DIRITTO A VIVERE
Il tema del diritto alla vita e alla morte è profondamente complesso e tocca questioni etiche, filosofiche, religiose e giuridiche. La tua posizione si basa su un principio di sacralità della vita: se non ce la siamo data da soli, non abbiamo il diritto di toglierla. È un punto di vista che riflette una visione spirituale e un grande rispetto per l’esistenza umana. Accompagnare e assistere un malato terminale significa riconoscere la sua dignità fino all’ultimo istante, alleviando il dolore senza anticipare la fine. È un approccio che pone al centro la compassione e l’amore per chi soffre, senza ricorrere a scorciatoie che potrebbero portare a derive pericolose.

La paura che una scelta individuale possa aprire a una mentalità più ampia di svalutazione della vita è fondata e spesso sollevata nel dibattito sull’eutanasia. D’altro canto, chi sostiene il diritto a decidere sulla propria morte lo fa in nome della libertà individuale e della dignità personale. Il confronto tra queste due visioni è delicato e senza risposte assolute. Ma ciò che è certo è che chi soffre non deve essere lasciato solo: la cura, la vicinanza e il sostegno umano restano fondamentali, indipendentemente dalle scelte che ciascuno compie.

LA VITA FAMILIARE
Un tempo, il pasto era un momento sacro di incontro, dove il cibo e le parole si intrecciavano, creando legami profondi. Oggi, la tecnologia ha introdotto una frattura: ognuno è connesso con il mondo, ma spesso scollegato da chi ha accanto.
La chiusura non riguarda solo i giovani, come giustamente constatiamo , ma anche noi adulti, che ci lasciamo assorbire dagli schermi e dalle distrazioni digitali. Il dialogo in famiglia non si è spento del tutto, ma è diventato più frammentato, più faticoso da mantenere. Tornare indietro in alcuni aspetti, riscoprire il valore dello stare insieme senza interferenze, sarebbe una scelta preziosa, non una regressione.

Essere genitori oggi è complesso perché il mondo cambia a una velocità mai vista prima, e le nuove dinamiche ci colgono impreparati. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di darle un posto giusto, senza permetterle di soffocare la comunicazione autentica. Forse la soluzione sta in piccoli gesti: spegnere i telefoni a tavola, riscoprire il piacere di una passeggiata insieme, dare il buon esempio mostrando interesse e ascolto vero. Nonostante le difficoltà, la famiglia può ancora essere il luogo privilegiato dello scambio e della crescita. Forse serve solo un po’ più di consapevolezza e il coraggio di fare scelte controcorrente.

A cura di Paolo Gabellini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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