STATUINA DI PINOCCHIO

Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini, nacque a Firenze il 24 novembre 1826 e vi morì il 26 ottobre 1890.

E’ stato uno scrittore e un giornalista, e raggiunse la celebrità per essere stato l’autore del romanzo ” Le avventure di Pinocchio – Storia di un burattino ” spesso noto semplicemente come ” Pinocchio ” , diventato uno dei grandi classici della letteratura di tutto il mondo e tradotto in 240 lingue.

Breve biografia.
Venne alla luce in Via Taddea a Firenze. Il padre, Domenico Lorenzini (1795-1848), originario di Cortona, era un cuoco e la madre, Angiolina Orzali (1800-1886), era sarta e cameriera, ambedue al servizio dei marchesi Ginori. Angiolina era figlia del fattore dei marchesi Garzoni Venturi, che amministrava il podere di Veneri, alle porte della località di Collodi, frazione di Pescia, il cui nome ispirò lo pseudonimo adottato da Lorenzini.

Dal matrimonio di Domenico con Angiolina nacquero dieci figli: il primogenito Carlo, poi Marianna (19 gennaio 1828 – 13 settembre 1829), Paolo (1829-1891), Maria Adelaide (1831-1871), Marianna Seconda (1832-1838), Giuseppina (1834-1850), Paolina Antonietta (1836-1839), Giovannina Letizia (1837-1839), Lorenzo (1839-1839) e Ippolito (1842-1923).
Carlo poté studiare proprio grazie all’aiuto della famiglia Ginori: durante l’infanzia (trascorsa perlopiù a Collodi presso il nonno materno), visse per un periodo in una loro casa in via Taddea quando il fratello Paolo divenne amministratore della fabbrica Ginori, nel “Palazzo Ginori di Via de’ Rondinelli, sulla facciata del quale una targa ne ricorda la permanenza durante gli ultimi anni della vita. Dal 1837 fino al 1842 entrò in seminario a Colle di Val d’Elsa; non diventò prete, ma ricevette una buona istruzione. Fra il 1842 e il 1844 seguì lezioni di “retorica e filosofia” a Firenze, presso un’altra scuola religiosa degli Scolopi.

Interruppe gli studi superiori nel 1844, ma aveva già iniziato a lavorare come commesso nella libreria Piatti di Firenze probabilmente fin dal 1843. Nel 1845 era tanto considerato da ottenere una dispensa ecclesiastica che gli permise di leggere i libri messi all’indice de libri proibiti. Non è certo che collaborasse a ” La Rivista di Firenze”, mentre a partire dal 29 dicembre 1847, pubblicando l’articolo di musicologia L’Arpa , iniziò a scrivere per ” L’Italia Musicale “, giornale milanese di cui divenne ben presto una delle firme di maggior richiamo. Il ruolo intellettuale di Collodi sarà prezioso, perché l’autore toscano trasmetterà a molti “scapigliati” milanesi alcune tematiche critiche fondamentali, relative al teatro di prosa e musicale, alla poesia e al romanzo del suo tempo, che alimenteranno a lungo il dibattito culturale nel nostro paese.

Nel 1848, allo scoppio della 1ma guerra d’indipendenza, si arruolò volontario, combattendo con il battaglione toscano a Curtatone e Montanara.
Tornato a Firenze, fondò uno dei maggiori giornali umoristico-politici dell’epoca, ” Il Lampione “, “giornale per tutti”, sospeso l’11 aprile 1849 per l’avvenuta restaurazione. Ne riprese la pubblicazione il 15 maggio 1860 con un suo articolo che cominciava: ” Ripigliando il filo del nostro discorso interrotto ecc.”, interrotto da 11 anni!».

Cominciò per lui, patriota, un periodo non facile nella Toscana granducale, tanto che Lorenzini viaggiò spesso a Milano e Torino, fermandovisi per lunghi periodi. Il giornalismo umoristico fu allora la sua principale risorsa: da qui la collaborazione con numerose testate umoristiche che affrontavano, all’insegna del riso e del sorriso, argomenti artistici, teatrali e letterari: l’Arte , La Scena (a cui collaborò anche Ippolito Nievo), La Lente e altre. Nel 1853 fondò lo ” Scaramuccia” , che divenne presto uno dei maggiori giornali teatrali italiani, fornendo letteralmente il modello a tanti altri fogli analoghi, sorti in tutta Italia. Si occupò di tutto con grande competenza: musica, teatro, letteratura.
Nel 1856, collaborando con il giornale umoristico fiorentino ” La Lente “, si firmò per la prima volta con lo pseudonimo di Carlo Collodi.
Dello stesso anno sono le sue prime opere importanti: Gli amici di casa e Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica.

Nel 1859 partecipò alla 2da guerra d’indipendenza, arruolandosi come volontario nel reggimento sabaudo dei Cavalleggeri di Novara. Finita la campagna militare ritornò a Firenze.

Nel 1860 diventò censura teatrale. Nel 1868, su invito del “Minister9 della Pubblica Istruzione, entrò a far parte della redazione di un dizionario di lingua parlata, il ” Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze”.

Nel 1875 ricevette dall’editore Felice Paggi l’incarico di tradurre le “Fiabe francesi” più famose.
Collodi non solo tradusse, ma ricreò in italiano, inserendovi una ” morale “, un corpus di fiabe sotto il titolo ” I racconti delle fate “, tratte dall’edizione Hachette del 1853 di fiabe di Charles Parrault, Marie-Catherine d’Aulnoy, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Il volume uscì l’anno successivo.
Nel 1877 apparve ” Giannettino ” e nel 1878 fu la volta di ” Minuzzolo “.

Il 7 luglio 1881, sul primo numero del periodico per l’infanzia Giornale per i Bambini (pioniere dei periodici italiani per ragazzi diretto da Ferdinando Martini), uscì la prima puntata de ” Le avventure di Pinocchio “, con il titolo Storia di un burattino.

 

 

NOTA: Secondo il saggio di Gianni Greco Quel copione di Collodi (Pinocchio non fu il primo naso) , del 2018, Collodi si sarebbe ispirato per la stesura del suo più celebre romanzo a fonti antecedenti. Nel 1883 pubblicò Le avventure di Pinocchio raccolte in volume. Dal 12 aprile di quell’anno, e fino all’8 dicembre 1886, fu direttore del Giornale per i Bambini.

All’apice del successo, il 26 ottobre 1890, Collodi si sentì male sulle scale di casa mentre stava rientrando, alle 22:30. Portato nel suo letto, morì pochi minuti dopo, forse per un “aneurisma”, poco meno di un mese prima di compiere 64 anni.
È sepolto nel Cimitero delle Porte Sante.
Si è spesso parlato di un’affiliazione di Collodi alla ” massoneria “. Il mondo massonico, in effetti, si fregia di tale presunta appartenenza dell’illustre scrittore. Tuttavia, come recentemente dimostrato da Daniela Marchesini, curatrice della pubblicazione integrale delle opere di Collodi, non vi sono dimostrati reali in questa direzione. Analizzando gli elenchi di affiliazioni e gli archivi dell’epoca, la Marcheschi ha dimostrato l’infondatezza del dato: Collodi, documenti alla mano, non è ascrivibile tra gli affiliati. Quindi, nonostante siti internet legati al mondo culturale massonico affermino una tale appartenenza, non è stata prodotta, a oggi, alcuna documentazione al riguardo.

Come illustra la Marcheschi, tutta la tesi dell’affiliazione di Collodi alla massoneria si fonderebbe su un’errata comprensione di un saluto in calce a una sua lettera; in essa la contrazione ” suo affo ” è stata letta come “fratello” anziché “affezionato”: tanto è bastato per costruire la storia di un ” Collodi massone “. Le difficoltà incontrate lungo la sua vita sarebbero inoltre conferma del fatto che l’autore non poteva contare su potenti appoggi. Nonostante certa letteratura voglia a ogni costo trovare un messaggio massonico ed esoterico specialmente nel suo ” Le avventure di Pinocchio “, rimane molto più realistica quella lettura che coglie nella filigrana del testo l’intreccio di una fede cristiana con le vicende personali della vita dell’autore.

Nel 1962 è stata costituita la ” Fondazione Nazionale Carlo Collodi ” che ha, tra i suoi scopi, quello di diffondere e far conoscere nel mondo le opere del Collodi, in particolare ” Le avventure di Pinocchio “.
Con DM del 9 giugno 2009 è stata istituita l’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, presieduta da Daniela Marchesini.

A cura di Pier Luigi Cignoli editorialista – Foto ImagoEconomica

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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