Mi ha lasciato un amico che per oltre 30 anni ha frequentato ogni estate la casa di papà. E pensare che per la sua nobile altezza lo avevo sempre considerato immortale, pieno di vita infinita. Invece no, anche gli Dei hanno un trapasso e se na vanno in modo solitario lasciando questa terra. Credo che sia la forza dello spirito o meglio dell’anima.
Bruno Pizzul, storica voce del giornalismo sportivo italiano e mondiale è volato al cielo vestito d’azzurro. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni.
Di Pizzul ricordo una curiosità: non aveva mai preso la patente, spesso si spostava in bicicletta e quando arrivava in Romagna per le meritate vacanze con sua moglie Maria, papà lo andava sempre a prendere alla stazione di Bologna, tra di loro era nata una adamantina amicizia che rasentava il sapore della fratellanza! Una storia infinita nata per caso, dal suo primo articolo celebrativo su “Forza Cesena” e poi l’onore indescrivibile della sua prefazione nel libro dalla Barleda a Magdeburgo – autore Claudio Casadei (Manin), le gesta sul grande Cesena di Pippo Marchioro che arrivò in Coppa UEFA. Era pura passione di un calcio che non esiste più.
E, per celebrare questo evento sportivo, mio padre dove era nato, a Sant’Agata Feltria, sul Montefeltro, ideò la partita del cuore con tanti calciatori bianconeri, ma anche con la presenza di Bruno Pizzul, Azeglio Vicini, Giorgio Martino, Gianfranco De Laurentis, Vittorio Calbucci (Nostro fotoreporter per decenni), Giampiero Ceccarelli, Pier Luigi Cera, contro la rappresentativa locale. Lo stadio era pieno come non lo era mai stato e la partita vinta dalla formazione che vestiva la maglia granata (il babbo dopo il Cesena era sostenitore pure del Torino) con la testata di Forza Cesena sovrastampata sul petto venne accolta con un lunghissimo applauso e la richiesta di migliaia di autografi. Tutto il paese marchigiano ai confini con la Romagna era in festa.

Chi era Bruno Pizzul – Nato a Udine l’8 marzo del 1938. Era Laureato in giurisprudenza, insegnò materie letterarie nelle scuole medie prima dell’assunzione in Rai per concorso. Bruno venne assunto nel 1969 e l’anno seguente commentò la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia). Dalla Coppa del Mondo del 1986 è diventato la voce delle partite della Nazionale ed è stato il telecronista delle gare degli Azzurri in occasione di cinque Campionati del Mondo e quattro Campionati Europei, congedandosi nell’agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1). Alle telecronache ha affiancato anche la conduzione di Domenica Sprint e poi della Domenica Sportiva.
La sobrietà era il suo marchio di fabbrica. In una recente intervista aveva detto: “I telecronisti di oggi sono bravi, ma parlano troppo”. Pizzul non amava i toni concitati sia nelle cronache – anche a due voci, di cui è stato pioniere persino nelle analisi.
Amava il calcio e lo aveva anche praticato con discreti risultati, prima nella squadra parrocchiale di Cormons, la Cormonese, poi nella Pro Gorizia, alternando studio e attività sportiva. Divenuto calciatore professionista, fu ingaggiato dal Catania nel 1958. Giocò anche nell’Ischia, Udinese e Sassari Torres, ma la sua carriera sportiva finì presto a causa di un infortunio al ginocchio.
La prima vittoria da lui annunciata in diretta ai telespettatori di una squadra italiana in una finale di coppa europea fu, invece, quella del Milan in Coppa delle Coppe ai danni del Leeds Utd, a Salonicco il 16 maggio 1973, mentre la finale della stessa competizione del 1999 tra Lazio e Maiorca al Villa Park di Birmingham e quella di Coppa UEFA dello stesso anno tra Parma e Olympique Marsiglia giocata allo Stadio Lužniki di Mosca furono le ultime vittorie di squadre italiane nelle competizioni europee da lui raccontate.
Il 29 maggio 1985 era il commentatore TV della finale della Coppa dei Campioni quando ci fu la strage dell’Heysel. Disse: “È stata la telecronaca che non avrei mai voluto fare. Non tanto per un discorso di difficoltà di comunicazione giornalistica, ma perché ho dovuto raccontare delle cose che non sono accettabili proprio a livello umano”.
Per me, ma credo per molti è stato un maestro assoluto che mai dimenticherò, è stato un grande uomo e l’incarnazione del giornalismo sportivo. Con la sua voce è stato al fianco di intere generazioni di appassionati di calcio in tutti i momenti di passione che solo l’amore per lo sport è capace di regalare.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci