Nel secolo scorso, la contrapposizione tra destra e sinistra si caratterizzava per una netta discrepanza ideologica, una divisione quasi manichea che si rifletteva nell’immaginario collettivo.
La sinistra era, in larga parte, l’incarnazione delle istanze proletarie, al servizio dei lavoratori, dell’uguaglianza sociale, dei diritti civili (Partito Socialista Italiano, Partito Socialdemocratico, Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, Gruppo del Manifesto…). Un movimento che resisteva all’autoritarismo e al capitalismo spietato. La destra, d’altro canto, si mostrava guardiana di tradizioni consolidate, promotrice del libero mercato e spesso legata a una visione conservatrice della società.
Oggi, invece, sebbene i settori di appartenenza siano rimasti sostanzialmente gli stessi, le definizioni si sono fatte più sfumate. La sinistra contemporanea ha spesso rinunciato alle sue radici classiste per abbracciare una sorta di progressismo che si rivela in battaglie su questioni ambientali o identitarie. Mentre il concetto di uguaglianza sociale è diventato più complesso – ci si batte non solo per diritti economici ma anche per diritti culturali ed esistenziali – la figura del proletariato è stata in gran parte sostituita da un’accoppiata sinistra-ambientalismo.
Dall’altro lato troviamo la destra odierna che ha subito un’evoluzione significativa: sebbene continui a propugnare l’attuazione di politiche economiche liberiste (spesso scambiate per sviluppo), alimenta anche paure legate all’immigrazione e alla globalizzazione, cavalcando sentimenti nazionalistici.
La sua forma più estrema si manifesta in movimenti populisti che utilizzano il linguaggio diretto delle masse replicando un approccio demagogico.

In questo travagliato scenario politico degli ultimi decenni emergono nuove fratture: il divario economico tra nord e sud del mondo ha dato vita a nuove narrazioni ideologiche. L’elettorato è sempre più volatile; social network come strumenti chiave nella diffusione delle idee hanno disintegrato le tradizionali strutture comunicative dei partiti politici.
Un altro elemento fondamentale da considerare è l’effetto delle crisi globali – dalla crisi finanziaria del 2008 alla pandemia di Covid-19 – che hanno messo a nudo le fragilità delle politiche pubbliche. Davanti ad emergenze epocali è emersa una nuova destra pronta ad avvolgersi nel manto della sicurezza nazionale mentre la sinistra fatica a riaffermarsi come forza coesa capace di proporre un’alternativa radicale alle sue storiche controparti.
E così il gioco dello scacchiere politico continua: ideologie storicamente forti ora sembrano sgretolarsi sotto i colpi dell’incertezza sociale; ovvio non vi sia più spazio per gli schemi rigidi precedenti; piuttosto ci troviamo immersi in una realtà liquida dove i confini tra destra e sinistra sono meno definiti ma altrettanto laceranti.
In sostanza e sempre secondo il mio modesto parere, mentre una volta era chiaro chi stesse da quale parte della barricata oggi ci ritroviamo a discutere valori eterei su cui edificare nuove alleanze o dichiarare guerre simboliche in un panorama quotidianamente mutante.
È nei corpi sociali intossicati da paura e insoddisfazione che continua a serpeggiare la ricerca d’identità politica vera; e questo porta ad un avanzare dello spettro nostalgico di ciò che furono i grandi ideali; rimanendo sempre vigili di fronte ai richiami tanto seducenti quanto amniotici dell’ideale unitario.
“Destra Sinistra” è un testo composto nel 1994 da Giorgio Gaber assieme all’amico e storico collaboratore Sandro Luporini, e interpretato dallo stesso Gaber, che per i più giovani e qualche smemorato, ha sempre utilizzato la sua musica e il suo teatro per analizzare la società italiana e le sue contraddizioni, ebbene se riscritto per adattarlo ai tempi d’oggi, questo testo potrebbe sottolineare come, in Italia, le differenze tra destra e centrosinistra siano diventate sempre più sfumate, evidenziando come entrambi gli schieramenti, a volte, si trovino d’accordo su questioni fondamentali come il potere economico e le dinamiche sociali.
I due autori, potrebbero anche riflettere sulle nuove forme di populismo e sui cambiamenti nelle ideologie, suggerendo che la politica attuale spesso non rappresenta più le istanze genuinamente sociali, ma piuttosto interessi personali e di gruppo. Gaber e Luporini amavano mettere in discussione le convenzioni e potrebbero quindi invitare a una riflessione più profonda sulle vere motivazioni dietro le scelte politiche, sottolineando la necessità di un impegno civico autentico al di là delle etichette tradizionali.
Infine, potrebbero concludere con la loro tipica ironia, suggerendo che, in fin dei conti, le divisioni tra destra e centrosinistra sono più un gioco di parole che una vera rappresentazione della complessità della vita sociale e politica. O no?
A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto ImagoEconomica