In un angolo dimenticato del pensiero contemporaneo, Gilles Deleuze si erge come un monumento vivente, una scossa elettrica che attraversa le linee del tempo e dello spazio. Un secolo è passato dalla sua nascita, eppure la sua opera pulsa ancora nel corpo di chi si affaccia alla ricerca della libertà. Non una filosofia delle risposte, ma un labirinto dove ogni corridoio invita a perdersi per ritrovarsi nei meandri dell’intuizione.
Davanti allo specchio dell’epoca, Deleuze ha coniato immagini e concetti come chi scolpisce il vento: un rizoma che cresce e si espande oltre i confini impostati da altri pensatori, rifiutando la rigidità delle dicotomie. Giocatore instancabile tra parole e pensieri, ha spostato l’asse della riflessione dal “cosa” al “come”, esaudendo il desiderio di trasformare la filosofia in un atto creativo. La sua scrittura non è solo ibrida; è polimorfa, così come la realtà che cerca di abbracciare.
Nell’odierna corsa verso il nulla, le sue visioni prefigurano il caos entropico che ci circonda. Ci invita a rifugiarci nel Caosmos, per citare Andrea Zanzotto: nell’oscillazione incandescente tra ordine e disordine. L’arte diventa così resistenza; il pensiero una creazione continua. Qui non c’è spazio per l’indifferenza: ogni azione è un moltiplicatore di intensità.
Eppure, l’eredità deleuziana è anche una chiamata all’azione – una fuga dalle istituzioni rigide dell’intelletto verso un’affermazione plurale dell’esistenza. «Dove c’è instaurazione c’è anche uno scarto», suggerisce nella danza dei flussi tra corpo e mente. La sua mancanza rimane incolmabile nelle pieghe della nostra quotidianità digitale: come possiamo starci dentro senza perderci?
Allora celebriamo questo centenario non con nostalgie o rimpianti ma con atti vitali – con connessioni nuovi fra corpi pensanti e sensibili – rinvenendo nel suo pensiero la mappa per percorrere sentieri inesplorati. Non cavalchiamo semplicemente le onde del suo sapere; affondiamo insieme nei suoi fondali verde azzurri, dove ogni idea pulsante diventa energia scomposta pronta a riemergere.
In questa ricorrenza lasciamo risuonare le parole di Deleuze nei nostri cuori: «Il filosofo non ha bisogno di dogmi o sistemi… perché vive al margine delle terre conosciute». Celebriamo la sua libertà ingegnosa, restando testimoni della meravigliosa fragilità dell’esistere.
E mentre avanza il tempo tra dimensioni parallele ed immettibili lacerazioni del reale, teniamo alta la bandiera del nostro eroe — quel navigatore solitario che ci ha insegnato a percepire le onde senza naufragare.
Un brindisi all’infinito divenire!

A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto Wipikedia