Parte prima
Papa Francesco – Jorge Mario Bergoglio nacque a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 e muore il 21 aprile 2025 nella Città del Vaticano.
Dal 13 marzo 2013 è stato il 266mo Papa della Chiesa cattolica e Vescovo di Roma, 8° Sovrano dello Stato da Città del Vaticano, primate d’Italia, oltre agli altri titoli propri e onorifici del romano pontefice.
Di cittadinanza argentina, è stato il primo papa proveniente dal continente americano. Apparteneva ai “chierici regolari” della Compagnia di Gesù (Gesuiti) ed è stato il primo pontefice proveniente da tale ” ordine religioso “.
Biografia
Nato nel quartiere di Flores a Buenos Aires da una famiglia di origine piemontese appartenente alla piccola borghesia, è il primogenito di Mario Bergoglio e di Regina Maria Sivori. Da parte di padre, il bisnonno Francesco era nativo di Montesarchio d’Asti, mentre il nonno Giovanni Angelo era nato in località Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti non lontana da Portacomaro ove è sopravvissuto un ramo della famiglia; la nonna Rosa era originaria di Piana Crixia in provincia di Savona. Da parte materna, il nonno era originaria di Santa Giulia di Centaura, frazione collinare di Lavagna in provincia di Genova, a nonna era originaria della frazione Teo di Cabella Ligure, in provincia di Alessandria.
Da ragazzo ebbe una fidanzatina alla quale un giorno si dichiarò dicendo ” se non mi sposo con te, mi farò prete “, ma lei non gli rispose mai.
Studiò chimica presso una scuola tecnica argentina e ottenne un diploma di tecnico chimico, si mantenne per un certo periodo facendo le pulizie in una fabbrica di fornito e poi facendo anche il buttafuori in un locale malfamato di Cordoba.
All’età di 17 anni decide di intraprendere la vocazione sacerdotale. A 22 anni entrò nel seminario diocesano di “Villa Devoto”, un ” barrio ” di Buenos Aires allora retto da sacerdoti “Gesuiti” e dopo qualche tempo decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Nel 1960 venne inviato in Cile per completare il noviziato. L’anno successivo tornò in Argentina per continuare gli studi umanistici. Studiò filosofia e ottenne la laurea in “teologia” presso il Colegio Máximo de San Miguel . Imparò anche il francese, l’italiano, il tedesco, l’inglese, il latino e il greco.
Il 13 dicembre 1969 fu ordinato sacerdote dall’Arcivescovo di Cordoba, monsignor Castellano.
Tra il 1970 e il 1971, continuò la sua formazione in Spagna, e il 22 aprile 1973 prese l’impegno solenne e definitivo all’interno dell’Ordine dei Gesuiti. Tornato in Argentina, divenne maestro di novizi, professore di teologia, consultore della provincia dei gesuiti e rettore del Collegio. Il 31 luglio 1973 venne nominato provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Dopo sei anni, tra il 1980 e il 1986, tornò a lavorare nel settore universitario come rettore del collegio di San Giuseppe e parroco a San Miguel. Nel 1986 si recò in Germania per completare la sua tesi dottorale, ma poi venne mandato a Buenos Aires e successivamente a Córdoba, dove lavorò come direttore spirituale e confessore.
Il suo rapporto con la teologia della liberazione.
“La teologia della liberazione nacque negli anni ’60 come una risposta alla povertà e alle ingiustizie sociali in America Latina. Questa corrente di pensiero cristiano si concentrò sulla liberazione dei poveri e degli oppressi, adottando una visione radicale della giustizia sociale che prevedeva un cambiamento nelle strutture politiche ed economiche. Alcuni esponenti del movimento, come Gustavo Gutierrez, rifiutavano l’idea di un cristianesimo spiritualista e ritenevano che la Chiesa dovesse impegnarsi direttamente contro le ingiustizie, talvolta associandosi con movimenti politici di sinistra “.
Il suo rapporto con la teologia della liberazione è complesso e articolato, segnato da una posizione inizialmente distaccata e cauta, ma anche da un impegno profondo nel campo sociale e religioso in Argentina, specialmente durante gli anni della dittatura militare.
Nel contesto argentino, Bergoglio, che all’epoca era un giovane sacerdote e successivamente provinciale dei gesuiti, non condivideva molte delle posizioni espresse dai più radicali sostenitori della teologia della liberazione. Assumere quindi una posizione più moderata, sostenendo un impegno per la giustizia sociale, ma senza abbracciare i metodi e le idee rivoluzionarie associate al movimento. Sebbene il suo approccio fosse più sfumato e prudente rispetto a quello di alcuni suoi confratelli, sottolineò l’importanza dell’attenzione ai poveri e agli emarginati, pur rifiutando la violenza come strumento di cambiamento. Uno degli aspetti centrali del suo atteggiamento fu dunque il rifiuto della politicizzazione della religione.
Durante la “Dittatura militare in Argentina” (1976-1983), il regime perseguitò molti dei teologi e dei sacerdoti che si erano avvicinati alla teologia della liberazione. Alcuni membri della Compagnia di Gesù furono coinvolti direttamente in attività politiche, e ciò portò alla repressione del regime. Durante questo periodo, si è trovato in una posizione difficile, cercando di proteggere i membri della sua comunità religiosa senza compromettere la sua posizione con il governo militare. Alcuni critici hanno insinuato che il suo impegno per la giustizia sociale fosse più cauto rispetto a quello di altri suoi confratelli gesuiti. È stato un tema di dibattito se fosse stato abbastanza attivo nell’affrontare le violazioni dei diritti umani commesse dal regime. In realtà Bergoglio si impegnò attivamente per proteggere i religiosi perseguitati associati alla teologia della liberazione.
Quando partecipò nel 1979 a Puebla alla terza conferenza generale del Consiglio Episcopale latino-americano, fu tra i principali oppositori di questa corrente.
Nel 1992 fu nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires e titolare di Auca, nel 1997 arcivescovo coadiutore di Buenos Aires e nel 1998 successe come arcivescovo della stessa arcidiocesi (al cui incarico è tradizionalmente associato anche Il ruolo di Gran Cancelliere dell’Università Cattolica Argentina). Nel 2001 fu nominato cardinale da Papa Giovanni Paolo II. Dal novembre 2005 al novembre 2011 ricoprì la carica di presidente della Conferenza Episcopale Argentina. Successivamente fu membro del “Pontificio Consiglio per la famiglia” e della “Pontificia Commissione per l’America Latina”.
Inoltre, fu membro della Congregazione per il culto divino e la disciplina sacramentale, della Congregazione per il clero e della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Durante il suo episcopato, adottò uno stile di vita improntato alla semplicità, preferendo spostarsi con i mezzi pubblici e rinunciando alla residenza ufficiale per vivere in un modesto appartamento, dove si preparava da solo i pasti.
Il cardinale Bergoglio era considerato uno dei candidati più in vista per l’elezione a pontefice nel “conclave” del 2005. Secondo la ricostruzione del conclave operata dal “vaticanista” Lucio Brunelli sulla base del supposto diario di un cardinale elettore, sarebbe stato il cardinale più votato dopo Ratzinger. Pur se tradizionalmente il presule aveva sempre rifiutato incarichi di un certo peso nella curia romana, anche i cardinali che votarono per Carlo Maria Martini puntavano sul porporato argentino, che poteva contare sui voti di quasi tutti i cardinali provenienti dall’America Latina.
Al secondo scrutinio i voti per Ratzinger aumentarono rispetto al primo, ma anche Bergoglio ottenne un numero di preferenza non trascurabile: i sostenitori di Bergoglio miravano a fargli ottenere 40 voti. Al terzo scrutinio a Ratzinger mancavano pochissimi voti per essere eletto: diversi cardinali del blocco di Bergoglio, allo scrutinio successivo, diedero a Ratzinger i voti che gli mancavano per l’elezione.
Nel Documento di “Aparecida” , redatto in occasione della ” quinta conferenza generale dell’episcopato latino-americano ” nel 2007, si afferma al punto 436 che chi compie o sostiene azioni contrarie ai comandamenti della Chiesa – in particolare l’aborto, l’eutanasia e altri gravi atti contro la vita e la famiglia – non dovrebbe accedere alla Comunione; questa responsabilità è particolarmente rilevante per figure pubbliche. Il documento riflette una posizione collegiale dell’episcopato latinoamericano, sebbene sia stato approvato dall’allora cardinale Bergoglio non è un’espressione personale del futuro papa.
Bergoglio ha criticato aspramente alcuni sacerdoti di Buenos Aires che si erano rifiutati di ” battezzare ” i bambini nati da coppie non sposate o figli di madri nubili, perché ” allontanano il popolo di Dio dalla salvezza”.
Il pontificato di Benedetto XVI fu bruscamente interrotto quando, l’11 febbraio 2013, durante il concistoro per la canonizzazione dei ” Martiri di Otranto “, lo stesso papa annunciò le proprie dimissioni, rese poi effettive il 28 febbraio seguente.
Il Conclave iniziò il pomeriggio del 12 marzo.
L’elezione avviene la sera del giorno dopo, al quinto scrutinio. Bergoglio assume il nome di Francesco in onore di San Francesco d’Assisi. È il primo ” gesuita ” a diventare papa e il primo pontefice proveniente dal continente americano (nonché il primo extraeuropeo dai tempi di Gregorio III).
Il suo primo discorso:
“Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese.
Nel suo primo discorso pubblico come Papa, dopo aver salutato la folla con un semplice “buonasera”, ha chiesto di pregare per Benedetto XVI, recitando insieme a tutti i fedeli la preghiera del Padre nostro , dell’ Ave Maria e del Gloria al Padre. In seguito ha ricordato lo stretto legame tra il papa e la Chiesa di Roma, che presiede nella carità tutte le Chiese , con un riferimento implicito alle parole introduttive della Lettera ai Romani di Ignazio di Antiochia. Ha poi chiesto ai fedeli di pregare anche per lui, sottolineando questo momento chinando il capo e rimanendo in silenzio per qualche istante. Anche in questo caso, si può cogliere un riferimento implicito al rito di ordinazione episcopale descritto dalla “Tradizione apostolica” di Ippolito di Roma, risalente all’inizio del III secolo, in cui spicca il richiamo al silenzio e la preghiera del popolo convenuto affinché le Spirito Santo discenda sul vescovo neoeletto.
Papa Francesco ha impartito poi la benedizione ” Urbi et Orbi ” senza l’abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse preparate nella sagrestia della Cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Guido Marini e previsti per l’occasione, ma indossando solo l’abito piano bianco, con la croce pettorale in argento che utilizzava prima di essere eletto papa. Solo al momento della benedizione il nuovo pontefice ha indossato la stola, che poi ha subito tolto. Dopodiché, prima di congedarsi, ha nuovamente salutato i fedeli in piazza San Pietro, ringraziandoli per la loro accoglienza.
Il giorno seguente, padre Federico Lombardi, incontrando la stampa accreditata, ha raccontato che il neo-pontefice, subito dopo l’elezione, nel ricevere l’omaggio di tutti i cardinali nella Cappella Sistina, ha preferito stare in piedi piuttosto che utilizzare la poltrona a disposizione, è tornato nella ” Domus Sanctae Marthae” sul pulmino con gli altri cardinali invece di utilizzare l’automobile papale. In seguito si è recato alla Casa del Clero dove aveva soggiornato nei giorni precedenti al Conclave, ha preso i suoi bagagli e ha pagato il conto.
Il pomeriggio del 14 marzo ha concelebrato insieme ai cardinali elettori la missa pro Ecclesia nella Cappella Sistina. Ha scelto di proclamare l’omelia, improvvisata al momento, dall’ambone invece che ex cathedra.
Il Papa ha deciso di risiedere nella Domus Sanctae Marthae anziché nell’appartamento papale del Palazzo Apostolico.
E’ stato il primo pontefice ad assumere il nome di Francesco, scegliendo per la prima volta dopo undici secoli, dai tempi di Papa Lando, di adottare un nome mai utilizzato da un predecessore (se si esclude Giovanni Paolo I, il quale unì i nomi dei suoi due immediati predecessori, Papa Giovanni XXIII e Papa Paolo VI).
Il 16 marzo ha spiegato, in occasione del suo incontro con i giornalisti nell’Aula Paolo VI, le ragioni della scelta del suo nome pontificale: ” Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il clero, il cardinale Claudio Hummes. Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abracciò, mi baciò e mi disse: Non dimenticarti dei poveri! uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero… Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! “.
Il 17 marzo, dopo la preghiera di rito nel suo primo “Angelus” ha inoltre precisato che, scegliendo il nome del patrono d’Italia, «rafforza» il suo «legame spirituale» con l’Italia. Si è poi congedato dai pellegrini con la formula «Buona domenica e buon pranzo», che diventerà una costante in occasione dell’Angelus e del Regina Coeli.
Il motto di Papa Francesco:
Il suo “motto” deriva da un passo dell’Omelia 21 (CCL 122, 149-151) del venerabile Beda, pronunciata in occasione della festa di San Matteo. Questa omelia, dedicata alla “Divina Misericordia, viene letta durante la Liturgia delle Ore nella festa di San Matteo e riveste un significato particolare nella vita e spiritualità del Papa. Infatti, durante la festa del 1953, il diciassettenne Jorge Bergoglio sperimentò in modo straordinario la presenza amorevole di Dio. Dopo una confessione, avvertì nel suo cuore un tocco profondo e intese la discesa della Misericordia divina, che, con uno sguardo di tenero amore, lo chiamò a dedicarsi alla vita religiosa, seguendo l’esempio di Sant’Ignazio di Loyola. Quando Bergoglio fu ordinato vescovo, egli scelse come motto e guida del suo cammino spirituale le parole di San Beda: miserando atque eligendo, un ricordo di quell’evento che segnò l’inizio della sua piena consacrazione a Dio nella Sua Chiesa. Questo motto fu mantenuto anche nel suo stemma papale.
“Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi” (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicato e, siccome lo aspettativa con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi .”
Per il suo ” anello del pescatore “, papa Francesco ha scelto, fra i bozzetti disegnati dall’artista Enrico Manfrini per Paolo VI, il simbolo di Pietro con le chiavi, il simbolo, cioè, del potere di amministrare la misericordia divina. L’anello è stato realizzato in argento dorato. Il Papa indossa l’anello del pescatore esclusivamente durante le celebrazioni papali più importanti. Nelle altre occasioni, come gli Angelus, le udienze o le celebrazioni minori, indossa l’anello vescovile in argento.
La ” messa inaugurale del ministero petrino ” si è tenuta il 19 marzo sul sagrato della Basilica di San Pietro, in presenza di oltre 130 delegazioni estere ufficiali. All’inizio della celebrazione il Papa ha ricevuto l’anello piscatorio dalle mani del Cardinale decano Angelo Sodano, mentre il Cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran gli ha imposto il sacro pallio, già indossato da Papa Benedetto XVI.
Papa Francesco ha aperto l’omelia della messa d’inizio del suo pontificato rendendo onore al suo predecessore, Benedetto XVI. Ha poi parlato dell’importanza della custodia e della tenerezza. Alla fine dell’omelia il Papa ha pregato affinché lo Spirito Santo accompagni il suo cammino e ha chiesto ai fedeli di pregare per lui.
Prima della cerimonia Francesco ha attraversato con il “papa-mobile” piazza San Pietro, gremita di oltre 200.000 persone. Mentre girava tra i vari settori della piazza, ha fatto fermare la vettura ed è scesa per baciare sulla fronte un disabile e accarezzare alcuni bambini.
Le sue parole: “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46 Solo chi serve con amore sa custodire!).
Il 7 aprile, nella Basilica di san Giovanni in Laterano si è tenuta la messa di insediamento sulla cathedra romana quale vescovo di Roma. Durante l’omelia il Papa ha ripreso il tema della tenerezza e della misericordia (Lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio, confidiamo nella sua pazienza che sempre ci dà tempo. Sentiremo la sua tenerezza, tanto bella, sentiremo il suo abbraccio e saremo anche noi più capaci di misericordia, di pazienza, di perdono, di amore) e ha citato uno dei maestri di Joseph Ratzinger, il teologo tedesco Romano Guardini (che diceva che Dio risponde alla nostra con la sua pazienza). In segno di continuità con il magistero di Papa Giovanni Paolo II, nella giornata dedicata alla ” divina misericordia ” da lui istituita, papa Francesco ha voluto utilizzare la ” ferula argentea “, introdotta per la prima volta da Paolo VI e realizzata da Lello Scorzelli, adoperata durante il pontificato del papa polacco e nei primi anni del pontificato di Joseph Ratzinger, invece della ferula propria di Benedetto XVI, utilizzata nelle precedenti celebrazioni (e, in seguito, in alternativa a quella di Paolo VI). Il pontefice ha, inoltre, presieduto alla cerimonia d’intitolazione di una porzione di Piazza San Giovanni in Laterano e San Giovanni Paolo II.
Il 23 marzo, ad appena dieci giorni dall’elezione al soglio di Pietro, papa Francesco si è recato a Castel Gandolfo presso il Palazzo Pontificio per incontrare il Papa emerito Benedetto XVI. Dopo un abbraccio, hanno pregato insieme, inginocchiati uno accanto all’altro. Storicamente si è trattato del primo incontro fra due pontefici.
Il 2 maggio 2013 papa Francesco ha ricevuto Benedetto XVI, che, dopo circa due mesi trascorsi a Castel Gandolfo, ha fatto il suo ritorno in Vaticano, andando a vivere nel ” Monastero Mater Ecclesiae “, così come precedentemente previsto, al termine dei lavori di ristrutturazione. Papa Francesco e Benedetto XVI hanno pregato insieme nella cappella del convento Mater Ecclesiae, dove il Papa emerito avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita, ed è così cominciata l’inedita convivenza di due pontefici all’interno delle Mura Vaticane.
Papa Francesco e Papa Benedetto XVI si sono incontrati nuovamente in pubblico il 5 luglio 2013, in occasione dell’inaugurazione di un nuovo monumento all’Arcangelo Michele nei Giardini Vaticani.
Riguardo al rapporto con il suo predecessore, papa Francesco, in un’intervista fattagli durante il volo di ritorno da Rio d Janeiro, ha dichiarato di volergli molto bene e di provare molta stima nei suoi confronti e, inoltre, ha aggiunto: ” È come avere un nonno a casa, il nonno saggio, venerato, amato, è un esempio di prudenza. È come il mio papà, se avendo una difficoltà, una cosa che non ho capito, posso andare a parlare con lui “.
Il 22 febbraio 2014 Benedetto XVI ha partecipato al primo ” Concistoro per la creazione di nuovi Cardinali ” di papa Francesco assistendo al rito sedendo tra i cardinali e salutando il Pontefice regnante al termine della processione d’ingresso. Si è trattato della prima volta in cui si è verificata la compresenza di due papi viventi all’interno della Basilia di San Pietro.
Il 27 aprile 2014 concelebra con Benedetto XVI la canonizzazione dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Il 28 settembre 2014 Benedetto XVI ha presenziato con Francesco alla festa dei nonni e alle iniziative connesse sul sagrato della basilica di San Pietro.
Il 19 ottobre 2014 Benedetto XVI concelebra nuovamente con papa Francesco la messa in piazza San Pietro in occasione della beatificazione di Paolo VI e della contestuale conclusione del ” sinodo straordinario ” dei Vescovi.
Il 14 febbraio 2015 il Papa emerito ha nuovamente partecipato nella basilica di San Pietro al secondo concistoro per la creazione dei nuovi Cardinali di papa Francesco.
Il 30 giugno 2015 papa Francesco si è recato al monastero Mater Ecclesiae per salutare il predecessore prima di un periodo di riposo che questi avrebbe trascorso per un paio di settimane presso la residenza estiva di Castel Gandolfo, trattenendosi per un colloquio di circa mezz’ora.
Il 30 novembre 2015, durante la consueta conferenza stampa nel percorso aereo di ritorno dal “Viaggio apostolico in Africa”, Papa Francesco, in merito ai recenti scandali – denominati Vatileaks2 – che hanno scosso il Vaticano, ha dichiarato che continuerà “con i cardinali, con le commissioni quell’opera di pulizia iniziata da Ratzinger”, eletto proprio contro la corruzione. “Tredici giorni prima che morisse Wojtyła – ha continuato Bergoglio – Ratzinger ha parlato della sporcizia nella Chiesa” alla Via Crucis al Colosseo e, successivamente, nell’omelia della messa pro “eligendo Pontifice”. ” Noi lo abbiamo eletto per questa sua libertà di dire le cose “, ha aggiunto papa Francesco.
Il successivo 8 dicembre, all’apertura della Porta Santa per il giubileo della misericordia, ha presenziato anche il papa emerito Benedetto XVI che ha poi varcato per primo la Porta subito dopo Francesco.
Il 5 gennaio 2023 papa Francesco ha presieduto in Piazza San Pietro le esequie del predecessore deceduto il precedente 31 dicembre. Nel concludere l’omelia, egli ha detto: ” Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la Sua voce !”.
L’11 aprile 2015, durante la celebrazione dei primi vespri della Domenica della Divina Misericordia, ha indetto ufficialmente, con la lettura e la consegna della bolla pontificia ” Misericordiae Vultus “, un giubileo straordinario dedicato alla misericordia. Tale evento ha avuto inizio l’8 dicembre 2015 ed è terminato il 20 novembre 2016
La misericordia
Papa Francesco, in particolare durante il giubileo straordinario, ha voluto porre un accento specifico sul potente messaggio di Gesù Cristo sulla misericordia.
Già da cardinale, il futuro papa riteneva nel pensiero delle sue pubblicazioni che la moralità cristiana non dovesse essere un titanico sforzo di volontà, bensì una risposta alla misericordia di Dio. Non è quindi per lui questione di non sbagliare mai, ma di saper riconoscere il proprio errore e risollevarsi e in questo la moralità cristiana rappresenta un’autentica rivoluzione. Commentando il passo evangelico di Gesù e della donna adultera, papa Francesco ha ribadito il fatto che Dio non si dimentica mai dell’uomo, ma non si dimentica nemmeno di continuare a ricordargli l’importanza di chiedere perdono. Per l’enfasi posta nella misericordia, molti sono tornati al cristianesimo e ad accostarsi al sacramento della confessione, risultato di quello che molti hanno definito “effetto papa Francesco”. A ogni modo questo stesso pensiero del pontefice sembra non aver sortito il medesimo effetto nel calo delle vocazioni sacerdotali in seno alla chiesa, e in particolare nell’ordine dei gesuiti.
Il portavoce vaticano Greg Burke disse all’epoca del giubileo della misericordia che l’enfasi posta da papa Francesco sul tema della misericordia si sarebbe esteso ” persino a quanti siano colpevoli dei peggiori crimini “.
Papa Francesco, eletto al soglio pontificio nel 2013 all’età di 76 anni, ha affrontato diverse sfide legate alla sua salute nel corso degli anni.
In precedenza, nel 1957, a 21 anni, subì una ” lobectomia ” polmonare, con l’asportazione del lobo superiore del polso destro, a causa di tre conseguenti a una grave infezione respiratoria. Tuttavia non risentì mai di alcuna limitazione nelle sue attività. Durante la Sede Vacante del 2013, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, alcuni Cardinali contrari alla sua elezione diffusoro invano tra i loro colleghi false notizie sulla sua condizione di salute per ostacolare la sua candidatura.
Il primo ricovero ospedaliero, non contando l’intervento ambulatoriale per cataratta avvenuto nel 2019 in gran segreto alla Clinica Pio XI, fu il 4 luglio 2021 al Policlinico Gemelli di Roma per una stenosi diverticolare sintomatica del colon.
Negli ultimi anni, ha sofferto di episodi ricorrenti di infezioni respiratorie. Nel marzo 2023, fu ricoverato per una bronchite acuta e infettiva, che lo costrinse a rinunciare alla tradizionale Via Crucis per evitare esposizioni al freddo. Successivamente, nel dicembre 2024, affrontò una bronchite che lo portò a cancellare la partecipazione alla Cop28 di Dubai.
Oltre ai problemi respiratori, ha affrontato altre sfide fisiche. Nel dicembre 2024, subì una caduta che gli causò un livido evidente al mento. Nel gennaio successivo, riportò una contusione all’avambraccio distrutto a seguito di un altro incidente domestico. Inoltre, soffriva di sciatalgia e gonalgia, condizioni che avevano influenzato la sua mobilità, rendendo necessario l’uso di un bastone o della sedia a rotelle in diverse occasioni.
Il 14 febbraio 2025 è stato nuovamente ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma a causa di una bronchite con infezione polimicrobica, complicata in una polmonite bilaterale. È stato inviato il successivo 23 marzo, con l’intento di proseguire la convalescenza presso la residenza di Santa Marta; prima di lasciare l’ospedale, ha salutato giornalisti e fedeli, facendo la sua prima apparizione pubblicata dopo cinque settimane. Nelle settimane seguenti, le sue condizioni cliniche sembravano mostrare un miglioramento progressivo, con la sospensione della “ventilazione meccanica non invasiva” e la riduzione della necessità di ossigenoterapia ad alti flussi; inoltre, erano stati registrati progressi durante la fisioterapia respiratoria e motoria, con un miglioramento anche della voce, inizialmente compromessa dalla malattia. Il Papa aveva anche ripreso alcune attività lavorative, nonostante i medici avessero prescritto un periodo di riposo di almeno due mesi, durante il quale avrebbe continuato a seguire un regime di “dimissioni protette”, con assistenza sanitaria 24 ore su 24 presso la sua residenza.
Il 29 marzo 2025 non ha partecipato alla tradizionale Via Crucis al Colosseo, seguendo la celebrazione da Casa Santa Marta. Nonostante l’assenza, ha scritto personalmente le meditazioni delle quattordici stazioni, un fatto raro nel suo pontificato, affrontando temi come la guerra, la sofferenza e l’ingiustizia.
Il 6 aprile 2025, a sorpresa, si è presentato in piazza San Pietro al termine della messa, accompagnato in sedia a rotelle dai suoi assistenti, e rivolgendo alla folla un breve saluto.
Nel messaggio di Pasqua “Urbi et Orbi”, pronunciato il 20 aprile 2025, è apparso dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro per rivolgere un appello alla pace.
Il 21 aprile 2025 il Cardinale e Camerlengo Kevin Joseph Farrell ha annunciato ufficialmente la scomparsa del Papa, avvenuta alle 7,35 del mattino stesso, all’età di 88 anni.
Nella stessa serata sono state rese note le cause del decesso (ictus e collasso cardio-circolatorio irreversibile), accertato attraverso un’elettro-cardio-tanato-grafia dal professor Andrea Arcangeli, direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano.
La Sala stampa della Santa Sede ha diffuso anche il “testamento” di Papa Francesco, originariamente dettato nel giugno 2022 a Casa Santa Marta, in cui il pontefice aveva dato soltanto un’indicazione riguardante la propria sepoltura, chiedendo che avvenisse nella Basilica di santa Maria Maggiore, e che le spese fossero coperte da un donatore anonimo, incaricato dallo stesso papa: “La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus”.
A cura di Pier Luigi Cignoli editorialista – Foto Imagoeconomica