L’Ex Premier ed Ex Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, in un lungo editoriale sul Financial Times ha analizzato le fragilità economiche del vecchio continente, mettendo in risalto una serie di fattori che hanno ostacolato la crescita dell’Europa. Non saranno, dunque, secondo Draghi i dazi americani a danneggiare l’economia dell’Europa, ma sono le leggi speciali imposte dall’Ue con gli ostacoli imposti alle libera impresa.
Per Draghi, citando il Fondo monetario Internazionale, “le barriere interne che l’Ue ha imposto al continente equivalgono a un dazio del 45% e del 110 per il settore dei servizi”. Secondo l’Ex Premier, con le sue norme l’Ue ha “ostacolato la crescita delle imprese tecnologiche europee, impedendo all’economia di bloccare grandi guadagni di produttività, con una riduzione dei profitti per le piccole imprese pari al 12%”.
Draghi, nel suo intervento, sollecita un “cambiamento radicale” e la rimozione delle “barriere interne che avrebbero dovuto proteggere i cittadini e che, in realtà, non hanno portato benessere agli europei, né un beneficio per le finanze pubbliche sane”. Insomma, la politica dei “occhiuti guardiani” dell’Unione, come li chiama un noto giornalista, va corretta! Le critiche che muove Mario Draghi non sono molto lontane da chi pensa che questa rigidità dell’Europa sia la causa del declino economico, politico e culturale del Vecchio Continente.
Per quanto riferito sopra, non è vero quanto dicono. Draghi, infatti, con il suo editoriale vuole contraddire quanti sostengono che Trump, con l’imposizione dei suoi dazi, sia una minaccia per l’Europa.
A cura di Francesca Brugnettini editorialista – Foto Imagoeconomica