FRAMMENTI DI CULTURA – ALBERTO SORDI
Alberto Sordi nacque a Roma il 15 giugno 1920, dove morì il 24 febbraio 2003
E’ stato un attore, un regista, un comico, uno sceneggiatore, un compositore, un cantante e un doppiatore che con la sua poliedrica personalità ha lasciato un segno indelebile nella storia delle “spettacolo”!
E’ considerato uno dei più importanti “attori” del cinema italiano e non a caso ha recitato in ben 187 film. Inoltre si è distinto quale interprete di rilievo anche nella “commedia italiana” con Manfredi, Gassman, Tognazzi e Mastroianni. Con Aldo Fabrizi e Anna Magnani è stato tra i massimi esponenti della romanità cinematografica.
La sua storia:
Nacque a Roma, in via San Cosimato 7, nel “rione di Transtevere”, quale ultimo figlio di Pietro Sordi di Valmontone, un professore di musica e strumentista, titolare della tuba contrabbasso dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e di Maria Righetti di Sgurgola, insegnante elementare. I coniugi Sordi avevano contratto matrimonio il 30 luglio 1910 a Pesaro. La famiglia era composta anche dalla sorella Savina, dal fratello Giuseppe e dalla sorella Aurelia, mentre il terzogenito, anch’egli di nome Alberto, era morto dopo pochi giorni di vita. Anche i nonni paterni, Francesco Sordi e Adelaide Piacentini erano entrambi di Valmontone, e con essi Alberto vi trascorse parte dell’infanzia. A Roma, frequentò la scuola elementare “Armando Diaz”
Iniziò durante la scuola primaria a improvvisare piccole recite con un teatrino di marionette. Cantò inoltre come “soprano” nel coro di voci cianche della Cappella Sistina diretto da don Lorenzo Perosi, fino alla precoce trasformazione della voce in basso, divenuta poi una delle sue caratteristiche distintive. Studiò inoltre canto lirico e si esibì sulla scena operistica per un certo periodo della giovinezza.
Nel 1936 incise un disco di fiabe per bambini per la casa discografica “Fonit” e con il ricavato partì per Milano, dove si iscrisse al corso di recitazione all’Accamedia Filodrammatica. Per trasferirsi al nord abbandonò gli studi all’Istituto di Avviamento Commerciale “Giulio Romano” di Trastevere (conseguì comunque come privatista il diploma di ragionier alcuni anni più tardi per fare contenta la madre). L’esperienza ebbe un esito fallimentare e si concluse con l’espulsione del giovane Sordi a causa della sua percepibile “inflessione dialettale romanesca”!
Rientrato nella capitale, nel 1937 trovò lavoro come comparsa a Cinecittà, apparendo nel film kolossal “Scipione l’Africano” in un ruolo da generico soldato romano. Nello stesso anno vinse un concorso indetto dalla Metro-Goldwyn-Mayer per doppiare la voce di Oliver Hardy (inizialmente presentandosi con lo pseudonimo Albert Odisor), insieme a Mauro Zambuto, che prestava la voce a Stan Laurel. Come Sordi stesso ebbe a raccontare nel programma televisivo “Laurel & Hardy – Due teste senza cervello” si presentò alle audizioni privo di esperienza specifica di doppiaggio e con poche aspettative di successo, considerata la concorrenza di professionisti affermati del settore; fu il direttore del doppiaggio della MGM Franco Schirato a ritenere il suo registro basso e il timbro di voce “caldo e pastoso” un connubio ideale per la notevole mole del personaggio (nonostante la voce di Hardy fosse in realtà nel registro tenorile); fu scritturato senza indugi, debuttando nel ri-doppiaggio della comica “Sotto Zero” nel 1939, seguita dal lungometraggio “I diavoli volanti” nello stesso anno.
l 25 giugno 1950, ebbe l’occasione di incontrare e doppiare dal vivo Hardy, nascosto dietro il sipario assieme a Zambuto, in occasione di una Tournée italiana della coppia comica a Villa Aldobrandini a Roma, dove era stato organizzato uno spettacolo per bambini.
Come doppiatore, lavorò fino al 1956 e, oltre a numerosi altri film di Stanlio e Ollio, diede la voce, tra gli altri, a Bruce Bennett, Antony Quinn, John Ireland, Robert Mitchum, Pedro Armandàriz e, per gli italiani, a Franco Fabrizi e persino a Marcello Mastroianni nel film “Domenica d’agosto” del 1950.
La sua voce è riconoscibile anche nei film di Frank capra “La vita è meravigliosa –(1946) e di Vittorio De Sica in “Ladri di Biciclette” (1948) nonché nel film di Alessandro Blasetti “Prima comunione” (1950) e ne “I pinguini ci guardano” del 1956 (ultimo suo lavoro come doppiatore), dove gli animali presenti nella pellicola parlano con le voci di famosi attori.
Nel “Teatro leggero”, dopo un tentativo infruttuoso con la compagnia di Aldo Fabrizi e Anna Fougez avvenuto nella stagione 1936-1937 nello spettacolo “San Giovanni“, ritentò in quella seguente; insieme con un amico d’infanzia e compagno di scuola formò un duo di imitatori e fantasisti durato per poco tempo, e riuscì finalmente a debuttare nel teatro di rivista nella compagnia di Guido Riccili e Nanda Primavera nella stagione 1938-1939 con lo spettacolo “Ma in campagna è un’altra … rosa“. In questo spettacolo ebbe inizialmente il ruolo di stilé (ballerino di fila), fu poi promosso al ruolo di maggiordomo in uno sketch di Benini e Gori scritto appositamente per lui.
Al teatro, alternò in questo periodo altre comparse cinematografiche: nel 1938 nel film “La principessa TaraKanova” con Anna Magnani e, l’anno dopo, in “La notte delle beffe“.
Nel 1940 Sordi fu chiamato alle armi e indossò l’uniforme del Regio Esercito, prestando servizio presso la banda musicale presidiaria dell’81° reggimento fanteria “Torino”, in cui accompagnò le partenze dei militari italiani per la breve campagna francese. Il servizio militare gli lasciò comunque sufficiente tempo libero per proseguire la sua carriera artistica. È di questo periodo (stagione 1941-1942) la partecipazione a “Tutto l’oro del mondo” con la compagnia di Guido Fineschi e Maria Donati – “Teatro della caricatura” (1942) accanto a Fanfulla – “Ritorna Za-Bum” (1943) e “Sai che ti dico?” nel  (1944) entrambe scritte da Marcello marchesi e dirette da Mario Mattoli, la rivista musicale “Un mondo di armonie” di Alberto Semprini (1944), “Imputati … alziamoci” di Michele Galdieri  (1945), “Soffia sò …” di Garinei e Giovannini (1946), “E lui dice …”  di Bene Coste, diretto da Oreste Biancoli e Adofo Celi (1947) e infine, nella stagione 1952-1953, “Gran baraonda“; fu questa la sua ultima apparizione sul palcoscenico, accanto a Wanda Osiris, che avrà poi modo di dirigere nel 1973 in una scena di “Polvere di stelle“, film ambientato proprio nel mondo della rivista.
Fu alla radio, tra il 1946 e il 1953, che cominciò a ottenere una certa notorietà. Nel 1946, ispiratosi agli ambienti dell’Azione Cattolica, ideò la sua satira dei personaggi de “I compagnucci della parrocchietta”, dal caratteristico parlato nasale e atteggiamento da “persona come si deve”. Uno di questi personaggi piacque talmente a Vittorio De Sica da proporre a Sordi la trasposizione cinematografica in “Mamma mia che impressione” del 1951, suo primo film da protagonista, attraverso la neonataP.F.C.(Produzione Film Comici), fondata da essi stessi. Il film, sceneggiato da Cesare Zavattini e diretto da Roberto Savarese, pur basato sul modello di recitazione tutto verbale sperimentato in radio, contribuì al consolidamento del personaggio, poi riproposto in altri lavori minori.
Furono di questo periodo le partecipazioni a vari programmi (alcuni presentati da Corrado), che lo lanciarono in radio: “Oplà” (1947), “Vi parla Alberto Sordi” (1948-1950) e “Rosso e nero” (1951). Qui creò altri personaggi come il “Signor Dice” in collaborazione con Fiorentini e Scola, il “Conte Claro“, e “Mario Pio“. Quest’ultima caratterizzazione fu presentata anche al cinema nel film d’esordio di Mauro Bolognini “Ci troviamo in galleria” del 1953, oltre alla riproposizione radiofonica, durante la stagione 1968-1969, nella trasmissione “Gran varietà” che fu poi ripresa da Alighiero Noschese, nel 1970, nella trasmissione satirica “Doppia Coppia“.
Al mezzo radiofonico, nel 1947, dedicò anche un omaggio con il film “Il vento m’ha cantato una canzone” diretto da Camillo Mastrocinque, accanto a Loris Gizzi, Galeazzo Benti e Laura Solari, riemerso di recente dall’oblio in una pubblicazione su DVD; qui impersonò l’amico di un cantante desideroso di sfondare a livello nazionale in un radiodramma sponsorizzato da una fantomatica radio privata italiana, “Radio Sibilla”.
A parte la riproposizione di personaggi noti in “Gran Varietà” sul finire degli anni sessanta, l’ultima esperienza radiofonica prima che il cinema divenisse preponderante nella sua carriera fu “Il teatrino di Alberto Sordi“, in onda solo per pochi mesi sul Secondo Programma tra il 1952 e il 1953.
Nel “cinema” per oltre dieci anni, interpretò ruoli minori in una ventina di film; di maggior rilievo fu la partecipazione in “I tre aquilotti” di Mario Mattoli – “L’innocente Casimiro” di Carlo Campogalliani; ebbe anche l’occasione di lavorare con l’attore genovese Gilberto Govi e con un giovane Walter Chiar nel ruolo di un impresario argentino nel film “Che tempi”, versione cinematografica della commedia teatrale “Pignasecca e pignaverde” di Emerico Valentinetti.
Tra questi film misconosciuti, “Lo scocciatore“, diretto nel 1953 da Giorgio Bianchi, dove Sordi interpretò il ruolo di un vicino di casa petulante oltre ogni misura e gran scocciatore di un modesto impiegato (Peppino De Filippo), tutto proteso alla ricerca di un’avventura galante con una bella donna. Il film, ritenuto “perduto”, fu poi ritrovato nel giugno 2003 dalla “Cineteca di Bologna” (in una copia incompleta poi pubblicata in DVD)
Tra il 1953 e il 1955 la popolarità di Sordi giunse sul grande schermo; dopo l’esiguo successo di pubblico di “Lo sceicco bianco, diretto da Federico Fellini nel 1952, maggior riscontro ebbe il suo ruolo da non protagonista nel film “I vitelloni” ancora diretto da Fellini l’anno successivo, e poi con alcuni di Steno: “Un giorno in pretura“(1953), – “Un americano a Roma” (1954) e “Piccola posta” (1955), dove prese forma il personaggio del giovane vigliacco, approfittatore, indolente e scansafatiche, infantile e qualunquista che lo accompagnerà per tutti gli anni cinquanta. Il successo e il favore presso il grande pubblico iniziò, di fatto, interpretando il personaggio di Ferdinando Mericoni (detto Nando), un “logorroico” ragazzo romano ossessionato dal mito dell’America in Un giorno in pretura.
Il successo fu tale che il personaggio venne sviluppato e riproposto in Un americano a Roma, il suo primo film da protagonista con un rilevante incasso al botteghino (circa 380.370.000 di lire dell’epoca, equivalenti a quasi 6 milioni di euro del 2020) e ancora, molti anni dopo, nell’episodio Il Fuoco del film “Di che segno sei” di Sergio Corbucci (1975), in cui un attempato Nando interpreta la “guardia del corpo” di un industriale miliardario. La popolarità del personaggio cinematografico varcò addirittura i confini nazionali e gli valse un invito a Kansas City (un ricorrente tormentone di Moriconi) nel 1955, dove, accolto con tutti gli onori e alla presenza del presidente Eisenhower, venne nominato “Cittadino onorario e Governatore onorario dell’American Royal.
La fama di Sordi crebbe, nonostante alcune controversie e Sordi si trovò, di lì in avanti, a recitare senza soluzione di continuità, arrivando a girare sino a 10 pellicole l’anno.
Una volta entrato nel mondo del cinema, non trascurò le sue origini musicali: nel 1956 realizzò una commedia dal titolo “Mi permette, babbo!” che narrava le turbolente vicende di uno studente di canto viziato, presuntuoso e mantenuto dall’esasperato suocero (interpretato da Aldo Fabrizi), che aspira a calcare le scene della lirica. Vi presero parte anche noti cantanti lirici dell’epoca, tra cui il basso senese Giulio Neri.
Nel 1957 Sordi si iscrisse alla SIAE come suonatore di “mandolino, strumento che conosceva in virtù dei suoi trascorsi militari. Ottenne la qualifica di “Compositore melodista”.
Con l’avvento della “Commedia all’italiana” diede vita a una moltitudine di personaggi che la critica identificò come assimilabili all’Italiano medioi, spesso collaborando anche al soggetto e alla sceneggiatura dei film interpretati.
Tra le sue numerose interpretazioni di questo periodo sono da citare alcune, ritenute esempi significativi della commedia all’italiana: il maestro elementare supplente Impallato, che scopre per caso un allievo prodigio nel canto lirico e lo sfrutta per ottenere riconoscimenti e ricchezza in “Bravissimo” di Luigi Filippo D’Amico (1955), il rigattiere Peppino in “Fortunella” di Eduardo De Filippo (1958), il gondoliere rivale in amore di Nino Manfredi in “Venezia, la luna e tu” di Dino Risi (1958), il marito – megalomane e buono a nulla – di una donna molto ricca ne “Il vedovo“, sempre diretto da Dino Risi e interpretato da Franca Valeri (1959), il componente di una commissione censoria che giudica impietosamente manifesti e film piccanti salvo poi, in privato, reclutare a fini immorali ballerine di night club ne “Il moralista” di Giorgio Bianchi (1959).
A partire da “La grande Guerra” diretto da Mario Monicelli nel 1959 (nel quale interpreta un soldato indolente e imboscato, costretto suo malgrado a morire da eroe), si distinse come interprete versatile, calandosi anche in ruoli drammatici.
Tra le interpretazioni di rilievo di questo decennio sono da citare il sottotenente Innocenzi di “Tutti a casa” di Comencini (1960), il vigile inflessibile costretto a capitolare davanti al potente di turno ne “Il vigile” di Luigi Zampa (1960), il giornalista Silvio Magnozzi di “Una vita difficile” di Dino Risi (1961), il piccolo imprenditore oberato dai debiti disposto a vendere un occhio per riassestare le sue finanze e accontentare una moglie sin troppo esigente ne “il Boom” di Vittorio De Sica (1963), il giovane medico disposto a qualsiasi compromesso per far carriera, fino a diventare primario in una clinica di lusso nel dittico “Il Medico della mutua” di Luigi Zampa  (1968) e “Il prof. Dott. Guido Tersilli …” di Luciano Salce (1969), l’editore partito alla ricerca del cognato disperso in Africa in “Riusciranno i nostri eroi a salvare l’amico scomparso in Africa?” di Ettore Scola (1968).
Nel 1969 fu membro del VI Festiva cinematografico internazionale di Mosca.
Tra i personaggi degli anni ’70 vi sono il geometra incarcerato senza motivo mentre si trova in vacanza di “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy (1971) (per questo ruolo si aggiudicò nel 1972 l’Orso d’argento al Festival di Berlino), l’emigrato sfortunato in “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” (1971) capolavoro di Luigi Zampa in coppia con Claudia Cardinale, e il baraccato che una volta all’anno insieme alla moglie (Silvana Mangano) organizza interminabili partite a carte nella villa lussuosa di una ricca e bizzarra signora con segretario ed ex amante al seguito (impersonati da Bette Davis e Joseph Cotten) in “Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini (1972), fino al drammatico ruolo che recita in “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli (1977), generalmente ritenuto il vertice delle sue capacità recitative.  Concluse il decennio con “Il malato immaginario” del 1979, la prima delle libere trasposizioni di Molière su cui tornerà verso fine carriera.
Come regista diresse in totale 19 pellicole, a partire dal 1966, anno in cui ne realizzò due: “Fumo di Londra“, basato sulle manchevolezze comportamentali e sociali di un italiano in trasferta all’estero e “Scusi, lei è favorevole o contrario?“, ritratto di un agiato commerciante di tessuti, separato dalla moglie, con tante amanti da mantenere quanti sono i giorni della settimana, in un’Italia scossa dalle polemiche sull’eventuale introduzione del divorzio.
Diresse tre film con protagonista Monica Vitti oltre se stesso: “Amore mio aiutami” (1969), “Polvere di stelle” (1973) e “Io so che tu sai che io so” (1982). Tra gli altri lavori dietro la macchina da presa rimangono “Un italiano in America“, con Vittorio De Sica (1967), l’episodio “La camera” dal collettivo “Le coppie” (1970), “Finché c’é guerra c’é speranza” (1974), l’episodio “Le vacanze intelligenti” dal film collettivo “Dove vai in vacanza?” (1978) e “Assolto per aver commesso il fatto” (1992).
Di spessore ritenuto inferiore risultarono i film girati nell’ultima fase della sua carriera, dagli anni 1980 in poi (che inaugurò con il film, interpretato e diretto da lui stesso, Io e Caterina, 1980): declino in parte condizionato dal tramonto in generale del filone della “commedia italiana”, ma anche dovuto a una certa tendenza di Sordi stesso a riproporre in quegli anni un tipo di personaggio ormai datato e non più molto originale. Non mancarono tuttavia apprezzamenti di pubblico e critica, come nella commedia storica “Il marchese del Grillo” di Mario Monicelli (1981), dove Sordi si cala nel doppio ruolo di un nobile romano dedito alle burle e di un popolano carbonaro suo sosia; sullo stesso filone di libere trasposizioni storiche, tornò a Molière con “L’avaro” (1990), con regia di Tonino Cervi e “Romanzo di un giovane povero” (1995) diretto da Ettore Scola, il quale, nel 2003, dopo la sua morte, gli dedicherà il film “Gente di Roma”.
Di questo periodo sono inoltre da citare il dittico di film, anche diretti, “Il tassinaro” del 1983 (dove compaiono, interpretando se stessi, Giulio Andreotti, Silvana Pampanini e Federico Fellini) e “Un tassinaro a New York” (1987). Lavorò inoltre con Carlo Verdone (da alcuni considerato il suo naturale erede, pur perseguendo stili e tematiche assai diverse) nei film “In viaggio con papà“, con regia di Sordi (1982) e “Troppo forte“, diretto da Verdone (1986). Emblematico fu inoltre il ruolo di un giudice incorruttibile e spregiudicato nel film “Tutti dentro” del 1984, da egli diretto, con al centro i temi, anticipatori dei fatti di tangentopoli, della corruzione politica dilagante e dell’esposizione mediatica della Magistratura.
Tra gli ultimi film, Sordi ebbe particolarmente a cuore, come disse in alcune interviste, “Nestore, l’ultima corsa” (1994), dove interpretò un vetturino non ancora rassegnato a portare il suo cavallo al macello. L’ultima pellicola da lui diretta fu “Incontri proibiti” (1998) accanto a Valeria Marini, presentato ancora nel 2002 con montaggio diverso e un altro titolo, “Sposami papà”.
Detentore di 5 “Nastri d’argento”, di 7 David di Donatello e altri numerosissimi premi minori, ottenne nel 1995 il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia.
Sono da citare i proficui sodalizi artistici con gli sceneggiatori Rodolfo Sonego, con il quale lavorò in 44 film dal 1954 in avanti (“Il seduttore” di Franco Rossi è il suo esordio) e Piero De Bernardi. Inoltre, collaborò assiduamente con il compositore Piero Piccioni, che firmò molte delle colonne sonore dei suoi film più celebri, nonché alcune delle sue canzoni irriverenti e maliziose.
Noto presso il grande pubblico con l’epiteto di “Albertone”, prese parte a numerose trasmissioni televisive (tra cui “Studio Uno”, condotto dalla cantante Mina, nel 1966).
Contribuì inoltre alla sua popolarità televisiva la realizzazione del programma “Storia di un italiano“, in quattro edizioni, dove, attraverso una selezione tematica di spezzoni dei suoi numerosi film, si presentava la figura di un certo italiano medio, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Sordi si ammalò di “tumore ai polmoni” nel 2001 e da allora le sue uscite pubbliche si diradarono. Una delle sue ultime apparizioni televisive risale al 18 dicembre 2001, nel programma “Porta a Porta” condotto da Bruno Vespa e dedicato interamente a lui, dove fu esposta la Harley Daidson 750cc WLA del 1942, esemplare originale di scena del film “Un americano a Roma“.
Nel 2002 ricevette due “lauree honoris causa“, una a marzo dalla IULM di Milano e una il mese successivo dall’università di Salerno, presenziando a entrambe le cerimonie. Partecipò ancora nel luglio di quell’anno al programma Italiani nel mondo presentato da Pippo Baudo, sua ultima partecipazione pubblica.
Il 17 dicembre 2002 avrebbe dovuto intervenire a una serata in suo onore al Teatro Ambra Jovinelli di Roma ma dovette rinunciare per l’aggravarsi delle sue condizioni, limitandosi a comparire in un filmato girato nel suo studio e proiettato per il pubblico del teatro.
Fu questa la sua ultima apparizione in video.
Morì nella sua casa di Roma la sera del 24 febbraio 2003, all’età di 82 anni, per complicazioni broncopolmonari della malattia da cui era affetto.
La salma, successivamente sottoposta a imbalsamazione, venne traslata nel Palazzo Senatorio al Campidoglio, nellaSala Giulio Cesare, dove per due giorni ricevette l’omaggio della gente, compresi molti personaggi del cinema italiano e della politica.
Il 27 febbraio, si svolsero i funerali solenni nella Basilica di San Giovanni in Laterano ai quali presenziarono oltre 250.000 persone. Dopo la cerimonia funebre, il feretro venne tumulato nella cappella di famiglia nel Cimitero Monumentale del Verano di Roma, in cui, su una lapide a forma di pergamena, è inciso l’epitaffio: «Sor Marchese, è l’ora» battuta ripresa da uno dei suoi film più celebri, “Il marchese del Grillo“.
Curiosità:
A dispetto della sua immagine pubblica estroversa e dalla personalità strabordante, Sordi mantenne sempre un estremo riserbo sulla sua vita privata, di cui sono noti pochi dettagli. Cattolico praticante, non ebbe figli e non si sposò mai e, al di là delle numerose relazioni attribuitegli dalle cronache rosa, vere o presunte che fossero (tra le varie: Katia Ricciarelli, Patrizia De Blank, Silvana Mangano, Shirley MacLaine. Uta Franz e la principessa Soraya), l’unico rapporto sentimentale accertato fu quello avuto con Andreina Pagnani, di quasi quattordici anni più grande di lui, durato ben nove anni. Alla ricorrente domanda sul perché non fosse mai convolato a nozze, chiosava con uno dei suoi “tormentoni”:” Che mi metto un’estranea in casa?”, salvo poi spiegare, in alcune interviste, che l’assoluta dedizione al suo mestiere non gli avrebbe consentito di dedicare a una famiglia il tempo e l’impegno necessari.
Donò un terreno di sua proprietà in località Trigoriaper la costruzione dell’Università Campus Bio-Medico dove sorse inoltre il Centro per la Salute dell’Anziano, struttura voluta dall’attore per l’assistenza medica e la ricerca applicata alle patologie della terza età. Questa e altre iniziative filantropiche di cui Sordi si rese protagonista sono tuttora amministrate dalla Fondazione che porta il suo nome.
In tema di passione calcistica non fece mai mistero di essere un grande tifoso della Roma, non mancando di far trasparire questa sua passione in alcuni film.
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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