L’albero di Natale è un simbolo allestito in casa o in luoghi pubblici durante il periodo natalizio, solitamente una conifera sempreverde, come un abete naturale o artificiale, che viene decorata con luci natalizie, palline, festoni, fiocchi e spesso una stella (che si ispira alla stella cometa o di Betlemme) in cima. Originario della Germania e associato a San Bonifacio è una delle più diffuse usanze della celebrazione del Natale in molti Paesi. Un tempo l’albero era sempre di origine naturale, di solito un piccolo abete che veniva tagliato nel bosco e portato in casa come addobbo natalizio. In epoca industriale iniziarono il commercio degli abeti coltivati e degli abeti di materiale plastico, in vari formati e colori.
L’abete può essere portato in casa o tenuto all’aperto, viene preparato qualche giorno o qualche settimana prima di Natale e rimosso dopo l’Epifania. Nelle grandi città è d’uso abbellire una delle piazze principali con un grande abete.
Quando l’albero viene collocato in casa, è tradizione in Italia che nei pressi o ai suoi piedi venga collocato anche il presepe, come pure siano collocati anche i regali di Natale ben impacchettati, in attesa del giorno della festa in cui potranno essere aperti.
Nella tradizione milanese l’albero di natale viene preparato a Sant’Ambrogio, patrono di Milano, il 7 dicembre; mentre nella tradizione barese è allestito a San Nicola, patrono di Bari, il 6 dicembre. Un’altra usanza ne prevede la preparazione l’8 dicembre, ovvero durante la Festa dell’Immacolata Concezione.
L’immagine dell’albero come simbolo della “axis mundi” che collega il Cielo supremo sede della Divinità (specificamente la stella polare) e la Terra, ha origini molto antiche e trova riscontri in diverse religioni.
Alberi naturali:
In genere per l’albero di Natale in Italia si usa un peccio (Picea abies) detto anche abete rosso; mentre nell’Europa Centrale e nei Paesi nordici è comune anche l’uso di abeti (Abies alba); più raramente si usano pini o altre conifere sempreverdi, ma possono essere usati anche altri tipi di albero, come per esempio “Magnolia grandiflora“.
Alberi artificiali:
Oltre ai pini e abeti veri, si utilizzano, in particolar modo nel mondo occidentale, degli alberi di Natale artificiali, di dimensioni e materiali diversi, realistici o meno e che vengono prodotti industrialmente, di design o artigianali. I primi alberi di Natale fittizi venivano realizzati in Germania durante il diciannovesimo secolo per ovviare al problema della deforestazione, ed erano rivestiti di piume d’oca colorate di verde. Gli alberi di piume continuarono a essere prodotti durante i primi anni del secolo seguente e si diffusero negli USA grazie agli immigrati tedeschi. Sempre negli Stati Uniti, durante l’età dello spazio, hanno avuto un certo successo quelli in alluminio, i primi alberi di Natale artificiali non verdi ad avere successo commerciale su vasta scala. Oltre a garantire la salvezza di molte conifere che verrebbero usate come alberi di Natale, le piante artificiali risultano pratiche ed economiche e rappresentano l’unica soluzione per coloro che soffrono di “allergia alla conifere”.
Il Chichilaki è invece un particolare tipo di albero di Natale, prodotto in Georgia, sfogliando rami di nocciolo o di noce, ottenendo così un ramo con delle fronde arricciate molto leggere, a cui vengono attaccati frutti secchi.
Ornamenti:
Fra gli ornamenti più diffusi con cui addobbare gli alberi di Natale si possono citare le caratteristiche palline (quelle più diffuse sono sferiche, poi ne esistono innumerevoli varianti, per esempio coniche, a forma di campanella, di pigna e così via), realizzate in vetro soffiato o altri materiali generalmente ricoperti da una vernice colorata e riflettente o spruzzate d’argento, oro, o bianco. Spesso si usano anche fiocchi colorati di tessuto; sono molto diffusi i “festoni” e i fili perlati. File di mini-luci elettriche hanno progressivamente sostituito nel Novecento l’uso di candele posizionate sui rami; sono di solito colorate o intermittenti, e tendono a ricordare luci fatate (specialmente se la loro luce è riflessa è diffusa dai festoni o dalle altre decorazioni, o dai rami stessi dell’albero). Fra i gadget in commercio già da diversi anni, si stanno diffondendo le file di luci elettriche musicali, che riproducono, talvolta in sincronia con l’intermittenza, tradizionali musiche natalizie come Jingle Bells, Withe Christmas o All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey. La cima dell’albero è in genere arricchita da un puntale, in genere simile alle palle per colore, materiale e tipo di decorazioni, molto spesso a forma di stella, con riferimento alla stella cometa. Alcuni spruzzano sui rami dell’albero diversi generi di neve artificiale. Si usano inoltre altre decorazioni di vario tipo (pupazzi di Babbo natale, stelle ecc.) da appendere sui rami.
Fra le decorazioni meno comuni ma dotate di una certa tradizione, si possono ricordare la frutta secca; certi tipi di frutta colorata come le arance; i biscotti alla zenzero; le decorazioni in pasta di sale o marzapane; piccoli personaggi (Babbo natale, angeli, renne e così via), o piccoli giocattoli. Talvolta non vi è alcun limite alla creatività di chi addobba l’albero, che può quindi essere, pur nella tradizione, estremamente “personale”. Non è inconsueto, per esempio, che oggetti dotati di un forte valore emotivo (per esempio donati da persone care) vengano collocati in particolari “posizioni d’onore” sull’albero, a prescindere da considerazioni strettamente estetiche.
Fra i colori più tradizionali delle decorazioni natalizie si devono probabilmente citare il rosso, l’oro, il verde e l’argento, ma tutti i colori sono ammessi e utilizzati.
Il puntale:
Il puntale (in inglese tree-topper) è quell’elemento decorativo che viene posto sulla punta dell’albero natalizio.
Nonostante esistano tantissimi tipi di puntale diversi per forma, genere e colore, il puntale tradizionale è quello composto da un angelo, che vuole rappresentare l’angelo Gabriele durante la sua visita alla casa della Vergine Maria per annunciare il prossimo concepimento. È certo che questo genere di puntale fu molto comune durante il periodo Vittoriano, ed in particolar modo nel Regno Unito. La Rivista Illustrata delle Notizie di Londra pubblicò una fotografia della Regina Vittoria, del Principe Alberto e della loro famiglia attorno ad un albero natalizio coronato da un puntale a forma di angelo. La notevole influenza della Regina, anche in ambito modaiolo e culturale, fece sì che l’angioletto divenisse il puntale più comune nelle case dei cittadini inglesi.
Successivamente si sono anche iniziati a utilizzare dei puntali a forma di stella, che vogliono rappresentare la Stella Cometa che i Re Magi seguirono per raggiungere la grotta della Natività.
Le Luci:
Oltre alle palle colorate e agli addobbi, una peculiarità dell’albero natalizio sono le luci elettriche, che vengono poste tutto attorno all’albero al fine di creare un gradevole effetto di luci colorate.
La tradizione di utilizzare lucine elettriche è figlia di una più antica tradizione tedesca; quella di addobbare il proprio albero natalizio con delle candele, la cui luce era metafora di “Cristo come luce del mondo“.
La diffusione delle luci alimentate ad elettricità è tuttavia stato un percorso lungo. Comunemente, lo statunitense Edward H. Johnson è considerato il padre dell’albero natalizio come lo conosciamo. Quest’ultimo, socio del famoso inventore Thomas Edison, utilizzò per la prima volta delle luci elettriche per addobbare l’albero della propria abitazione nel 1885. La notizia è giunta sino ai giorni nostri grazie ad un articolo che, per l’occasione, fu pubblicato su un quotidiano di Detroit.
Appena dieci anni dopo, nel 1895, anche la Casa Bianca si dotò del proprio albero natalizio addobbato con luci elettriche.
La prima azienda a produrre stringhe luminose per i cittadini fu invece la General Electric Co. di Harrison, nel New Jersey. Tuttavia, a causa degli allora alti costi di produzione dell’energia elettrica, la quasi totalità dei cittadini continuò a preferire le classiche candele di cera per addobbare i propri alberi casalinghi, e solo a partire dal 1940 si assiste a una graduale sostituzione delle candele con luci elettriche.
La produzione delle decorazioni natalizie:
Gli Stati Uniti d’America sono stati il primo paese al mondo a “massificare” la produzione e la vendita di ornamenti per gli alberi natalizi.
Tra i primi produttori in assoluto vi fu William DeMuth, di New York, che nel 1870 iniziò a produrre in serie delle palline sferiche in vetro a tema natalizio. Da quel momento e sino a circa il 1910, decine di piccole attività sorsero in giro per gli Stati Uniti, sino a quando il colosso dei supermercati americani Woolworth’s decise di immettere nel proprio listino le decorazioni natalizie, divenendo così il primo rivenditore a livello nazionale.
Il primato di Woolworth’s resiste ancora nel ventunesimo secolo, con un giro di affari annuale di circa 25 milioni di dollari e un potenziale di vendita di circa 200.000 pezzi per singolo articolo presente in listino.
La storia:
Una leggenda fa risalire l’usanza al 724, quando nel territorio della tribù germanica dei Catti, presso l’attuale Fritzlar, il Missionario anglosassone Winfrid – poi conosciuto come San Bonifacio – abbatté a colpi d’ascia una quercia sacra al dio Thor con l’intento di fermare i sacrifici umani che vi avvenivano e convertire quei popoli al cristianesimo e al suo posto crebbe un abete triangolare, che fu associato alla figura di Gesù Cristo come simbolo di immortalità e della Trinità (vista la forma).
Alla base dell’albero natalizio ci sono tuttavia gli antichissimi usi, tipici di varie culture, di adorare o di avere alberi sacri, come gli Alberi del Paradiso con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, e la credenza che le luci, che li illuminavano, corrispondessero ad altrettante anime. Allo stesso modo venivano ornati anche i vari Alberi cosmici con simboli del Sole, della Luna, dei pianeti e delle stelle. In particolare l’abete era sacro a Odino, potente dio dei Germani.
Gli abitanti dell’estremo Nord dell’Europa, per esempio, dove il sole “spariva” per settimane nel pieno dell’inverno, nella settimana precedente e successiva al giorno con la notte più lunga, officiavano le solennità per auspicare il ritorno del sole e credevano che l’abete rosso fosse in grado di esprimere poteri magici, poiché non perdeva le foglie nemmeno nei geli dell’inverno: alberi di abete venivano tagliati e portati a casa, decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato agli alberi.
I Romani usavano decorare le loro case con rami di pino durante le Calende di gennaio.
Nel Medioevo i culti pagani vennero generalmente intesi come una prefigurazione della rivelazione cristiana. Oltre a significare la potenza offerta alla natura da Dio, l’albero divenne quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e della Chiesa, rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra. Nella Bibbia il simbolo dell’albero è peraltro presente più volte e con più significati, a cominciare dall’Albero della vita posto al centro del paradiso terrestre (Genesi, 2.9) per arrivare all’albero dellaCroce passando per l’Albero di Jesse.
L’albero natalizio ha una valenza cosmica che lo collega alla rinascita della vita dopo l’inverno e al ritorno della fertilità della natura. L’albero cosmico o albero della vita è stato anche associato alla figura salvifica di Cristo e alla croce della Redenzione, fatta appunto di legno. Secondo una pia leggenda, il legno della croce sarebbe stato ricavato da un ramoscello dell’Albero della Vita del Paradiso terrestre che l’arcangelo Michele avrebbe donato a Set per portare conforto al padre Adamo moribondo.
L’abete, sin dall’epoca egizia è stato posto in relazione con la nascita del dio di Biblo, dai Greci fu consacrato ad Artemide, protettrice delle nascite e sempre dai Greci era ritenuto simbolo della rinascita rappresentata dal nuovo anno. Sarà poi venerato dai popoli dell’Asia settentrionale e, in particolare, dai Celti e dai Germani che lo associavano alla nascita del fanciullo divino e a sua volta alla festività del solstizio invernale. Per il Cristianesimo l’abete diventò simbolo di Cristo e della sua immortalità.
La tradizione dell’albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca (vedi per esempio l’usanza dei “mercatini di Natale), sia cattolica che protestante, sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel resto del mondo cattolico (che spesso lo affianca al tradizionale presepe). A riprova di questo, esiste anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nel luogo cuore del Cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma. D’altronde un’interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l’uso di addobbare l’albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come “albero” sia come “legno”) in ricordo della Croce che ha redento il mondo (Padre Thomas Le Gal); si noti la similitudine dell’albero con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasill dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini: similitudini queste sincreticamente assorbite nel culto cristiano che celebra l’albero di Natale e la Croce stessa. La similitudine tra albero sacro e Croce fu usata anche dai missionari cristiani tra l’VIII e X secolo per convertire i popoli germanici dell’Europa centro-settentrionale.
Il teologo luterano Oscar Cullmann sostiene invece che l’albero di Natale accoglie, certamente, i miti dell’albero, simbolo del rinnovarsi della vita, delle antiche genti europee (e asiatiche, amerinde ecc.), ma direttamente esso trae la sua origine dagli alberi innalzati, e ornati di frutti e altri simboli cristiani, davanti alle cattedrali cristiane: durante queste cerimonie, quasi liturgiche, si mettevano in scena episodi biblici.
Alle origini dell’usanza si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo ed Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi avevano una profonda valenza “magica” per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici. Non a caso, sempre in Germania, l’abete era anche il posto in cui venivano posati i bambini portati dalla cicogna.
L’uso moderno dell’albero nelle celebrazioni pubbliche nasce, secondo lo storico amatoriale livone Friedrich Amelung, a Tallin in Estonia, nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza Raekoja, la piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Anche la città di Riga, in Lettonia, è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di Capodanno” fu addobbato nella città nel 1510). Entrambe le rivendicazioni in realtà sono probabilmente errate e non si trattava con certezza di alberi.
Secondo altre fonti l’albero di Natale come è conosciuto sarebbe originario della regione di Basilea in Svizzera dove se ne trovano tracce risalenti al XIII secolo.
L’usanza, originariamente intesa come legata alla vita pubblica, entrò nelle case a partire dal XVI secolo. Ingeborg Weber-Kellermann, professoressa di etnologia a Margurgo, ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La leggenda vuole che sia stata una trovata del fondatore del protestantesimo, Martin Lutero rimasto incantato da un abete nel bosco la notte di Natale tanto da portarlo a casa propria dai suoi bambini come simbolo della nascita di Cristo, e agli inizi del XVIII secolo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L’uso di candele per addobbare i rami dell’albero è attestato già in quel secolo e la leggenda ne attribuisce l’origine pure a Lutero, che con esse volle simboleggiare le stelle create da Dio.
Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del Reno, mentre era meno diffusa nelle regioni germaniche più a sud, dove i cattolici lo consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nasssau-Weilburg, ed in Fancia nel 1840, introdotto da Elena di Meclemburgo- Schwerin duchessa d’Orleans. Nei primi anni del secolo, inoltre, in Svizzera e Germania si iniziò a produrre e a commerciare gli alberi di Natale, che divennero così parte del consumismo. Un contributo decisivo alla sua diffusione venne anche dalla Gran Bretagna: a metà del XIX secolo, infatti, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, marito della regina Vittoria, date le sue origini germaniche volle introdurre nelle proprie residenze l’uso a lui familiare dell’albero di Natale; la novità si estese presto come una moda in tutto il Regno Unito, e da lì a tutto il mondo anglosassone.
Il primo albero di Natale elettricamente illuminato fu creato da Edward H. Johnson, un socio dell’inventore Thomas Edison. Mostrò con orgoglio il suo albero di Natale, che era cablato a mano con 80 lampadine a incandescenza elettriche rosse, bianche e blu, da una misura simile ad una noce, il 22 dicembre 1882 nella sua casa sulla Fifth Avenue a New York City. Nel 1895, il presidente degli Stati Uniti, Grover Cleveland, sponsorizzò con orgoglio alla Casa Bianca il primo albero di Natale illuminato elettricamente con centinaia di lampadine elettriche multicolori.
In Italia la prima ad addobbare un albero di Natale fu la Ragina Margherita nella seconda metà dell’Ottocento al Quirinale, e da lei la moda si diffuse velocemente in tutto il Paese: non a caso l’albero di Natale è una delle poche tradizioni straniere ad essere arrivate in Italia prima della sua diffusione, di tipo più consumistico, del secondo dopoguerra.
Nei primi anni del Novecento gli alberi di Natale hanno conosciuto un momento di grande diffusione, diventando gradualmente quasi immancabili nelle case dei cittadini sia europei che nordamericani, e venendo a rappresentare il simbolo del Natale probabilmente più comune a livello planetario. Nel dopoguerra il fenomeno ha acquisito una dimensione commerciale e consumistica senza precedenti, che ha fatto dell’albero di Natale un potenziale “status symbol” e ha dato luogo, insieme alle tradizioni correlate, alla nascita di una vera e propria industria dell’addobbo natalizio.
La coltivazione degli alberi di Natale:
Coltivare pini, abeti rossi ed abeti sempreverdi da vendere durante le festività natalizie è un’attività lavorativa ben radicata nei paesi anglofoni, in particolar modo negli Stati Uniti d’America e in Canada.
La prima azienda specializzata nella coltivazione di alberi natalizi nacque nel 1901 negli Stati Uniti, più precisamente nello Stato del New Jersey. Tuttavia sino a circa il 1940 la quasi totalità dei cittadini americani continuò, durante le festività, a tagliare i propri alberi dalle foreste. Questo poiché, nell’immaginario collettivo di allora, gli alberi coltivati dalle aziende private erano percepiti come alberi di medio-bassa qualità. Tale visione è poi gradualmente cambiata con il procedere del XX secolo, soprattutto grazie alle innovazioni colturali e tecnologiche avvenute nel settore agricolo.
A partire dal 1950 si è poi assistito a un costante aumento delle aziende attive in questo settore, sospinte soprattutto da una sempre maggiore domanda, anche a seguito della crescente urbanizzazione della popolazione statunitense.
Sino all’inizio degli anni ’80 il mercato degli alberi natalizi vide una continua espansione, per poi iniziare lentamente a contrarsi sul finire dello stesso decennio. Ciononostante, circa il 98% degli alberi natalizi vivi venduti in giro per il mondo provengono da aziende di coltivazione specializzate.
Con il passare dei decenni visitare queste aziende nel periodo pre natalizio è divenuta una vera e propria tradizione americana, con le stesse aziende che hanno favorito ed incoraggiato il più possibile questa tendenza.
Per esempio nello Stato del Minnesota, è una vera tradizione familiare quella di scattarsi delle fotografie sotto gli alberi natalizi, appena prima di essere acquistati. Le famiglie possono inoltre “prenotare” degli alberi per gli anni a venire, che saranno tagliati solo quando l’acquirente sarà soddisfatto della grandezza dell’albero.
Esistono poi aziende che, servendo intere famiglie per generazioni, sono divenute dei veri e propri punti di riferimento per le festività di molti cittadini.
Tra le molte opportunità offerte da queste aziende, vi è anche quella di poter tagliare da sé l’albero natalizio prescelto. Ma non solo: durante il periodo natalizio, all’interno di queste coltivazione, non è inusuale trovare la casa di Babbo Natale, dove oltre alle fotografie e alle letterine portate dai bambini viene anche offerto ai visitatori del sidro di mele o della cioccolata calda. In alcune delle aziende più grandi si organizzano anche delle corse su slitte trainate da cani o cavalli.
Le imprese coltivatrici si sono quindi aperte al pubblico, ed hanno affiancato alla propria attività commerciale una sfera del tutto emozionale, maggiormente accattivante per le famiglie che intendono raggiungere con i propri prodotti.
Contrariamente a quanto si possa credere, negli Stati Uniti ci sono delle associazioni che sostengono l’utilizzo di alberi natalizi vivi, rispetto a quelli artificiali. Per esempio la National Christmas Tree Association (NCTA) ha dichiarato che ogni ettaro di alberi natalizi in coltivazione produce giornalmente una quantità di ossigeno bastevole per circa 39 persone, e che la produzione americana (circa 200.000 ettari) produce ossigeno giornaliero per circa 9 milioni di cittadini.
L’albero di Natale di Piazza San Pietro:
La tradizione dell’albero di Natale in piazza San Pietro è stata avviata nel 1982 per volere di Giovanni Paolo II, che quell’anno aveva ricevuto in dono un abete da un contadino polacco portato dall’uomo fino a Roma.
Da allora è tradizione che ogni anno ogni regione europea porti in dono un gigantesco abete proveniente dai propri boschi per essere poi issato al centro della piazza, accanto al presepe anch’esso offerto ogni anno da una diversa località del mondo.
In riferimento a questa usanza, oggi acquisita anche da alcune famiglie cristiane, di addobbare un albero nel periodo natalizio, la Congregazione per il culto scrive: “A prescindere dalle sue origini storiche, l’albero di Natale è oggi un simbolo fortemente evocativo, assai diffuso negli ambienti cristiani; evoca sia l’albero della vita piantato al centro dell’Eden, sia l’albero della croce, e assume quindi un significato cristologico. Sotto l’albero si possono aggiungere dei “doni”; tuttavia, tra i doni posti non dovrà mancare quello per i poveri: essi fanno parte di ogni famiglia cristiana”.
In piazza San Pietro l’albero e il presepe vengono solitamente inaugurati la sera del 7 dicembre, vigilia della festa dell’Immacolata Concezione, e spenti il giorno della solennità del battesimo de Signore, la domenica successiva alla festa dell’Epifania, che secondo il calendario liturgico conclude il tempo di Natale.
Grazie e AUGURI a tutti.
A cura di Pier Luigi Cignoli editorialista – Foto ImagoEconomica