Martedì 5 novembre 2024
Cari amici lettori sono oggi a proporvi un articolo di particolare rilievo e attualità scritto dall’amico giornalista Dott. Matteo Selleri.
Ringrazio per l’attenzione che mi vorrete riservare. – Pier Luigi Cignoli
Desidero sia chiaro che quanto sto per spiegare è solo il mio pensiero di cittadino normale, scevro da connotazioni politiche, partitiche, confessionali. La penisola italiana, ci dicono, sia da tempo vittima anch’essa del cambiamento climatico, come tutto il mondo – si veda quel che sia appena accaduto anche in Spagna -, ma, tornando a noi, non credo sia questo l’unico sicario che abbia nel mirino lo stivale mediterraneo. Certamente lo è dell’incuria o dell’impossibilità a fare o del pressapochismo di coloro che dovrebbero garantire la sicurezza e la manutenzione sia delle infrastrutture sia del paesaggio con la natura che lo compone, soprattutto i corsi d’acqua.
Non voglio pensare ci siano interessi devianti di qualcuno, che nel caso così fosse sarebbe somma iattura per i cittadini, aggiogati una volta di più e pesantemente del fuorilegge pedaggio, pagandone in più le tremende, ripetute conseguenze. Tutto ciò premesso, parto da lontano per esprimere alla meno peggio la mia idea. Ho recuperato fonti d’informazione che han fornito molti dati, purtroppo alcuni per niente aggiornati, ma pur sempre utili per capire non avendo trovato per quelle informazioni altre sorgenti attendibili.
Le case circondariali
In Italia vi sono 190 istituiti penitenziari [Fonte: Min. Grazia e Giustizia, luglio 2024]. Le seguenti tabelle informative, aggiornate allo step precedente del 31/01/2024, rendono esauriente il quadro esistente in Italia: [Fonte: https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14_1.page?contentId=SST459008#]
Italia
Numero Istituti 189
Capienza Regolamentare 51.347
Detenuti 60.637 – Donne 2.615 – Stranieri 18.985
Detenuti presenti in semilibertà 1.264 – Stranieri 247
I posti sono calcolati sulla base del criterio di 9 mq per singolo detenuto + 5 mq per gli altri, lo stesso per cui in Italia viene concessa l’abitabilità alle abitazioni, più favorevole rispetto ai 6 mq + 4 stabiliti dal CPT + servizi sanitari. Il dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato.
(**) I detenuti presenti in semilibertà sono compresi nel totale dei detenuti presenti.
Detenuti presenti per posizione giuridica. Situazione al 31 gennaio 2024
(*) Nella categoria “misti” confluiscono i detenuti imputati con a carico più fatti, ciascuno dei quali con il relativo stato giuridico, purché senza nessuna condanna definitiva.
(**) La categoria “da impostare” si riferisce ad una situazione transitoria. E’ infatti relativa a quei soggetti per i quali è momentaneamente impossibile inserire nell’archivio informatico lo stato giuridico, in quanto non sono ancora disponibili tutti gli atti ufficiali necessari. [Fonte: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Ufficio del Capo del Dipartimento – Sezione Statistica]
Pur se il condannato ha l’obbligo di rimborsare allo Stato il suo mantenimento, sia durante la detenzione sia successivamente, qualora al rilascio non sia in grado di estinguere in contemporanea il debito con l’Amministrazione penitenziaria, sembra abbastanza plausibile che molti dei detenuti non abbiano le risorse economiche per assolvere appieno questo debito. Un aiuto viene per coloro che lavorano nelle carceri, come cuochi o altre mansioni, poiché lo Stato italiano li retribuisce regolarmente [ferie, assenze per malattia, contributi ecc.] con un mensile di 600.00€ per attività svolte all’interno del carcere o 1.000.00€ per attività fatte all’esterno della casa circondariale.
Purtroppo i dati che ho rintracciato non sono aggiornati, ma aiutano a rendere bene l’idea generale. Secondo il sito specializzato www.Ristretti.it nel 2010 il costo giornaliero per ciascun detenuto è stato di 138.70€/giorno e nei primi dieci anni del 2000 il sistema penitenziario italiano è costato 29.0 miliardi di Euro.
Sempre sullo stesso sito si legge che “Per il 2013 invece, come spiega il Senato, lo stanziamento è rimasto pressoché invariato, a 2.802.7 miliardi di euro. E che “è opportuno ricordare che nella spesa per i detenuti non c’è solo il vitto e l’alloggio del condannato. La cifra ricopre anche lo stipendio delle guardie, la manutenzione delle utenze, la spesa dei veicoli, il costo del personale civile e della mensa”…..“Questo significa che la somma complessiva per detenuto spesa dall’amministrazione penitenziaria nel 2012 è stata di 3.511 euro al mese. Di questi soldi, 3.104 sono serviti al pagamento del personale di polizia e civile, mentre il resto copre il vitto e la gestione delle strutture. Dividiamo bene la cifra e spieghiamo meglio cosa c’è nei 3.104 euro a detenuto. 2.638,92 euro servono per pagare la Polizia Penitenziaria. Il personale civile assorbe 393,58 euro. Per il vestiario e l’armamento si usano 21,97 euro, per la mensa ed i buoni pasto 39,27 euro, per le missioni ed i trasferimenti 9,03 euro. 0,57 euro servono per la formazione del personale, 0,56 euro per l’asilo nido dei figli dei dipendenti e 0,41 euro servono per gli accertamenti sanitari”.
Appare un costo generale considerevole.
I Centri di accoglienza
A questo aggiungo che i centri di accoglienza di cittadini stranieri arrivati in Italia irregolarmente nel 2020 erano 9.138 [Fonte: https://www.openpolis.it/i-centri-di-accoglienza-in-italia/]. Al 04/08/2024 i migranti nei centri erano 33.896. [Fonte: https://www.ansa.it › sito › notizie › cronaca › 2024/08/04]
Secondo il sito del Ministro dell’Interno i centri si dividono in quattro gruppi:
A) Strutture di primo soccorso e accoglienza [Hotspot]. Sono n°4;
B) Centri di prima accoglienza [CPA]. Sono n°14;
C) Centri Accoglienza Straordinaria [CAS]. Sono in numero variabile essendo “strutture
reperite dai Prefetti a seguito di appositi bandi di gara… per circa 80.000 posti”.
D) Centri di Permanenza per il Rimpatrio [CPR]. Sono n°8.
Per il numero dei centri: [Fonte: Wikipedia, Centri per l’immigrazione in Italia]
“Il sistema Sprar [Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati n.d.r] è finanziato al 95% dal ministero, che attinge le risorse dal Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’asilo, devolvendo agli enti locali (e non ai rifugiati) delle somme in base alla stima che,per accogliere un migrante adulto, servano circa 35 euro al giorno (45 per i minori).”
“Ma come sono spesi i 35 euro al giorno? offre indicazioni precise: servizi di ingresso (identificazione); servizi di pulizia personale e dell’ambiente; erogazione di pasti; fornitura di beni di prima necessità (lenzuola, vestiti ecc.); servizi di mediazione linguistica e culturale. Altri bandi prevedono anche servizi di assistenza sociale e legale alla persona.”Ai richiedenti protezione internazionale spetta il solo pocket money, ovvero 2,50 euro al giorno fino al un massimo di 7,50 euro a nucleo familiare, e una singola ricarica telefonica di 15 euro all’arrivo”.
[Fonte: https://www.unhcr.org/it/risorse/carta-di-roma/fact-checking/].
Domande
Oltre ai 35 euro e accessori lo Stato italiano quanti soldi spende nell’insieme per i centri di accoglienza in territorio e fuori territorio? Quanti soldi percepisce, se li percepisce, dall’UE per queste strutture? Quanto personale deve dedicare a questa situazione non dinamica tra volontari di varia appartenenza e custodi? Quanto spende effettivamente lo Stato italiano per rimediare e rimborsare, insufficientemente, ogni volta i cittadini colpiti dalle avversità, ai danni subìti dovuti ai vari allagamenti, a piogge, tracimazioni, frane, smottamenti e compagnia cantante? Se al costo del sistema penitenziario e dei centri d’accoglienza si sommano le risorse destinate al lentissimo ripristino della normalità, alla riparazione dei danni della cosa pubblica e al timido rimborso in favore dei cittadini che han subito i danni, il bilancio dello Stato italiano corre il rischio di indicare una cifra davvero cospicua.
Proposta di base
Come persona della strada, faccio un ragionamento semplice e forse non corretto, ma considerato il sistema carcerario e i vari tipi di centri d’accoglienza come sistemi passivi, quindi sostanzialmente un costo puro, credo che favorirebbe il reinserimento nella società nel primo caso e l’accoglienza nell’altro, se si decidesse di utilizzare la manodopera carceraria e dell’immigrazione [con i dovuti distinguo] a svolgere quei compiti di manutenzione dei corsi d’acqua, dighe, infrastrutture di scorrimento e raccolta reflui [tombini, fogne, canali tombati, strade piene d’erbe infestanti e rifiuti, ecc].
Tanto il personale di controllo già esiste, i volontari pure, le attrezzature anche e ci sarebbe un servizio civile che farebbe anche un po’ risparmiare denaro allo Stato – almeno così appare a una prima valutazione -, ne trarrebbero forte giovamento gli abitanti, la natura e il paesaggio, vi sarebbe una elevata sicurezza al momento delle calamità dovute alle forti piogge e, qualora i lavori non fossero sufficienti, i cittadini colpiti è facile prevedere che avrebbero riconoscimenti economici più adeguati. In più bisogna considerare che per la legge italiana, ogni anno di detenzione viene conteggiato in nove mesi, quindi al condannato ne vengono abbonati tre. Semplificando e come esempio, chi ha una pena detentiva di due anni esce dopo aver scontato un anno e mezzo. Valutato pure che per alleggerire le presenze in carcere ogni tanto viene emesso un Decreto o altra disposizione simile denominato “svuotacarceri”, sarebbe sì coerente premiare chi si adopera per la collettività. In più i detenuti non in regime di 41 bis e gli irregolari, una volta sbarcati in Italia, facendo loro svolgere un lavoro utile, seppur fortemente sotto controllo dagli addetti di polizia, tra le altre cose, non sarebbero più un costo puro.
Conclusione
In pratica si propone di modificare il sistema carcerario e dei centri d’accoglienza, magari ampliando e rivedendo al meglio, su larga scala e con l’ausilio anche dei detenuti con determinate condanne, il caso di Atlante Sprar, “che riporta diversi esempi di rilancio del patrimonio artistico italiano ad opera di migranti: è il caso di Capua, dove rifugiati e italiani collaborano dal 2014 per il recupero di mobili antichi e il restauro delle chiese della zona.” [Fonte: https://www.unhcr.org/it/risorse/cartadi-roma/fact-checking/] con la pulizia, lo sgombero rifiuti, la manutenzione delle risorse naturali – fiumi, torrenti, rii, canali e laghi in primis – e, perché no, dei beni dello Stato.
Per un probabile abbassamento dei costi a carico della spesa governativa, per miglioramento sociale, economico, naturalistico, paesaggistico, strutturale della cosa e del servizio pubblico in favore dei cittadini.
A cura di Matteo Selleri editorialista – Foto Imagoeconomica