Chilly Gonzales, sebbene sia molto conosciuto per la sua prima opera discografica (MC ed elettronica), è anche un virtuoso del pianoforte, produttore e cantautore. Inoltre collabora regolarmente con i musicisti canadesi Feist, Piacenza & Mocky. Ha inoltre collaborato con Jennie Lindell nell’album “Multiply” e con Buck 65 nell’opera discografica “Secret House Against the World“.

Dopo esperienze musicali eterogenee, nel 2004 Chilly Gonzales si rivela in nuovo volto, con in progetto interamente strumentale, solo al piano. Egli è acclamato sia dal pubblico, che dalla critica, egli si ispira al lavoro del compositore Erik Satie (1866-1925); rimane l’opera più venduta, del pianista eclettico; egli è fratello di Christopher Beck.

“Quello di Chilly Gonzales (pseudominodi Janson Charles Beck, canadese di nascita ma parigino d’adozione) è uno dei primi nomi che vengono in mente se si pensa a un pianista contemporaneo. Ma non solo. Oltre all’enorme successo della sua trilogia “Piano Solo” ci sono tante altre cose nel suo mondo musicale. Comprese le collaborazioni con i nomi più svariati: da Drake, ai Daft Punk, da Feist, a Jarvin Cocker. Eppure nel raccontarci del suo amore per la musica che cosa potremo aspettarci dal suo concerto milanese (l’unica data italiana per il 2022) previsto al Teatro Lirico Giorgio Gaber, ci ha tenuto a sottolineare che non si sente affatto eclettico […]”.
(Chilly Gonzales: ‘Non chiamatemi eclettico’, a cura di Federico Sardo, pubblicato l’01/12/2022 – esquire.com – Milano – Italy).

“In alcune giornate fortunate nascono artisti che non riescono a rimanere confinati in un determinato ambito, e restringere in un vestito preconfezionato. Così si liberano presto da ogni vincolo a cui altri tendono di ammanettarli, si mettono comodi in vestaglia e pantofole e conquista un pubblico di ogni nazionalità, genere ed età.

Chilly Gonzales. Al secolo Janson Beck, è esattamente uno di loro: un’anima creativa nata in Canada ma che ora spazia nell’universo artistico mondiale. Estroso, ironico e di una bulimia musicale totalizzante, Gonzo fa concerti, scrive libri, produce album, detiene un Guiness World Record per la più lunga performance solistica e ha vinto un Grammy con i Daft Punk. Una collezione di successi che però non lo hanno mai fermato dallo sperimentare e osare, cercando costantemente il contatto e l’avvicinamento con chi della musica è- o potrebbe diventare – fruitore finale.

Za: Com’è nato il tuo passionale amore per la musica?

Gonz: “Il pianoforte è stato per me un luogo dove rifugiarmi. Suonare mi faceva sentire più vivo rispetta all’apertura vita regolare ma senza musica. Quindi ghota velocemente sviluppato una sana dipendenza dallo studiare musica”.

Za: Perché hai scelto di essere il nickename Chilly Gonzales?

Gonz: “Volevo trovare un nome in stile rapporto, qualcosa tipo Mithod Man, Biggi Smalls, Busta Rhythms… Chilly Gonzales è un pò ridicolo, quindi ho sentito che era quello giusto per me, perché volevo che le persone mi pensassero come un enterrtainer, non come un musicista serio”.

Za: La tua produzione artistica sembra, riflettere più svariate fonti di ispirazione. Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?

Gonz: “I miei più grandi ispiratori sono quei musicisti che hanno fatto più che solamente suonare, quelli che hanno creato nuovi modi di comunicare, che hanno costruito ponti tra stili e generazioni diversi. Persone come Quincy Jones, Franz List o Brian Eno.sono stato molto influenzato anche dal modo con il quale rapper riescono a essere profondi e comici allo stesso tempo”.

Za: Ti muovi attraverso stili musicali molto diversi tra loro: dal rap alla musica classica, da collaborazioni con i Daft Punk a quelle con Feist, Jarvin Cocker o Jane Birking. Ma nonostante questa tua “iperattività”, non sei mai “troppo”. Non esageri mai, accumulando suoni e idee, ma sembra piuttosto che tu ogni volta sia alla ricerca di un’essenzialita” del suono, della natura della musica. È una sensazione che corrisponde alla realtà?

Gonz: “Speto proprio di sì! Credo che i generi musicali siano importanti: sono come dei pianeti diversi dove la musica so muove. Forse in un’altra vita io farò parte di una chiara scena musicale. Ma come puoi sentire io scivolo tra molti stili, e mi piace molto questa possibilità di lavorare con musicisti di elettronica, rapper, strumentisti classici. Sono molto curioso di scoprire quali sono le cose simili tra stili diversi piuttosto che focalizzarmi sulle differenze. Il mio è una sorta di umanesimo musicale, voglio abbattere i confini tra le diverse tribù musicali”.

Za: In queste due date italiane venerdì 10 novembre a Milano e sabato 11 novembre a Roma) sunerai con il Kaiser Quartet; un quartetto, unad3lle strutture basi della musica classica più tradizionale. Stai forse cercando di rinnovare e aprire questo mondo che spesso sembra così chiuso e autoreferenziale?

Gonz: “Non mi piace lamentarmi dello stato della musica oggi. Credo che ci siano dei cambi nei gusti musicali delle persone che riflettono la nostra società, quindi cerco sempre di capire i nuovi movimenti del mondo della musica. Con ilGonzervatory (il suo personalissimo workshop di musica per sei aspiranti concertisti che prenderà il via questa primavera ndr “(2022)” riuscirò ad avvicinarmi a dei musicisti giovani, potremo scambiarci idee e migliorare la capacità di musico-relazione delle future generazioni. Almeno, questo è quello che spero!”.

Za: E’ difficile essere un musicista oggi? È più complicato del passato secondo te?

Gonz: “Non lo so, sono fortunato a non essere adesso all’inizio della mia carriera. Credo che essere buon performer, che riesce a connettersi con il suo pubblico, è l’abilità più importante e necessaria oggi a un musicista: la musica è qualcosa che ha strettamente riguardato la performance per centinaia di anno, e oggi è uno dei modi migliori per riuscire a guadagnarsi da vivere. Quindi è spiritualmente e pragmaticamente la capacità da sviluppare al meglio. Questo è il focus del mio Gonzervatory: suonare per creare una connessione. È più facile creare questi momenti su Soundcloud o Youtube, quindi questi mezzi aiutano molto, ma non potranno mai rimpiazzare il vecchio modo di cantate e ballare”.

Za: Ultima domanda: perché questo autfit da concerto in veste da camera e pantofole?

Gonz: “Il mio vestito di scena crea intimità, ma mostra anche una lieve giocosa mancanza di rispetto per le “importanti” sale da concerto dove suono”.
(Chilly Gonzales, un genio in vestaglia e pantofole, a cura di Giulia Zanichelli, 16 novembre 2017. Tratto dal sito online XL.repubblica.it.
La Redazione XL).

Nel dicembre 2022 Janson Beck, in arte Chilly Gonzales arriva il Italia a Milano, in un concerto per piano solo al Teatro Lirico Giorgio Gaber, (la performance si è svolta sabato 6 dicembre). Pur suonando il piano dall’età di tre anni, Beck inizia la sua carriera negli anni Novanta, quando entra a far parte del gruppo alternative rock “Son”, insieme a Domenic Salole e Dave Szigeti. Il gruppo pubblica per la Warner Music Canada, due album “Thriller” e “Wolfstein”, per poi sciogliersi. Chilly Gonzales nella sua carriera solistica, pubblica quattro opere discografiche per l’etichetta discografica tedesca Kitty-Yo. “Gonzales Uber Alles ( del 1999)”, “The Entertainist (del 2000)” e Z (del 2003)”, sono un esplorazione del genere rap ma dove si mostrano anche le abilità pianistiche di Chilly Gonzales on numerose traccie solo strumentali. Il grande successo critico per l’artista canadese arriva nel 2004 quando pubblica il suo primo album di tracce solo strumentali “Solo Piano”, elogiato dai critici e paragonato al lavoro di Eric Satie. Nel anno 2008 il pianista canadese pubblica l’opera discografica “Soft Power”, seguito dal progetto nel 2009 di “Ivory Tower” e dalla definizione del Guinness World Record per la performance da solista più lunga (27 ore, 3 minuti e 44 secondi) in cui suona più di trecento canzoni.

Egli progetta e pubblica l’opera nel 2012 di “Piano Solo II. Questo lavoro discografico lo porta l’anno dopo alla nomination per il “Polaris Music Prize” seguito nel 2015 da “Chamber” e da “Room 29” nel 2017, realizzato in collaborazione con Javier Cocker. Nel 2018, registra e pubblica l’opera “Solo Piano III”, terzo e ultimo progetto della trilogia strumentale iniziata nell’anno 2004. Nel 2020 il pianista canadese incide il suo album natalizio “A Very Christmas” contenente una serie di rivisitazioni di alcune delle più tradizionali musiche natalizie in cui si sente l’apporto pianistico di Gonzales, nonché il contributo di ospiti come Javier Cocker e Mariah Carey.

Su un’altra rivista autorevole, il mensile Musica Jazz, a cura di Paolo Romano scrive: “Si può partire dall’immagine ostentatamente stereotipata del pianista stravagante che suona in vestaglia e ciabatte, si può attraversare la,sua biografia finendo dentro il Guiness dei primati deve s’è imposto per il concerto per piano solo più lungo della storia (27 minuti e trenta minuti), lo si può ricordare per le sue incursioni nella musica elettronicadei Doft Punk oppure per i suoi concerti cameristici, qualcuno lo descrive come abile rapper qualcun altro come epigono dell’aquila romantica, sulla rotta Schubert-Ravel-Debussy. Si può partire da diverse latitudini, insomma, per descrivere la vulcanica attività musicale di Chilly Gonzales (Janson Beck, al secolo), impossibile da imbrigliare in etichette, ma allo stesso tempo convinto della funzione di esse, per orientare il pubblico. Musicista fino all’ultima cellula, il canadese che ha scelto di vivere in Europa sarà a a Milano, al Teatro Lirico Giorgio Gaber, il 6 dicembre (2021), con la promessa di far passare un martedì infrasettimanale decisamente diverso alla platea. Abituato a cambiare continuamente le formazioni dei suoi live, stavolta si presenterà con un trio d’archi d’eccezzione: Taylor Savvy al contrabbasso, Stella La Page al violoncello e Jannick Hiwatt, astro luminoso del jazz di marco olandese class ’88, col suo violino a sette corde[…]”. “[…]

Alla domanda su come abbia scelto i musicisti per questa performance non ha dubbi: “Sai, la mia creatività cresce quando mi trovo con nuovi musicisti, ma la ricerca non è mai diretta ad un dio del proprio strumento: io cerco prima le persone e se mi trovo, bene, se sono gli interlocutori giusti, diventa più semplice costruire insieme la musica. Ti faccio un esempio: “prosegue Gonzales, “Taylor Savvy l’ho incontrato durante i miei studi di jazz, ci siamo frequentati per i tre o quattro anni che eravamo alla McGill University di Montreal. Lui era più grande di me e aveva una spiccato interesse per i compositori con forte personalità, tipo Sun Ra o Charles Mingus, che ho conosciuto meglio anche grazie a lui. Ci siamo continuativa sentire e poi, quando s’è trattato di suonare insieme, è stato come ritrovare un fratello. Taylor è un musicista che mi costringe continuamente a sfide alla pari, per così dire, mi porta in territori per me inosuali e non comodi al cento per cento, ma questa è la sfida interessante: trovare qualcuno che mi accendi il fuoco sotto il sedere!” […]”.
(Tratto dal mensile Musica Jazz. Intervista a Chilly Gonzales, a cura, di Paolo Romano, Redazione del mensile Musica Jazz. Su online – musicajazz.it).
Questa grande artista prosegue la sua carriera di pianista, portando la sua musica che considero all’avanguardia, nei palcoscenici di tutto il mondo, a contatto con il pubblico di varie estrazioni culturali.

Chissà poi a quale grande pianista classico può essere paragonato, difficile a dirsi perché ogni artista ha la sua personalità e la sua psicologia.

(Provate ad ascoltare Chilly Gonzales, nel concerto live su Youtube, che ho inserito in questo articolo).

A cura di Alessandro Poletti esperto di musica jazz – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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