L’art. 40 della Costituzione riconosce il diritto di sciopero, ma nel contempo afferma che si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano.
(Nota: Quando si parla di “regolamentazione del diritto di sciopero” si fa riferimento a un fenomeno che può assumere diverse forme. In prima battuta, si richiama la regolamentazione del diritto di sciopero operata a livello legislativo, che ha sancito il passaggio da una concezione dello sciopero quale reato, al riconoscimento della sua natura di diritto costituzionalmente riconosciuto. Tale intervento – tranne nel caso dei “servizi pubblici essenziali” – non si è però esteso a una compiuta regolamentazione delle modalità attuative del diritto, ragione per cui su tale profilo si è registrato un incisivo intervento della magistratura ordinaria e della Corte Costituzionale. Il concreto esercizio del diritto di sciopero è stato in realtà disciplinato con modalità differenti: dalle OO.SS stesse, in via unilaterale, oppure tramite accordi con la controparte datoriale. La prima ipotesi comporta che siano le stesse organizzazioni sindacali a dettare regole specifiche per l’esercizio del diritto; questa modalità è stata particolarmente popolare negli anni ’80; in seguito all’entrata in vigore della l. 83/2000, tale prassi si è diffusa anche nell’ambito del “lavoro autonomo” , in relazione alle attività correlate all’erogazione di servizi pubblici essenziali, tramite la promozione di appositi codici di autoregolamentazione da parte della Commissione di Garanzia. La seconda tipologia di regolamentazione del diritto prevede invece che le modalità attuative vengano concordate in forma pattizia tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e quelle datoriali. Un caso a sé stante è costituito invece della regolamentazione delle modalità di esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali operata direttamente per via legislativa dalla legge n. 146/1990, poi modificata dalla l. n. 83/2000.)
OGGI 28/11/2024
Il Presidente della terza sezione del Tar ha respinto il ricorso d’urgenza promosso dai SINDACATI contro la “PRECETTAZIONE” a firma del Ministro Matteo Salvini in merito all’ennesimo “sciopero generale” previsto per domani.
Su tale decisione il Ministro ha espresso una “grande soddisfazione” e ha sottolineato: “Difendo il diritto alla mobilità degli italiani”.
Un fatto ormai è certo: I Sindacati stanno “violentando” la pazienza del Popolo Sovrano e usano lo sciopero solo per crearsi visibilità e per farci credere che “sono importanti” nella vita dei lavoratori. Se mai oggi si dovesse fare un’intervista su ogni 100 persone ne troveremmo oltre 90 ostili a tale posizione e forse già pronti a contestare dette scelte. Se lo sciopero è, come afferma l’Art. 40 delle Costituzione e sopra citato, scioperiamo noi contro i Sindacati e per 1 anno non paghiamo più la trattenuta sulla busta paga, forse tornerebbero a difendere concretamente il diritto al lavoro e non i cortei di piazza!

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica