’opinione pubblica su posizioni radicalmente ostili allo Stato ebraico.
L’Iman Ryiad Bustanji è sicuramente una delle figure di rilievo nazionale in tale “progetto“, ed evidenziata anche nel rapporto Elnet. Da oltre 10 anni questosapiente Iman giordano-palestinese è presente nelle moschee milanesi per condurre – così dice – il Ramadan e all’Arena con la presenza di circa 10.000 mila persone.
Per la cronaca è bene ricordare che nel 2017 si parlò molto di un evento a seguito di una intervista rilasciata a una tv mediorientale in cui Bustanji enfatizzava il martirio religioso, affermando di aver accompagnato sua figlia a Gaza per imparare dalle donne palestinesi come si allevano i figli al “jihad“. Da allora la Comunità ebraica e le Moschee islamiche interruppero i loro rapporti. Bustanji è ritornato in auge e un articolo di “Mosaico”, della Comunità ebraica, nel 2019 riportava l’incontro avvenuto tra Gianluca Ferrara, Capogruppo 5 Stelle in commissione Esteri, e una delegazione del «Parlamentarians for Jerusalem». Secondo quanto riferito dal deputato Lucio Malan (oggi in Fdi), in questa delegazione faceva parte anche l’Iman Mohammed Hannoun, che nel 2017 aveva partecipato al Festival della solidarietà col popolo palestinese ribattezzato “festival dell’odio” con due associazioni e un logo che cancellava Israele dalla carta geografica del Medio oriente. Quel «festival» era articolato in tre tappe, di cui in  cui Assago (MI), dove era prevista la partecipazione di Manlio Di Stefano, allora capogruppo 5 Stelle in commissione e successivamente sottosegretario agli Esteri.
L’Iman Mohammed Hannoun, il 7 ottobre scorso, tramite la sua «Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese» è stato indicato dal “Tesoro Usa” di essere parte attiva nei finanziatori di Hamas.
Non dimentichiamo che già 3 anni fa «Repubblica» diede notizia del fatto che la sua controversa Ong era stata segnalata all’antiriciclaggio con immediato blocco del conto corrente dovuto ai rapporti con Hamas. L’Iman si difese sottolineando: “Abbiamo intento umanitario. Sono stato indagato dal 2002 al 2010 e assolto da tutte le accuse!“. Laura Boldrini, all’epoca, dovette far buon viso a cattiva sorte e per minimizzare il fatto si fece fotografare in una storica stretta di mano con l’Iman, che in altre foto compare con Alessandro Di Battista in iniziative pro-palestinesi. Successivamente, nel 2023, Hannoun a Malmö (sito Infopal) ha guidò la delegazione italiana alla Conferenza europea dei palestinesi ed era con lui Stefania Ascari (5 Stelle). Sempre nel 2023, davanti alla Stazione Centrale di Milano, sul furgone che apriva il corteo con la bandiera della Associazione palestinesi in Italia, dichiarava apertamente: “Siamo qui per dare supporto alla resistenza palestinese, Noi stiamo con tutta la resistenza palestinese”. Inoltre gridava in merito alla feroce strage el 7 ottobre in Israele: “Capitolo eroico – Eroica e sacrosanta risposta contro la politica di aggressione e sterminio“. Una settimana dopo, da un altro di quei cortei di Milano il messaggio fu veramente inaccettabile: “Uccidiamo gli ebrei!».
Forse è bene rivedere quanto accadde nel 2017: Hannoun fu fra i promotori di una serie di discussi cortei anti-Israele e anti-Trump, il pretesto era Gerusalemme capitale, fra cui il vergognoso sit-in in piazza Cavour in cui vennero urlati cori jihadisti e antisemiti, che sollevarono proteste che portarono gli organizzatori a predisporre una lettera di scuse al Prefetto. Accanto a lui era presente Sulaiman Hijazi, altro leader della rete anti-Israele, che negli anni passati citava Hamas come il “nostro movimento della resistenza” e oggi è vicino al centro islamico di via Padova, un tempo noto per la condanna al terrorismo e oggi apertamente ostile a Israele. E, grazie alla “politica” sarà l’Iman della prima moschea di Milano.
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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