Tanti problemi e altrettante lacune affliggono la sanità italiana. Secondo una ricerca del Censis Rbm Assicurazione Salute presentata a Roma al VI “Welfare Day”, ben 11 milioni di persone, quest’anno, hanno rinunciato alle cure mediche perché non potevano permettersele.
Un dato drammatico, in rapida ascesa: erano 9 milioni, nel 2012, gli italiani che avevano dovuto rinviare o rinunciare alle prestazioni sanitarie.
Se da un lato c’è chi rinuncia a curarsi per mancanza di soldi, dall’altro chi ha i soldi necessari non si rivolge alla sanità pubblica, bensì a quella privata. Sempre secondo la ricerca del Censis, il boom della spesa sanitaria privata nel 2015 è salito a 34,5 miliardi di euro, con un aumento reale di +3,2% rispetto al 2013, praticamente il doppio della spesa totale per consumi.
Ma per quale motivo si ricorre preferibilmente alla sanità privata? Non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo: la sanità pubblica è “afflitta” da un problema che pare insormontabile, ovvero la lunghezza estenuante delle liste d’attesa. Almeno il 72,6% delle persone asserisce che siano insostenibili.
E’ questa la ragione che più di ogni altra spiega perché i cittadini si rivolgano ad una struttura privata; seguono poi anche ragioni di comodità legate agli orari lunghi o all’apertura nel weekend o alla contrazione della matrice di prestazioni offerte nel servizio sanitario pubblico.