Cartellino nero contro le violenze ai direttori di gara. Il calcio italiano di questo passo rischia di fermarsi. Le tante aggressioni, con referti medici e giorni di prognosi, allontanano, di fatto, i giovani fischietti.

Tra il 2022 e il 2024 sono stati 870 gli episodi di violenza contro gli arbitri (342 nella stagione 2022-2023 e 528 in quella successiva), con 978 giorni di prognosi. 89 le tentate violenze. Nei campionati regionali sono state 579 le violenze commesse con 699 giorni di prognosi; 282 nei campionati giovanili con 250 giorni di prognosi. 257 i casi di violenza fisica (180 gravi) e 62 di violenza morale.

Nella stagione in corso sono stati registrati 195 episodi di violenza con 61 giorni di prognosi. Il 90% delle violenze è commesso da tesserati individuati tra calciatori e dirigenti/allenatori. Il calcio s’interroga e comincia a percorrere strade sinora inesplorate anche a livello europeo. Nelle scorse settimane il calcio si è fermato nella regione Lazio. Niente partite dalla categoria Eccellenza fino ai Giovanissimi, perché ha “vinto” la follia.

Infatti, a livello territoriale, il Lazio ha il triste primato in classifica dei fatti violenti con 109 episodi; seguito da Sicilia (98); Lombardia (97); Toscana (86) e Piemonte (83). I dati sono preoccupanti, difficili da raccontare se è vero che sono stati quasi mille i giorni di prognosi in ventiquattro mesi e già sessantuno da agosto a oggi. I più giovani scappano dalle sezioni o, meglio, ci entrano con un carico di paure che non dovrebbe trovare spazio se non nel timore naturale del debutto. Basta accompagnare i nostri ragazzi in ospedale, mentre i genitori piangono impauriti. Gli episodi sono tanti, uno per tutti. A Natale di un anno fa un giovane arbitro di diciotto anni fu aggredito per vendetta.

Dopo un “rosso” durante una partita Juniores in provincia di Catania, a fine gara il giocatore espulso ha pensato bene di vendicarsi con un pugno alle spalle dell’arbitro. Pugno che ha provocato al fischietto la quasi perdita di un rene a causa di un’emorragia. Il punto di non ritorno mette i brividi, la violenza ha preso in ostaggio il mondo dei direttori di gara come non mai. Pugno duro dunque da parte della Federcalcio. Lo sputo è stato equiparato alla condotta violenta con una sanzione minima di due anni di squalifica, così come da due a quattro anni di stop o inibizione è stata portata la pena quando c’è un referto medico. Pugno che spesso sfuma nei passaggi davanti ai giudici o alle corti sportive.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Redazione

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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