
Erica Agostini è nata a Padova il 29 novembre 1979, ma lavora e vive a Santarcangelo di Romagna (RN) ed “ETERY STUDIO” è l’identificazione della sua ricerca creativa e visiva.
Ha scelto la fotografia quale “personale linguaggio per esplorare molteplici estetiche, prospettive e visioni.
Dopo un lungo percorso nel “segmento” della musica e dell’arte “PERFORMATIVA” ha voluto ampliare i suoi confini espressivi.
Così. attraverso l’immagine racconta il mistero che nasce dall’interazione spontanea con il momento, con l’attimo, lasciando che sia la luce a guidare come protagonista il processo creativo.
Per questo e non a caso, Erica, in simbiosi costante con Etery Studio, si propone come sinonimo di ricerca, una soluzione visiva originale che “narra” l’identità di chi si rivolge a Lei per dare forma, concretezza alle proprie idee.
Nel suo “iter” è sempre alla ricerca dell’immagine che amplifica l’esperienza, che dialoga con altre forme d’arte trasformando ogni fotografia in un segno tra visione e intuizione.
Lo scorso anno, il 7 maggio, presentò, sempre con gli ES Nova, un progetto “PRIVIATO” di elevata qualità musicale, fortemente innovativo e contenuto in soli 45 minuti, presso il Cinema Fulgor di Rimini.
Portò sullo schermo il “ghost concert dal vivo” dedicato all’ascolto in cui lo spettatore e la musica sono al centro della scena: è la mente il luogo dell’immaginazione, un modo unico per tornare a sé! Un vero successo, un trionfo: Erica ci regalò un messaggio per un domani migliore racchiuso in una serata indimenticabile, una serata che racconteremo, una serata in cui l’immaginario ha trionfato sulla realtà!
Quest’anno, 1° marzo 2025, Erica ci sorprende, affascina, abbaglia e sconvolge in una serie di visioni fotografiche, 12 in tutto, che entrano d’impatto nel nostro io portandoci a profonde riflessioni, estraniandoci dagli elementi materiali che ci circondano, proposte presso la Galleria Primo Piano in Rimini, Vicolo San Bernardino, 1.
“NOI – Visual ad sound experience”.
Leggiamo insieme le parole che le ha dedicato l’Artista Mauro Pipani.
“In un passato non molto distante, ho avuto il piacere di collaborare con il gruppo Es Nova a un progetto dal titolo AER, di cui sono stato l’ideatore. Il progetto è stato approvato nell’ambito di Arte Fiera Art City Bologna, in collaborazione con la Galleria Primo Piano di Rimini, che, in via delle Belle Arti, mise a disposizione lo spazio espositivo.
Ricordo questa esperienza come davvero coinvolgente, con una forte partecipazione di pubblico. Le installazioni artistiche sonore sono espressioni potenti che trasportano l’osservatore in un’altra dimensione, in un multiverso parallelo, in uno sfasamento temporale del presente che crea uno spazio visivo nuovo. In questo nuovo progetto, Erica Agostini, componente degli Es Nova e da tempo legata artisticamente alla fotografia, esegue e propone in galleria dodici scatti fotografici, creando una sequenza di un ritratto in movimento inserito in un paesaggio collinare completamente al buio. Il risultato delle immagini appare, tra segni, illuminazioni e visioni introspettive, in una diversa spazialità cosmica, portando l’osservatore ad una profondità intima personale che, se raggiunta, apre ad una riflessione sul proprio mondo interiore. Ancora una volta, l’uomo e il paesaggio, legati in una sintonia sacrale e indissolubile alla nostra vita, ci appaiono fotografati insieme nel buio. Così ci svelano le nostre distorsioni interiori, proprio come forse accade nella realtà più intima della nostra esistenza, nei nostri abissi più profondi.
L’esperimento fotografico in notturna è un tema poco approfondito nella letteratura fotografica. Si tratta di una tematica tecnicamente complicata, una disciplina chiamata in gergo fotografico light painting, che risale al 1800 e viene attribuita al francese Étienne-Jules Marey. Gli scatti di Erica ci rimandano a queste antiche prime sperimentazioni alchemiche, sulle tracce del movimento della luce nel buio. Ma l’aspetto più “controverso” e, se vogliamo, significativo, è che l’artista non fotografa qualcosa, anche se apparentemente accade, ma il suo scatto fotografico ritrae il buio stesso. Anche lo stesso Man Ray, nei primi del Novecento, rimase affascinato dal light painting, realizzando molteplici autoritratti al buio.
Lo stesso Picasso, con una piccola fonte luminosa, disegnò nell’aria al buio, creando così i celebri “disegni di luce” di Pablo Picasso, immortalati dal fotografo Gjon Mili.
Vorrei aggiungere, senza scendere troppo nella tecnicità dello scatto fotografico e della fotografia (Je suis un peintre de paysages abstraits contemporains), che Erica, aggiunge in questo progetto quello che è la sua valenza di sperimentatrice del suono della voce e qui inevitabilmente, la mia memoria non può far altro che andare all’indietro per ricordare il grande Demetrio Stratos, che coltivò un’importante esperienza solista con la voce.
Erica, assieme ad Alice Drudi e a Nicola Rosti, ottimo compositore contemporaneo e strumentista, costruiscono in sinergia, le tracce sonore del pianoforte a coda in sala di incisione, per compiere e concludere armonicamente questo progetto sensoriale, in cui ognuno è necessario all’altro.
La musica e il suono, in galleria, si avvicendano su tre punti sonori diversi e, a ogni punto dello spazio attraversato dal visitatore, l’ascolto muta, mentre le immagini diventano parte integrante di un’unica visione sensoriale.
Il significato intrinseco del progetto, racchiuso nel titolo “NOI”, come unità di ascolto e visione di immagini fotografiche, ci guida verso mutazioni e paesaggi mentali, ma anche verso un’unità progettuale in cui gli artisti lavorano in sinergia, in una pura amicizia artistica di perfetta integrazione.
Sappiamo molto bene come, in questo contesto storico, l’amicizia e gli scambi di esperienze tra le diverse discipline artistiche siano sempre più rari. Ognuno è chiuso nel proprio studio o nel proprio “quadrato”, coltivando la propria individualità, senza considerare che la crescita artistica personale è fatta di ben altro: di integrazione, scambio, collaborazione e dibattito tra generazioni a confronto. La storia dell’arte più antica ce lo insegna ragionevolmente”.
Bene: Erica è tutto questo!
A cura di Pier Luigi Cignoli editorialista – Foto Repertorio