C’era una volta, in un angolo profumato e scintillante di un giardino fiorito all’interno di una serra, un efemerottero di nome Gino. Egli era un’esile creaturina, dalle ali iridescenti come un arcobaleno, che tremolavano nel dolce tepore della sera del 31 dicembre. Non sapeva che questo giorno avrebbe segnato l’inizio e la fine della sua breve esistenza, poiché come tanti della sua specie, era destinato a vivere soltanto per un giorno.
Con l’innocenza e la speranza proprie della gioventù, Gino volava da un fiore all’altro, incantato dai profumi e dalle luci che danzavano nel cielo. Era la notte più festosa dell’anno, e il mondo intero pareva risplendere di un’energia magica. Gino, ignaro del suo destino, aveva scelto di spezzare l’incanto della sua esistenza in un modo che gli pareva il più bello: doveva trovare una compagna con cui condividere quel breve ma intensissimo momento. “Oh, come sarebbe dolce”, pensava, “costruire un nido d’amore, un piccolo rifugio per i miei sogni!”.
Con il cuore in tumulto, Gino si mise a cercare tra le altre creature di quella serata scintillante. “Ecco! Quella giovane efemerottera dalle ali dorate è la compagna che fa per me!”, si disse. Si avvicinò a lei, il suo cuore batteva forte e le parole si affollavano nella sua mente come api intorno a un fiore.
“Ciao, bella creatura, sono Gino, e stanotte vorrei offrirti un ballo sotto le stelle!”, la invitò, danzando con grazia intorno a lei. L’efemerottera, di nome Flora, rise con dolcezza, colpita dall’audacia e dalla generosità di quel giovane efemerottero.
“Certo, Gino! Balliamo!” rispose, e i due iniziarono a danzare, fluttuando tra le luci di un mondo festante, ignari di quel che li aspettava. Con passo leggero, tra un brio e un sospiro, la magia della notte li avvolgeva come una dolce melodia. Gino e Flora si scambiarono promesse e sogni, la loro gioia pareva non avere confini.
“Un giorno, vedrai, avremo una famiglia!”, esclamò Gino, con gli occhi che brillavano d’amore, e Flora, rapita dalla felicità immediata, annuì. Così, con grande impeto, Gino decise di mettere in cantiere quel dolce sogno. In un angolo del giardino, sotto foglie di rose e petali di viole, i due si promisero di dar vita a un nido d’amore.
Passarono le ore, e Gino, vigoroso e inarrestabile, riuscì a compiere il suo desiderio più grande, un atto d’amore che gli avrebbe permesso, almeno nel suo cuore, di lasciare un’eredità. Con delicatezza e passione, mise a segno un piccolo uovo lucente, simbolo di vita e di speranza. “Ecco! Il mio piccolo sogno è qui, pronto a prendere vita!” esclamò.
Le stelle nel cielo iniziarono a brillare sempre più forte e il conto alla rovescia per il nuovo anno iniziava a scorrere. Ma Gino, con la sua incoscienza di efemerottero, non sapeva che il tempo stava fugacemente esaurendosi. Nel momento in cui le campane iniziarono a suonare, il suo cuore si fermò, e l’amore che aveva nutrito per Flora e per il suo futuro svanì nel tranello di un destino ineluttabile.
Nella dolce notte di Capodanno, Gino si spense dolcemente, lasciando dietro di sé la promessa di un amore eterno, racchiusa in un piccolissimo uovo, beneaugurante ma fragile. Flora, accorgendosi della sua assenza, si fermò nella danza, e un velo di tristezza attraversò il suo cuore. In quella magica notte, aveva conosciuto l’amore, eppure la vita era stata così rapida e ingiusta.
Così, mentre il mondo festeggiava il nuovo anno, Gino, l’efemerottero che aveva sognato una vita e una famiglia, si unì al silenzio della notte, ma non senza aver lasciato un’impronta nel cuore di Flora e nelle stelle che brillavano sopra di loro. Perché, a volte, anche le esistenze più brevi possono racchiudere la pienezza di un amore eterno.
Felice Anno Nuovo.
A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto Imagoeconomica