A distanza di 50 anni, riapre la “DOMUS TIBERIANA” nel Parco Archeologico del Colosseo a seguito di gravi problemi strutturali.
“IMAGO IMPERII” è il titolo attribuito all’evento in cui si racconta la storia del palazzo imperiale.
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nell’occasione, ha dichiarato: “Il Parco archeologico del Colosseo prosegue con l’obiettivo di restituire al pubblico spazi preclusi alla visita. Ai nuovi e diversificati percorsi aperti negli ultimi anni, oggi si aggiunge un risultato storico, ovvero l’apertura al pubblico della Domus Tiberiana: viene così finalmente restituito il percorso circolare tra il Foro Romano e il Palatino attraverso i suggestivi spazi del Palazzo Imperiale. Un risultato raggiunto con un forte impegno di squadra durante lunghi lavori di restauro e riqualificazione funzionale del monumento.”
Il Direttore del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, ha sottolineato: “Questo è un altro passo importante verso la piena fruizione dell’area archeologica centrale di Roma, la più grande al mondo in un contesto urbano straordinario. Grazie all’incessante operosità del Parco archeologico del Colosseo e alle ingenti risorse che continuano a essere investite nella valorizzazione del sito, da oggi cittadini e visitatori provenienti da tutto il mondo potranno godere di un ambiente che riapre al pubblico dopo quasi mezzo secolo dalla sua chiusura.”
LA STORIA: La “Domus Tiberiana”, è un palazzo imperiale sito sul Palatino.
Fu commissionata dall’Imperatore Tiberio ed edificata sul lato occidentale della collina, in una vasta area tra il Tempio della Magna Mater e le pendici del Foro Romano.
Sopra di esso si estendono i cinquecenteschi Orti Farnesiani, di cui solo una parte è stata portata alla luce, quella marginale, mentre il nucleo centrale, interessato solo da saggi alla metà del XIX secolo, è ancora fondamentalmente inesplorato.
Si racconta che Tiberio scelse come sito quello dove si trovava la sua casa natale, proprio sulla collina.
La fase iniziale del palazzo doveva essere limitata alla parte centrale degli odierni giardini, mentre Caligola lo ampliò verso il Foro e Domiziano lo fece restaurare. In questo restauro fu creato l’ingresso monumentale sul Foro, dove doveva avere sede anche la Guardia Pretoriana. Qui poi sorse la Chiesa di Santa Maria Antiqua.
La zona centrale del giardino fu sondata dal Rosa tra il 1861 ed il 1863.
Della parte centrale della “domus” si conosce solo un grande peristilio circondato da stanze e dal quale si staccava un corridoio che finiva probabilmente presso gli ambienti scavati nei pressi del tempio della Magna Mater, mentre altri corridoi, probabilmente, portavano nel criptoportico della Domus Transitoria neroniana.
Il lato sud, verso il tempio e la più antica Casa di Livia, è stato scavato a fondo ed ha dato alla luce una fila di diciotto stanze rettangolari coperte da “volta a botte”. L’ottava da destra conserva un tratto di volta dipinta con riquadri che contengono scene figurate (una figura femminile, una pantera e degli uccelli), databili al III secolo d.C., mentre le pareti in laterizio sono databili alla ricostruzione neroniana dopo L’incendio del 64. Sempre su questo lato, all’angolo sud, si trova una vasca ovale con gradini, forse un “vivarium” per i pesci.
Il lato est è delimitato dal lungo criptoportico attribuito all’età neroniana. Vi si aprono finestre su un lato e conserva resti di pitture e dei pavimenti a mosaico. Un frammento del soffitto in stucco è decorato da cassettoni e da un pannello con quattro “Eroti”.(Erotes, sono un insieme di figure collettivamente associate all’amore divino e alla sessualità)
Da qui si può accedere alla Domus Augustana.
Il lato nord verso il Foro è quello meglio visibile, disposto lungo una via in salita identificata con il “Clivus Victoriae”. Alcuni ambienti orientati a nord-est/sud-ovest sono più antichi (domizianei) e sopra di essi si appoggiarono altre strutture adrianee orientate nord/sud che scavalcano la via antica con archi. In questi ambienti sono stati scoperti graffiti con liste di conti e nomi di monete, il che ha fatto pensare alla sede del fisco imperiale, forse dove veniva decisa la diffusione di nuovi coni. In seguito queste strutture vennero usate come magazzino.
Le fonti riportano che la Domus Tiberiana comprendeva almeno una biblioteca, sede anche dell’archivio imperiale, che subì un incendio al principio del 192 d.C., sotto Commodo.