Note critiche e traduzioni di Yuleisy Cruz Lezcano

Eugenio Florit y Sánchez de Fuentes (1903 Madrid -1999 Miami) è stato uno dei poeti più eccellenti della tradizione lirica cubana e della lingua spagnola, fu anche saggista e professore universitario.

Al momento della morte di Eugenio Florit spesso per riferirsi a questo poeta si è usato la frase “poeta delle tre patrie”, nonostante Florit sempre difese le sue radici e avesse ribadito sempre la sua condizione di “cubano”, dicendo che lui non era spagnolo, non era statunitense ma che la sua patria era una sola: Cuba. Questo poeta nacque in Spagna e morì negli Stati Uniti, paese del quale prese la cittadinanza. Dopo il 1959, data della rivoluzione cubana, il poeta non mise più piedi a Cuba, di conseguenza lì la sua sublime poetica fu poco conosciuta. Il suo sguardo ideologico non abbracciava il cambiamento politico di quel momento.

Obra letteraria di Florit

La sua opera è molto legata alla cultura e alle tradizioni insulari cubane. Lui valorizzò la decima cubana come brano per esprimere alti valori poetici e sviluppare ancora di più la corrente della “poesia pura”, inserendo elementi di un’altra corrente che comporta come aspetto principale l’impiego del tono colloquiale.

La tendenza intimista di questo poeta non racchiude la sua poesia a un mondo interiore, ma plasmando i suoi versi con una forma adeguata, con termini ricercati ed esatti offre un’armonia generale, piena oltre che di elementi simbolici, anche di musicalità, che conserva l’accento classico, con l’uso della metrica tradizionale ispanica.

Sonetto

Conoscerete che son stato vivo

da un’ombra che sarà sulla mia fronte.

Solo sulla mia fronte l’inquietudine presente

ch’è oggi in me, del dolore imprigionato.

Bianco il volto, senz’ardore lascivo,

privo del sonno che s’impiglia alla mente.

Ormai su me, silenzioso eternamente,

la rosa di carta e il verde ulivo.

Qual sonno senza sogni angosciosi,

l’anima aperta a tremule carezze,

immobili le mani sopra il cuore.

Come è lontana la voce dell’amore.

Con che gusto avvicino la bocca alle delizie

di tutti gli oceani sereni.

Soneto

Habréis de conocer que estuve vivo
por una sombra que tendrá mi frente.
Sólo en mi frente la inquietud presente
que hoy guardo en mí, de mi dolor cautivo.

Blanca la faz, sin el ardor lascivo,
sin el sueño prendiéndose a la mente.
Ya sobre mí, callado eternamente,
la rosa de papel y el verde olivo.

Qué sueño sin ensueños torcedores,
abierta el alma a trémulas caricias
y sobre el corazón fijas las manos.

Qué lejana la voz de los amores.
Con qué sabor la boca a las delicias
de todos los serenos océanos.

Nella raccolta “Tropico” Florit tocca l’apice della decima creola, e raggiunge una universalità come poche volte sono riusciti i cultori del genere.

Sospiro di opposta vita

arriva per cammino ignoto

già con l’anelito rotto

e la speranza partita

Se la sabbia chiara, invaghita

fosse tomba! Già lamento

invoca fallito intento

di termine. Deviazione

rifiuta fredda espropriazione

trasformata in onde dal vento.

Suspiro de opuesta vida

llega por camino ignoto

ya con el anhelo roto

y la esperanza partida.

¡Si arena clara, encendida

fuese tumba! Ya lamento,

clama fracasado intento

de término. Su desvío

rechaza despojo frío

vuelto en ondas por el viento.

Florit ha un modo di scrivere le decime, simile a quello di Luis Cernuda e in qualche modo a Jorge Guillén, e si trova nel ritmo lirico della generazione del ’27 spagnola. Non come momento solo identitario, ma come culto che esce dal riferimento nazionale. Questo dimostra che la poesia cubana ha dei legami stretti con quella spagnola e ispano-americana, che ha dei punti di contatto che vanno oltre il vocabolario e i lessicali comuni. Comunque nonostante i solidi contatti di ritorno con le grandezze liriche di Spagna, la poetica di Florit porta un caudale della tradizione cubana in poesia, che le concede una nota distintiva, originale e un’identità, oltre che universalità.

La sua opera, come quella di Balzac, è dotata di autonomia, raggiunge uno status che non è quello a cui necessariamente aspirava l’autore, ma quello trovato dai lettori a seconda i propri contesti e realtà sociale.

Per molto che io cerchi di spiegare la poesia di questo poeta, le mie parole la spiegherebbero meno, di quello che salta all’occhio a un lettore che si avvicini ai suoi versi in lingua spagnola.

Quale forza si dissangua in ogni colomba

evase al ferro innamorato della gola,

quando sono fisse nell’aria con le ali dell’agonia

agitando il mondo blu pieno di polvere dei villani?

[…]

Eri quel minuto per tutta la morte

nel navigare in oceani profondi di silenzio

con un lungo cammino di pupille addormentate

e uno stormo di colombe attaccate ai tuoi sogni.

¿Qué fuerza se desangra en casa una de las palomas

evadidas del hierro enamorado de su garganta,

cuando están fijas en el aire con las alas de agonía

agitando el mundo azul lleno del polvo de Los vilanos?

[…]

Tú fuiste aquel minuto para toda la muerte

a navegar en hondos océanos de silencio

con un largo camino de pupilas dormidas

y un bando de palomas prendido a tus ensueños.

Le colombe sembrano rigide nella prima strofa (colombe di ferro) mentre nella seconda, sembra che volino. Agisce il miracolo del linguaggio dell”io” che parla a un “tu”, e tutto funziona attorno a quel dialogo, a differenza delle immagini e le metafore costruite in funzione della bellezza. Questa poesia appartiene all’arte poetica della parola che cerca la bellezza, è una poesia che porta idee, ma non sono le idee le parti fondamentali di essa. Infatti la poetica di Florit è anche mistero della comunicazione e non comunicazione nel senso stretto del termine.

A cura di Yuleisy Cruz Lezcano – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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