Il porno non ha più una funzione come una volta. A dichiararlo non è un nostalgico frequentatore di sale a luci rosse, ma due personaggi apparente agli anni andati: una è molto vicina al mondo cattolico e l’altro è il re del porno. Una è il ministro della famiglia Eugenia Roccella e l’altro è Rocco Siffredi, imprenditore e conoscitore di tutto il mondo che ruota intorno al porno.
Perché non c’è altro modo per dirlo: il tanto stigmatizzato cinema erotico degli anni ’70 che con le varie Giovannona coscialunga e le dottoresse con i colonnelli che popolavano i sogni degli adolescenti era acqua fresca in confronto a quello cui sono esposti 24 ore su 24 in qualunque luogo bambini e ragazzini di ogni età. Nel mondo del porno c’è una corsa all’estremo così precipitosa che quello degli albori appare ormai lontano anni luce e le conseguenze sull’educazione sessuale dei giovanissimi – è su questo che Siffredi e Roccella sono d’accodo – sono drammatiche.
“C’è una pornografia che è molto cambiata ed èsempre più violenta e umiliante nei confronti delle donne” dice il ministro in un’intervista a QN e “c’è un’esposizione precoce a questi contenuti che le nuove tecnologie facilitano: basti pensare che l’età media del primo accesso al porno è stimata in sette anni“.
A cura di Elena Giulianelli – Foto Imagoeconomica