L’ex Presidente della giunta regionale Emilia-Romagna, ora Europarlamentare, Stefano Bonaccini, ritiene opportuno sentenziare in merito alla carica del Ministro Raffaele Fitto, proposto alla Vice presidenza esecutiva della Commissione europea nell’ambito del Consiglio UE, in una intervista con “Repubblica” e afferma:
La prima questione è sempre di merito, vale per Fitto come per tutti i commissari: quel che vengono a dire in Commissione. In questo caso si è posto però anche un problema politico, come segnalato dal nostro capodelegazione Zingaretti: Fitto appartiene a un partito che a Bruxelles è all’opposizione ed è indicato da un governo la cui maggioranza è di segno opposto a quella che nel Parlamento europeo sostiene Ursula von der Leyen. Su questo è la presidente a dover dare garanzie e a pretendere coerenza dal Ppe: il voto a Fitto non può determinare in alcun modo un cambiamento della maggioranza al Parlamento“.
Pur avendo soppesato le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in merito a tale “fatto” che ritine importante per il paese, aggiunge:
Il nostro capo dello Stato non mette mai in difficoltà chi è leale alla Costituzione, attento all’interesse generale e al bene comune. Come ho detto, spetta al Ppe e a von der Leyen risolvere la contraddizione che si è aperta. La famiglia dei Socialisti e dei Democratici, al pari di altre in maggioranza è molto preoccupata che non vengano rispettati gli impegni condivisi. Su questo, ci aspettiamo coerenza tanto dalla Commissione quanto dal Ppe. Strizzare l’occhio ai sovranisti significa danneggiare l’Europa e la Commissione chiamata a guidarla. Siamo al primo passo, se uno lo sbaglia si apre un problema enorme. E noi lavoriamo perché non accada. Il problema per il Pd non è mai stato Fitto in sé o le deleghe che von der Leyen gli ha attribuito, peraltro meno importanti di quelle che aveva Gentiloni. Al contrario, noi pretendiamo chiarezza rispetto agli impegni assunti. E che la destra di Ecr resti fuori dalla maggioranza che sostiene la Commissione. Non si può governare l’Europa con chi la vuole indebolire. Altrimenti quella maggioranza non c’è più. Con Fitto ho lavorato bene negli anni passati: non solo non ho pregiudizi personali, ma spero anzi che aiuti il governo italiano ad abbandonare posizioni che fanno male all’Italia. L’Europa la conosce e sa quanto sia importante per l’Italia: se riesce a spiegarlo a Fratelli d’Italia e alla Lega sono il primo ad esserne felice. Se mai Fitto passasse con i voti dei conservatori, dei neonazisti di Afd e magari anche dei Patrioti di Le Pen e Salvini in alternativa a quelli del Pse, la nuova Commissione finirebbe prima ancor di partire. Ma sarebbe un tragico errore e sono fiducioso che non lo vogliano né la presidente von der Leyen né il Ppe che se mai pensasse di poter votare contro una commissaria del Pse a favore di un commissario di Ecr, allora è meglio che dica subito che ha cambiato idea e programma e che quindi non vuole più questa maggioranza e questa Commissione. Mi si permetta di aggiungere una cosa: io capisco che c’è uno scontro duro in Spagna, ma la strumentalità degli attacchi a Ribeira per l’alluvione a Valencia l’ho vista solo, a parti invertite, da parte del governo italiano verso la regione Emilia-Romagna con l’alluvione. Se il Ppe crede di poter scaricare le proprie contraddizioni sul Parlamento europeo, allora viene meno ai propri impegni e tradisce anche la sua vocazione europeista. Per superare lo stallo si sta cercando un accordo, restano tuttavia degli ostacoli che si possono risolvere con un voto favorevole a Ribeira, che è in maggioranza, e una presa di posizione chiara del Ppe e di von der Leyen sul perimetro della maggioranza. Se il Ppe pensa di poter fare la politica dei due forni si sbaglia di grosso. Aggiungo un avvertimento: attenti a scherzare con la tigre, pensate di poter usare l’estrema destra e non vi rendete conto che verrete snaturati e poi svuotati perché tra l’originale e la fotocopia gli elettori scelgono sempre l’originale. Inoltre ho votato la Von der Leyen convintamente, al pari dei miei colleghi. Resto fiducioso che possa prevalere il senso di responsabilità da parte di tutti. Per quanto ci riguarda noi lavoriamo per unire e non per dividere e bloccare, come stanno facendo altri. L’orchestra funziona se ciascuno fa la sua parte. Altrimenti tutti se la prendono col direttore“.
Intervista ripresa da “Italpresse”
 
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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