Chi c’era a Commezzadura, sede di partenza della tappa numero diciassette del Giro d’Italia, sotto il cappellino con le quattro maglie che contraddistinguono i primi delle rispettive classifiche? 

Ci si potrebbe aspettare un bimbo o, al massimo, un ragazzino, di quelli che tutti i giorni arrivano con insegnanti e personale delle scuole ad assistere alla corsa rosa, ed invece, lo si intravede nella foto, c’è un signore con i capelli grigi, anche lui arrivato per salutare la partenza di una nuova tappa, anche lui appassionato delle due ruote.

Quanta gente abbiamo visto sulle strade del Giro, quanta gente festante alla partenze o sui rettifili d’arrivo; tantissima gente, nonostante il tempo abbia spessissimo riservato acqua a catinelle per tutti, ciclisti o pubblico che fosse, in salita ed in pianura.

La gente è il bello di questo sport, ad applaudire, a tifare, a colorare ulteriormente una carovana già fantastica in tutti i suoi aspetti, e non c’è brutto tempo che tenga, doping che allontani, perché la fatica di questi ragazzi la vedi, a volte puoi persino toccarla tanto è palpabile.

Il ciclismo è fatica, tanta e dura, e forse questo è il motivo che smuove tutta questa gente; te ne accorgi percorrendo le strade del Giro, prima del passaggio dei corridori o, magari, salendo sul Mortirolo, il giorno prima della gara, lungo questa stradina stretta che sale come una mulattiera tra tornanti con pioggia e nebbia che non vedi a dieci metri, il freddo che punge, ma ci sono già migliaia di persone accampate appena c’è un prato o una piazzola dove parcheggiare il camper o l’auto, ad aspettare i corridori per altre ventiquattro ore e se non c’è più posto lungo l’ascesa, c’è sempre la picchiata che porta verso il traguardo, dove Nibali e compagni ti passeranno davanti a velocità folle, scomparendo dalla vista in un battito di ciglia.

Bello il Giro d’Italia e bella la sua gente, chi gareggia, chi fa parte della enorme carovana e chi è lì per tifare, con un applauso per tutti, al di là delle preferenze, perché fatica la fanno tutti, allo stesso modo, dalla maglia rosa all’ultimo in classifica.

Foto e articolo di Patrizia Ferro

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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